Sterminator Renzi: archiviato anche Giuseppe Conte

Foto © Imagoeconomica, Valerio Portelli

Il senatore e leader di Italia Viva, in un’intervista a Il Messaggero, stronca il presidente del consiglio ma dice che la legislatura durerà fino al 2023. Si prevedono altri ribaltoni in vista, all’interno di una maggioranza che non solo non ha uno straccio di stabilità ma che davvero naviga alla… mezza giornata.

In un’intervista al quotidiano Il Messaggero Matteo Renzi, senatore, leader di Italia Viva, ma soprattutto Rottamatore in servizio permanente effettivo, alla domanda se il governo durerà fino al 2023 con Conte alla guida, ha risposto che “dipende da come funziona il governo, non da me”. Aggiungendo: “Niente di personale sia chiaro: a me sta a cuore l’Italia, non il futuro dell’avvocato Conte”.

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

Ma, come sottolinea l’AdnKronos, dopo aver ricordato che Conte, con la Lega, è stato premier di una maggioranza che “ha azzerato la crescita in Italia” e aver notato che ora “qualcuno degli alleati che confonde i sondaggi con la politica lo immagina addirittura candidato leader alle prossime elezioni”.

Matteo Renzi ha affermato: “Per me l’unica preoccupazione è che l’Italia vada avanti, che le tasse non aumentino, che il Paese si rialzi: quindi spero che Conte lavori bene”. Precisando: “Faccio il tifo per lui e gli do una mano, oggi, senza farmi film su domani. Che cosa abbia in testa Conte per il suo futuro mi è indifferente: basta che adesso pensi a lavorare per il bene dell’Italia, sulla base della certezza che la legislatura durerà fino al 2023”.

Altro che #enricostaisereno. In confronto il famoso messaggio ad Enrico Letta era una dichiarazione di stabilità della Ddr ai tempi dell’Unione Sovietica. In realtà nel governo in diversi hanno già mentalmente archiviato l’esperienza di Giuseppe Conte presidente del Consiglio.

La copertina del prossimo numero de L’Espresso

Nelle anticipazioni del numero che sarà in edicola domani, L’Espresso fa vedere una copertina tutta dedicata a Dario Franceschini. Emblematico il titolo: Ora D’Ario. Non si tratta soltanto della foto prima delle elezioni in Umbria, che comunque ha intestato la clamorosa sconfitta anche al presidente del consiglio. Si tratta di tutto il resto: con il Pd di Nicola Zingaretti alla disperata ricerca di un’identità, con Luigi Di Maio che smentisce la linea di Beppe Grillo e prova ad affondare Conte, con lo stesso Matteo Renzi che fa capire che un conto è la legislatura, un altro discorso è il presidente del consiglio.

Può succedere di tutto, specialmente dopo le elezioni regionali in Emilia Romagna. Nel frattempo però bisogna fare i conti con una legge finanziaria che non ha affatto “stupito”, se non per le solite tasse spuntate come funghi.

Matteo Renzi ancora una volta ha giocato alla sua maniera. Vuole aggiungere uno “scalpo” alla sua collezione di rottamati: dopo D’Alema, Veltroni, Letta (Enrico), Gentiloni, ora è il turno di Giuseppe Conte.