La polemica inutile sulla Messa di mezzanotte

È sbagliata la polemica ed anche la discussione sulla Messa della mezzanotte di Natale. Il problema è che per doverlo ricordare sono dovuti intervenire i vescovi

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Alla fine venne il Bambino Gesù a darci una lezione. Anche sul Covid. La decisione presa nelle ore scorse dalla Conferenza dei vescovi italiani sulla Messa di mezzanotte rimette ordine su un po’ di cose. Che in troppi avevano dimenticato.

La prima. Cristo è il Verbo che si incarna nell’uomo per venire a liberarlo; prima del suo arrivo c’era l’occhio per occhio, chi sbagliava veniva bandito per sempre. Con Cristo arrivano parole nuove: come ‘speranza’, ‘redenzione’: arriva la possibilità per l’Uomo di redimersi e riscattarsi. Chi è dannato non lo è per sempre.

L’errore è quello di confondere la forma con la sostanza, il sepolcro bianco e pulito fuori con il putridume al suo interno.

La messa di mezzanotte non è un totem, non è un rito pagano nel quale adorare un pezzo di legno. Non ha bisogno di essere officiata a quell’ora altrimenti non è valida: se il parroco non parte in orario non manca l’appuntamento col Natale come se fosse la Soyuz che non aggancia la Stazione spaziale.

E se la Messa si celebrerà alle 8 della sera, non cambia niente. Perché è la celebrazione di un Dio che ama così tanto da farsi uomo, per offrire all’Uomo la possibilità di salvarsi. È la celebrazione di un falegname ed una casalinga che vivono in una terra occupata dagli stranieri, i quali gli impongono il censimento. E loro rispettano le regole. Cristo rispetta le regole: anche da grande, dicendo a Cesare ciò che è di Cesare.

C’è voluto il Covid per ricordarci che Cristo è amore e speranza, non una formula magica da recitare all’ora ed al giorno giusti per avere buona sorte.

C’è voluto il Covid per ricordarci il catechismo.

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