Il Michele Marini santificato dal Pd

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Il quesito se lo stanno ponendo in tanti. Soprattutto tra gli amici ed i compagni di un tempo. Ha un senso politico il corteggiamento che il Partito Democratico sta facendo ogni giorno all’ex sindaco Michele Marini? A tratti sembra un’opera buffa, nella quale il destino di Frosinone appare appeso alle fisime ed ai ‘capricci’ politici di una sola persona.

Il tentativo del Pd di riportare Michele Marini al più presto nella sua orbita è totale: si vuole disinnescare il rischio che possa candidarsi con uno schieramento civico e vendicarsi così della spaccatura interna subita 5 anni fa che contribuì a fargli perdere le elezioni.

Ma questo tentativo sta ottenendo l’effetto di far apparire l’ex sindaco come un novello San Sebastiano, trafitto dalle frecce che il suo stesso Partito ed i suoi migliori amici nel 2012 gli hanno scoccato contro. In parte è vero. Ma il martirio è altro.

La realtà politica dei fatti è che Michele Marini non è tutto il Pd e non è stato tutto il Pd. E’ stato un’autorevolissima parte del Pd. E lo è tutt’ora. Ma, come in tutti i movimenti politici, c’è una parte che sta con lui ed una che non condivideva il suo operato. Se riportiamo gli orologi a cinque anni fa si scoprono tante cose. Ad esempio che all’epoca nel Partito ci si domandava se le politiche messe in campo dall’allora sindaco fossero di centrosinistra. In quel tempo, c’era una parte del Pd che si interrogava sull’opportunità delle iniziative con cui rimettere in moto l’urbanistica e l’edilizia a Frosinone, dando la possibilità a tutti i cittadini di recuperare l’esistente e dare alla città una immagine più dignitosa. In realtà c’era chi nel Partito sosteneva fosse il modo per dare una mano alla speculazione edilizia. Chi ha costruito in Via Aldo Moro? Quali sono i prezzi che quel tipo di edilizia offre oggi alle coppie in procinto di mettere su famiglia? Ed il progetto teatro lirico?

L’inseguimento e la corte che si stanno facendo in questo modo a Michele Marini fanno dimenticare tutti quegli interrogativi politici. Fu anche su quel terreno che presero le mosse le varie operazioni di retrovia politica culminate con il tentativo di sostituirlo con Fabrizio Cristofari. Deviate poi nell’ipotesi di appoggiare Memmo marzi. La storia dell’inchiesta partita nel 2012 sugli appalti per la Monti Lepini fu solo un pretesto per mettere in discussione la candidatura bis. o la goccia che fece traboccare il vaso.

Rimane l’interrogativo principale. Ha senso oggi inseguire così Michele Marini? Dipende se parliamo di politica o di elezioni. La politica è una cosa, le elezioni sono altro. Politicamente, Michele Marini può essere discusso. Umanamente, non teniamo nemmeno conto dell’aspetto: perché la politica ha molto del cinismo e della ragion di Stato, ben poco di umano. Elettoralmente, Michele Marini ha una massa di consenso e di voti che, spostandola, può fare la differenza.

Rinunciarci a prescindere sarebbe un suicidio.

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