La forza della tradizione nelle botti della Masseria Starnali (Nunc est bibendum)

La storia dei vini realizzati nella Masseria Starnali. Racconti di emigrazione e di sacrifici. La svolta con riscoperta della qualità e dei vigneti autoctoni. Nascono così Maresa, Santo Sano e Conte di Galluccio

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

Credetemi, mettersi in macchina di primo mattino in questi periodi dell’anno a me piace da morire. L’autunno è inoltrato ma i colori sono ancora vivi, le temperature si fanno più rigide e le strade sono ormai un tappeto di foglie secche.

Ma a guidare sono anche le mie motivazioni, la mia ricerca di storie… ed una interessante ve la voglio raccontare oggi.

Le colline sulle quali la mia automobile si sta arrampicando sono quelle ai piedi del vulcano spento di Roccamonfina, nel comune di Galluccio per la precisione. Poco più di 2000 abitanti, Galluccio è incastonato in un lembo di terra ai confini della provincia di Caserta, con le province di Frosinone e Latina in prossimità.

Paesino piccolo ma dalla tradizione vitivinicola secolare Galluccio è ricco di aziende virtuose e di qualità, una di queste è senza dubbio Masseria Starnali.

 

La Masseria Starnali

Mi accoglie in azienda la signora Maria Teresa, capofamiglia gentile e premurosa, ma dal piglio deciso e determinato. Mi fa accomodare, poggia tre bottiglie sul tavolo ed inizia la sua storia.

«Vedi figlio, io vengo da una famiglia di contadini anche se i miei genitori erano i macellai giù al paese, all’epoca c’erano pochi soldi e i clienti spesso non riuscivano nemmeno a pagare. Così i miei decisero di spostarsi con l’attività a Roma e a me mi mandarono in collegio. Nel 1965 fecero ritorno a Galluccio con un discreto gruzzoletto e riuscirono con molti sacrifici a comprare questa masseria appartenuta ad una vecchia contessa, mi hanno tolto dal collegio ed insieme abbiamo iniziato a lavorare la terra ed il bestiame…».

 

Ascoltare la signora Maria Teresa mi da un senso di conforto, rivedo le storie dei miei nonni, le storie di un dopoguerra fatto di benessere e dolcevita nelle grandi città ma di estremo sacrificio per i territori dimenticati, per i paesini che lottano, per i contadini che si spaccavano la schiena per mettere il piatto in tavola.

Nella sua voce diminuisce per un attimo quel piglio deciso e si fa spazio quel leggero groppo in gola per i ricordi dei tempi che furono.

 

E così venne il vino

«Con la terra ed il bestiame il guadagno era poco. Allora nel 1973 iniziammo a coltivare e vendere l’uva, per fare vino ma anche quella da tavola. La vera svolta arrivò negli anni ’90: all’improvviso cambiò tutto, fu come se di colpo si fossero accorti che esisteva la qualità anche nel vino. Tutto insieme la vendita dell’uva ebbe una crescita da non credere. Soprattutto si scoprivano le grandi potenzialità dei nostri vigneti. Facemmo un altro sforzo e dopo pochi anni quella che era la stalla degli animali divenne cantina dove iniziammo a vinificare. Lo scopo è stato chiaro fin da subito, fare vini in maniera totalmente naturale, senza nessun prodotto chimico, nel totale rispetto del territorio».

L’azienda oggi si presenta come se il tempo si fosse fermato. Nella sala dove ci troviamo, appese al muro ci sono tante foto antiche e la sensazione è quella di trovarsi all’epoca dei racconti di Maria Teresa. E’ una sensazione difficile da descrivere, è come se avessi la nostalgia di un tempo che non ho mai vissuto ma che sembra appartenermi.

 

I vigneti

Le vigne sono adagiate alle spalle del vulcano spento di Roccamonfina, in lontananza si scorge nitida l’Abbazia di Montecassino, dalla parte opposta, in assenza di nuvole e foschia si vede addirittura il Mar Tirreno.

I vini invece sono al passo con i tempi ma strettamente legati alla tradizione e al territorio. Masseria Starnali lavora sostanzialmente Aglianico e Falanghina e produce tre vini: Maresa, Santo Sano e Conte di Galluccio.

«Figlio, mo’ assaggiamo ‘ste tre bottiglie, sennò abbiamo parlato invano!».

La signora Maria Teresa apre le tre bottiglie, prende un tagliere ed inizia ad affettare prosciutto e copocollo: «Questa è tutta roba che facciamo noi, in maniera genuina…mangia sennò come lo butti giù il vino?».

Di certo non mi faccio pregare, non faccio complimenti e accetto volentieri la colazione…si, sono le 10 del mattino! Nunc est Bibendum dunque…

 

MARESA

Maresa è una Falanghina in purezza, annata 2017. Si presenta di un giallo dorato, dovuto alla macerazione (solo di una parte) sulle bucce per qualche giorno.

Al naso sentori floreali ed erbacei ma anche leggerissime note di frutta non troppo matura. Non chiarificato e non filtrato Maresa è un vino fresco, sapido che presenta una spiccata mineralità che rispecchia profondamente il terroir del vulcano di Roccamonfina.

Abbastanza equilibrato Maresa può abbinarsi a svariati piatti di pesce. Io l’ho provato a casa con una filetto di tonno appena scottato alle estremità, solo un goccio di olio EVO a crudo preso proprio qui a Masseria Starnali. Ebbene si anche l’olio qui è di casa e di qualità!

