E Marzi tuonò: «Finitela con le menzogne»

Il candidato sindaco del campo largo di centrosinistra, circondato dalla sua squadra, inaugura il comitato elettorale vicino alla “sua” Villa comunale. Tuona contro le opere rivendicate dal centrodestra: Stadio, Palazzo comunale e Parco Matusa. Con tanto di applauso sarcastico al primo anno senza ascensore inclinato. Non li nomina nemmeno Ottaviani e Mastrangeli

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

«Costoro devono farla finita con le menzogne. Ho i documenti per farli tacere». Parole esclamate, “forte e chiaro” come lo slogan, da Domenico Marzi: candidato sindaco del campo largo di centrosinistra. Lo ha fatto nel corso dell’inaugurazione del suo comitato elettorale per le Amministrative 2022 di Frosinone. Con lui l’intera squadra che lo sostiene: «A pensare che un mese e mezzo fa eravamo quattro amici al bar, ma non cantavamo quella canzone perché c’è quello che poi resta solo», ha detto l’ex sindaco in carica tra il 1998 e il 2007. (Leggi qui La finta indolenza di Marzi).

Non è rimasto solo Marzi: c’è quasi tutto l’arco progressista che va dal Movimento 5 Stelle a Italia Viva passando per il perno Pd. «Siamo pronti a ribaltare la situazione e dimostrare che chi sa governare sa farlo senza arrampicarsi sulle corde viscide». Ce l’ha con quelli del centrodestra, con cui si stanno sgomitando da settimane. Ma il già due volte Primo Cittadino, pur riferendosi a loro, non li nomina neanche.

Il taglio del nastro al Comitato Elettorale Marzi

Non ha menzionato esplicitamente né il sindaco uscente Nicola Ottaviani, coordinatore provinciale della Lega, né tantomeno il suo principale competitor: Riccardo Mastrangeli, per dieci anni assessore alle Finanze, con tanto di cavallo di battaglia nell’azzeramento del deficit e dei debiti fuori bilancio. Lo ha chiamato prima “contraddittore” e poi, prendendo nettamente le distanze dai suoi modi, «quel signore con una violenza povera dal punto di vista dialettico».

Non sono mancati neanche i botta e risposta infuocati con l’assessora al Centro Storico Rossella Testa, già candidata alle “Primarie della Città”. Mastrangeli, quando ha inaugurato il suo di comitato (in via Aldo Moro numero 312), lo ha proprio rivendicato di non essere esclusivamente il candidato del centrodestra ma di tutta la Città: viste le liste civiche trasversali che lo supportano.

Prima di tutto “grazie alla squadra”

La coalizione a sostegno di Domenico Marzi

Marzi ha innanzitutto rivolto un plauso alla sua squadra: «Ritengo doveroso esprimere un ringraziamento sentito a tutti coloro che hanno contribuito affinché si potesse creare in un lasso di tempo contenuto un esempio di efficienza, forza, compattezza e capacità di raggiungere il risultato».  

C’erano tutti. Per il Partito democratico, tra gli altri, i consiglieri regionali Mauro Buschini e Sara Battisti, il leader provinciale Francesco De Angelis, il segretario provinciale Luca Fantini, la presidente provinciale e commissaria cittadina Stefania Martini, nonché il presidente della Provincia Antonio Pompeo. E poi il capogruppo uscente Angelo Pizzutelli e la ciliegina sulla torta: l’ex sindaco Michele Marini, già vice di Marzi, senza più le ruggini del passato, con la sua lista civica pronta ad accogliere Demos.

Accanto a Marzi anche tutti gli altri principali alleati: Gianfranco e Stefano Pizzutelli, leader del Polo Civico e Frosinone in Comune; la coordinatrice provinciale di Italia Viva Valentina Calcagni; il consigliere provinciale Luigi Vacana, organizzatore della Piattaforma Civica Ecologista assieme al professor Biagio Cacciola; Gianmarco Capogna, esponente di Possibile e portavoce nazionale Lgbti+. A completare il quadro i Cinque Stelle, coordinati in città direttamente dalla sottosegretaria ciociara Ilaria Fontana, nonché Europa Verde e Articolo 1.   

Marzi sbrocca per «le menzogne»

Il candidato sindaco Marzi

Oggi, dopo «tante fesserie», Marzi ha messo da parte la sua aplomb stile british. Ed ha sbroccato. Con un affronto finale: «Li aspetto uno per uno per verificare come si amministra la Città di Frosinone e come non è stata amministrata per dieci anni». La sfida, tra repliche a tono e battute velenose, è stata lanciata dal comitato elettorale di via Tommaso Landolfi numero 16.  Immancabilmente vicino a una delle sue opere da sindaco: la Villa comunale. Contrapposta al Parco Matusa, il verde del centrodestra.

