Meglio non parlare di liste per il consiglio provinciale: la strategia perfetta di Pompeo

Nel centrodestra invece già ci sono rivendicazioni e perfino ultimatum, soprattutto in Forza Italia. E questo è un fattore che sicuramente non favorisce l’amalgama

Antonio Pompeo lo ha detto dall’inizio, da quando ad agosto il decreto Milleproroghe aveva “spezzato” le elezioni provinciali: ad ottobre il presidente, a gennaio i consiglieri.

Il presidente in carica ha capito immediatamente che fino a novembre non si doveva parlare di liste. Perché per ognuno che viene candidato ce ne sono almeno trenta che si arrabbiano o rimangono delusi.

Da allora si è concentrato su tutti i sindaci e i consiglieri che voteranno il 31 ottobre. Riuscendo a mobilitare l’intero Partito Democratico, ricucendo con il Psi e guardando alle liste civiche ma pure a chi nel centrodestra non nasconde malumori o mal di pancia.

 

Non soltanto. Non è sfuggito a nessuno che dopo mesi di assoluta distanza dall’agone politico, l’ex senatore Francesco Scalia è tornato a farsi vedere. Era alla presentazione di Pompeo, ma non soltanto. Segno che nel Partito Democratico, vista pure la stagione congressuale, tutti stanno cercando di capire dove e con chi riposizionarsi.

 

Discorso diverso per Forza Italia, dove invece sembra che le candidature al consiglio provinciale siano diventate fondamentali. Questo però ha già determinato problemi ed ultimatum, più o meno velati. (leggi qui L’ultimatum di Mosticone: «Prima Sora e poi Forza Italia, vogliamo il Consigliere»)

Naturalmente gli uscenti avranno la prima parola, nel centrodestra come nel centrosinistra. Ma il fatto è che sono pochissimi i candidati per ogni lista: 12 su 1.135 aventi diritto al voto.

Antonio Pompeo, da vecchia volpe della politica, ha posticipato questo passaggio. Nel centrodestra invece è già bagarre. (leggi qui Il sindaco di Sora rivela: «Pronti ad appoggiare Mosticone in modo unitario»)