 

SANTO SANO

Santo sano è un prodotto molto interessante, sull’etichetta c’è scritto Aglianico ma è una percentuale piccola di Piedirosso (15%) a renderlo unico.

Abbiamo assaggiato l’annata 2012 quindi ci troviamo davanti un vino con una forte personalità. Rosso rubino intenso, al naso si presenta intenso, sentori di frutta rossa come amarena, ciliegie ma anche diversi tipi spezie come il timo o chiodi di garofano.

Spunta dopo qualche minuto anche qualche sentore etereo. In bocca è secco, abbastanza caldo e con una buona acidità. Il tannino è delicatissimo ed è buona la persistenza.

Un vino equilibrato ed armonico che ben si sposa a pietanze di carne rossa, cacciagione o classici primi della tradizione campana/laziale (tagliatelle/fettuccine al ragù, pasta al forno).

Santo Sano è un vino estremamente versatile però, dunque non lo vedrei male anche come vino da gustare con biscotti secchi, ciambelline al vino o addirittura da compagnia per un aperitivo con stuzzicheria.

Credetemi non è una bestemmia, la versatilità di questo vino ha sorpreso anche me. Intanto qui a Masseria Starnali ci mangiamo su pane e capocollo. Livelli altissimi!

 

CONTE DI GALLUCCIO

Aglianico in purezza Conte di Galluccio è un prodotto a mio avviso eccellente. Abbiamo assaggiato l’annata 2010, quindi ci troviamo di fronte ad un vino che molto probabilmente è nel pieno delle sue potenzialità.

Rosso rubino con riflessi granata, al naso si presenta complesso: confettura, frutta rossa sotto spirito, cacao, sentori tostati. In bocca è caldo, morbido e avvolgente, abbastanza fresco e sapido, tannini decisi ma gradevoli.

Bevendolo in compagnia di Maria Teresa ho avuto modo di apprezzarne le qualità ma bevendolo poi a casa ne ho scoperto tutto il potenziale. L’ho aperto e ne ho bevuto un calice dopo una ventina di minuti. Poi l’ho bevuto due giorni dopo e le sensazioni erano le stesse se non migliori. La caratteristica è un totale equilibrio tra la morbidezza e la durezza, con la presenza costante di quella piacevole mineralità che è tipica del territorio.

A casa l’ho assaggiato con un pecorino romano stagionato ma alla Masseria lo bevevo in semplicità, con pane e prosciutto di casa…è talmente bella la semplicità che la colazione è diventata un pranzo!

 

In musica

Sono contento dei vini che ho assaggiato, ma sono molto più contento della storia che ho ascoltato. Ho conosciuto una famiglia estremamente competente nel settore vitivinicolo, dei lavoratori, degli artigiani della terra. Ma come spesso scrivo in questa rubrica, quello che più importa sono le storie, i ricordi vivi, i sacrifici, il duro lavoro. I gusti sono soggettivi, gli abbinamenti ancora di più…le storie invece sono un patrimonio comune, da preservare e farne tesoro. Grazie dunque a Maria Teresa e alla sua famiglia, l’accoglienza e l’umiltà sono doni preziosi.

Consiglio di bere i vini di Masseria Starnali in tranquillità, magari a casa davanti al camino con “Violator” dei Depeche Mode in sottofondo, l’atmosfera giusta per l’inizio dell’inverno.

 

SCHEDE TECNICHE

        Conte di Galluccio

Denominazione: Galluccio Rosso D.O.C.
Uve: Aglianico 100%
Altitudine: 400/450 m slm
Tipo di suolo: argilloso – vulcanico
Sistema di allevamento: guyot
Densità di impianto: 5000 piante/ha
Resa per ettaro: 70 quintali
Epoca della raccolta: terza decade di ottobre
Fermentazione: serbatoi di acciaio
Durata della macerazione: 12/15 giorni
Fermentazione malolattica: svolta in acciaio
Affinamento: 12 mesi in botti di rovere da 400 litri
Affinamento in bottiglia: 6 mesi

 

Santo Sano

Denominazione: Roccamonfina Rosso I.G.T.
Uve: Aglianico 80% e Piedirosso
Altitudine: 350/400 m slm
Tipo di suolo: argilloso – vulcanico
Sistema di allevamento: guyot
Densità di impianto: 4000 piante/ha
Resa per ettaro: 90 quintali
Epoca della raccolta: terza decade di ottobre
Fermentazione: serbatoi di acciaio
Durata della macerazione: 8/10 giorni
Fermentazione malolattica: svolta in acciaio
Affinamento: 12 mesi in acciaio
Affinamento in bottiglia: 6 mesi

 

Maresa

Denominazione: Roccamonfina Bianco I.G.T.
Uve: Falanghina 100%
Altitudine: 350/400 m slm
Tipo di suolo: argilloso – vulcanico
Sistema di allevamento: guyot
Densità di impianto: 5000 piante/ha
Resa per ettaro: 90 quintali
Epoca della raccolta: seconda decade di ottobre
Fermentazione: serbatoi di acciaio
Temperatura di fermentazione: entro i 16 °C
Fermentazione malolattica: svolta in acciaio
Affinamento: 6 mesi in acciaio
Affinamento in bottiglia: 4 mesi

 

 

 

 

Recensione a cura di Marco Stanzione
Sommelier di Officine Sannite

 

 

IN COLLABORAZIONE CON I SOMMELIER DI