Mascarello e burocrazia, se ci vogliono dieci anni per un ponte

Dieci anni per rifare il ponte Mascarello. E mettere fine ad anni di isolamento dell'area di Foce Verde.

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

Un passo in avanti decisivo verso il nuovo ponte sul fosso Moscarello. Il commissario del Comune di Latina Carmine Valente ha approvato il documento Comune – Sogin la Società di gestione degli impianti nucleari, che finanzierà l’intervento. Prevede la demolizione e successiva ricostruzione del ponte.

Un atto che rappresenta il primo passo per l’inizio dei lavori e che pone fine ad anni di isolamento dell’area di Foce Verde.

Il passaggio critico

È pericolante il ponte che oggi scorre sul fosso Mascarello a Foce Verde, ovvero il canale delle Acque Alte, più noto con il soprannome di “Canale Mussolini“, da cui trasse ispirazione anche il titolo del romanzo del premio Strega Antonio Pennacchi, sul lungomare di Latina. È chiuso completamente al transito dal 2015, mentre già dal 2011 era aperto solo a transito alternato e carichi leggeri.

L’impossibilità del passaggio di qualsiasi mezzo crea non pochi problemi di traffico. Soprattutto nel periodo estivo: il blocco infatti interrompe il collegamento del lungomare all’altezza di Foce Verde, rendendo impossibile raggiungere l’area della centrale nucleare, di Valmontorio, di Torre Astura e dei consorzi di residenze di quella zona, senza dover passare per Borgo Sabotino. Crea ingorghi e lunghe file di auto.

Una situazione resa ancora più critica negli orari di rientro dalla spiaggia, tra le 18 e le 20, delle domeniche estive. Anche chi vive a pochi metri dalla spiaggia, nei consorzi di Valmontorio, è infatti costretto a passare per il borgo per rientrare a casa.

Problemi per i diportisti

Non è solo questo il problema: il fosso Moscarello viene utilizzato dai diportisti per mettere a mare barche e gommoni con i carrelli, ma da quando è stato vietato l’accesso anche al piano sottostante il ponte, è stata eliminata questa possibilità. E, da quando sono iniziati i lavori per Rio Martino, anche questa infrastruttura portuale non è agibile.

Per non parlare del fatto che i diportisti lamentano come nel progetto di Rio Martino non sia previsto uno scivolo di alaggio sul lato del Comune di Latina, ma solo su quello di Sabaudia.

La speranza è quindi ora riposta in tempi veloci della partenza della gestione di un approdo a Rio Martino, con pontili in acqua, la cui aggiudicazione risale già a quattordici mesi fa. Altrimenti, allo stato attuale, il capoluogo non ha una discesa a mare, nonostante i quasi 20 chilometri di costa. Anche se in realtà, al Moscarello, sono in tanti i diportisti che infrangono divieti, scendendo a livello del mare e mettendo in acqua barche e gommoni sotto il ponte pericolante.

Ma ora si accelera

Ponte che infatti da anni mostra palesi segni di vetustà, da ferri esposti e arrugginiti del cemento armato a distacchi di calcinacci, tali da non aver consentito di certificare la staticità. Ponte chiuso, dunque, con traffico impazzito e da anni sul piede di guerra i diportisti, che hanno anche presentato diversi progetti alternativi al Comune.

Ma ora le cose sembrano accelerare: l’approvazione da parte del commissario del documento Comune – Sogin per la demolizione e ricostruzione è la pietra miliare di passaggio dal dibattito politico alle operazioni concrete di intervento.

Una ristrutturazione del ponte, da parte di Sogin che prende le mosse nel 2018 quando, immediatamente dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova, il Governo chiede agli enti locali una fotografia delle infrastrutture sul territorio nazionale. Ed il Comune di Latina risponde manifestando l’esigenza di rifare il ponte Moscarello; è il 2019, quando il Comune firma con Regione Lazio un primo protocollo per includere l’intervento «quale misura di compensazione e riequilibrio ambientale connesso alle operazioni di disattivazione dell’impianto nucleare sito nel Comune di Latina».

Chi paga cosa

L’accordo che formalizza l’intesa è del 2021 e già allora si prevede un costo di intervento di circa 2 milioni di euro per l’ipotesi scelta, demolizione e ricostruzione totale, tra le tre fino a quel momento avanzate. Tutto a spese di Sogin.

Il documento approvato dal commissario fissa in dettaglio gli oneri a carico delle parti: se al Comune spetteranno quelli burocratici e di autorizzazioni nonché di consegna delle aree di cantiere, a Sogin spetterà l’onere della realizzazione.

I tempi? In un paio di anni potrebbe essere pronto: alla fine, tra dibattiti e procedure, ci saranno voluti dieci anni per un ponte nuovo. Tempi italiani. Tranne che per il Polcevera.

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