Martina segretario a tempo. Renzi: Perderete il congresso. Zingaretti: Pd nuovo

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Accordo raggiunto nel Pd. Martina Segretario per traghettare il Partito al Congresso che si terrà a febbario. Zingaretti: sono candidato. Renzi: Perderete di nuovo. La replica del governatore: Pd nuovo, capace di ascoltare che è ciò che Matteo non sa fare

L’accordo c’è. Il Congresso con cui eleggere il nuovo Segretario nazionale del Partito Democratico verrà convocato prima delle elezioni Europee. Significa che entro il mese di febbraio il Pd avrà la sua nuova guida. E la sua nuova identità politica.

È il punto centrale contenuto nell’ordine del giorno unitario che l’Assemblea del Pd ha votato questo pomeriggio. Nel frattempo, Maurizio Martina è stato eletto segretario con sette voti contrari e tredici astenuti. Traghetterà il Partito al congresso di febbraio.

 

Renzi: “Riperderete il congresso”

Il primo a prendere la parola nell’Assemblea Nazionale è stato il segretario uscente, Matteo Renzi. Non ha perso l’occasione per ricordare quale sia il suo carattere. Infatti, alla fine del suo discorso ha attaccato la platea. Dicendo: «Smettiamola di considerare nemici quelli accanto a noi. Ci rivedremo al congresso, riperderete il congresso e il giorno dopo tornerete ad attaccare chi ha vinto».

 

Zingaretti: “Il Pd tornerà a vincere”

Nicola Zingaretti è in fondo alla sala dell’Ergife in cui si tiene l’assemblea. Sta appoggiato allo stipite della porta d’ingresso, con le mani continuamente a smanettare il cellulare e gli occhi che ogni tanto si sollevano a guardare verso il palco.

L’uscita del segretario e la sua profezia, infiammano la sala. I renziani applaudono e osannano. Paolo Gentiloni resta immobile e non muove nemmeno un capello, Marco Minniti ogni tanto applaude, forse più per educazione che per convinzione.

«Ho gia’ detto che saro’ in campo» per la segreteria del Pd, conferma Nicola Zingaretti rispondendo ai giornalisti.

«Ce la faremo se tutti ci assumiamo le nostre responsabilità. Dobbiamo entrare in un tempo in cui sono importanti tutti, non a parole e con pacche sulle spalle: militanti, sindaci, assessori, un rapporto di comunità in cui tutti si sentono importanti. Bisogna dare all’Italia un segnale di cambiamento e di riaggregazione».

Il governatore del Lazio sa che sarà una battaglia lunga, difficile, da combattere in ogni piazza ed in ogni Sezione. «Se ce la farò posso promettere che la strada sarà lunga, ma combatteremo in ogni angolo d’Italia contro una deriva di questo governo contro gli italiani e alla fine torneremo a vincere, se ci crediamo tutti e ci mettiamo l’anima. Abbiamo perso le politiche per motivi chiari, ma c’è anche chi facendo politiche diverse è riuscito a vincere».

Il riferimento è alla sua vittoria elettorale nello scorso mese di marzo: la conferma alla guida della Regione Lazio mentre il Pd franava in tutta l’Italia.

 

“Costruire una strada nuova”

Nicola Zingaretti poi aggiunge che «Il Pd c’è, è in campo. Ora dobbiamo costruire una strada nuova e predisporci all’ascolto di quelli che vogliono dare una mano senza arroganza a senza chiusura».

Tra le file di Matteo Renzi dicono che il governatore del Lazio voglia tornare all’epoca dei Democratici di Sinistra, prima della fusione con la Margherita dalla quale nacque il Partito Democratico.

Zingaretti bolla quelle affermazioni come «Caricature di chi non ha argomenti». Spiega che «Non si può andare avanti così, non si può tornare indietro con ricette del passato, siamo chiamati tutti a costruire una nuova strada per salvare e dare un futuro all’Italia. Sono ottimista: vinceremo questa sfida. Mettere in campo un nuovo Partito aperto alla società è’ esattamente quello che la stragrande maggioranza degli italiani si aspetta».

Poi arrivano le risposte ai concetti renziani. «Dobbiamo smetterla di pensare che tutto ciò che non è Pd sono i nemici del Pd. C’è il Pd e possono esistere anche gli alleati di questo grandissimo Partito» ha detto Nicola Zingaretti.

 

“Orgoglio non è presunzione”

«Non dobbiamo confondere l’orgoglio di Partito con la presunzione di Partito. Dobbiamo mettere in campo una grande proposta politica e chiamare tutti a costruire un’alternativa. In questo non c’è nulla di antico. Noi dobbiamo proporre a questo Paese un’innovazione giusta, che crea giustizia».

Gli domandano cosa lo abbia colpito di più nell’intervento del segretario uscente. Se sia stato qualche contenuto in particolare oppure la profezia di una nuova sconfitta.

«A me quello che piú mi ha colpito dell’intervento di Matteo e un po’ anche mi è dispiaciuto è che alla fine non si predispone mai all’ascolto degli altri, delle ragioni degli altri. Per un leader è un grandissimo limite».