Quali sono le menzogne secondo Marzi? I fiori all’occhiello della doppia Amministrazione Ottaviani a cui Mastrangeli vorrebbe dare continuità: il risanamento dei conti, lo Stadio, il comunale Palazzo Munari e il Parco Matusa. Ha avuto da ridire su tutto, inviperito da chi accusa il centrosinistra di aver consegnato al centrodestra dieci anni fa un Capoluogo indebitato invano.

La prima replica, senza citarlo, è proprio per il candidato sindaco di centrodestra: «Trovo risibile, e lo dico con un sorriso onesto nei loro confronti, la condotta di chi non fa altro che parlare di presunti errori di quindici anni or sono. Significa non conoscere il funzionamento della macchina amministrativa. Però a questo signore che tanto costantemente, con questa violenza povera dal punto di vista dialettico, non fa altro che dire che noi avremmo lasciato debiti, chiedo: “Ma se li avessimo lasciati e non fossero connessi a un fine pubblico, come mai la Corte dei Conti non ci ha chiamato a rispondere di azioni illegittime o irregolari?”».

Lo Stadio? “Lo ha fatto Stirpe”

Maurizio Stirpe, patron del Frosinone Calcio e vicepresidente di Confindustria

Marzi non accetta che il centrodestra uscente faccia proprie alcune grandi opere che, a detta sua, sono dovute esclusivamente a meriti altrui o ereditate. Parte dallo Stadio comunale “Benito Stirpe”: il tempio del Frosinone Calcio. «Hanno detto che lo hanno fatto loro – ha sferzato MarziPenso che se fosse qui vicino a me il presidente Maurizio Stirpe, incomincerebbe a saltare come un grillo. Direbbe che sono venticinque anni che sta nel mondo del calcio. A lui noi tutti dobbiamo un vivo ringraziamento».

Marzi ha lamentato che l’amministrazione Ottaviani avrebbe investito inutilmente tre se non quattro milioni di euro per la compartecipazione alle spese di realizzazione dello Stadio di viale Olimpia. Togliendoli, tra l’altro, da altri capitoli di bilancio. «Il Comune, anche per cogliere il momento – ha accusato il candidato del centrosinistra – ha deciso di togliere denari da alcune opere pubbliche e conferirli lì. Ma pensate davvero che al presidente Stirpe, che ha quella potenza economica e imprenditoriale, potessero mancare tre o quattro milioni di euro? Ora mancano alla Città di Frosinone perché le opere previste inizialmente non sono state realizzate».

Non si può dire che siano proprio bruscolini. Ma, per Marzi, «sarebbe bastata una concessione dello Stadio al Frosinone per cinquanta anziché trenta anni per evitare di sprecare risorse pubbliche». Per inciso: Marzi ha anche ricordato di quando andò a vedere la trasferta a Melfi del Frosinone, «con gol di Ciro De Cesare», l’inizio del volo verso il calcio che conta. «Perché io non andavo e non vado allo stadio per prendere gli applausi e il consenso politico. A me piaceva e piace il calcio».

A buon intenditor poche parole, visto il recente incremento di presenze politiche allo Stirpe. Marzi si ricorda ancora la prodezza del Toro di Mariconda che fece nascere il Modello Frosinone. (Leggi qui Sedici anni fa il trionfo di Melfi. Nasce il modello – Frosinone).

Quel manifesto non lo regge proprio

Riccardo Mastrangeli, candidato sindaco sostenuto dal centrodestra

Marzi già non ce la fa più neanche a vedere Mastrangeli su un manifesto con su scritto: «Abbiamo realizzato il Palazzo comunale». «Un po’ di italiano lo conosco e il verbo “realizzare” significa “costruire”. Lo hanno acquistato Palazzo Munari, pagandolo con una modalità tale che crea un debito». Ovvero il rent-to-buy: si è ottenuto subito l’immobile dell’ex Banca d’Italia e si pagheranno canoni acquistandolo gradualmente.

«Ma sono contento di quel debito perché quello è un buon acquisto, ma non raccontino fesserie», ha sbottato Marzi. Per lui è «una puntuale offesa alla Città». E avrebbe voluto anche un intervento all’ormai ex sede del Comune di piazza IV Dicembre, «un palazzo semivuoto che avrebbe potuto ospitare tutti gli uffici tecnici». E poi il Parco Matusa: «È uno spazio vuoto in cui è stato lasciato cemento armato che a me non dice nulla, perché non credo che abbia quel valore architettonico che dicono loro». A ruota anche a un applauso sarcastico per il primo anniversario della chiusura dell’ascensore inclinato: nato male, come sostiene il centrodestra, e finito in disgrazia.

In conclusione un’altra nota di sarcasmo: «Lì c’era il tableau luminoso che contava i giorni che mancavano all’inaugurazione – ha detto Marzi – Ne metteremo uno anche noi. Mancano 55 giorni alla fine dello scempio amministrativo a Frosinone, alla consegna della Città a una dialettica costruttiva». Eccetto qualche sbroccata che, «dopo tante menzogne dette da costoro», non si è proprio tenuto.