Miele amaro: il giudice rinuncia alla Corte nazionale

Il presidente della Corte dei Conti del Lazio rinuncia alla corsa per la Corte nazionale. Sereno ma turbato per il dossieraggio che lo ha riguardato. I tweet coloriti su Renzi. Che si è messo di traverso. Sbarrando la strada alla nomina

La conferma arriva solo a tarda ora: con un Si e nulla di più. Il presidente della Corte dei Conti del Lazio Tommaso Miele ha ritirato la sua disponibilità a diventare presidente nazionale della Corte dei Conti. La spiegazione ufficiale anticipata dalle agenzie di stampa è genericamente “motivi personali”.

Fonti vicine al magistrato lo descrivono come “sereno e al contempo molto turbato per l’attività di dossieraggio di cui è stato vittima”. Nei giorni scorsi, appena è stato chiaro che Tommaso Miele fosse il più quotato nella terna di magistrati tra i quali scegliere l’erede di Angelo Buscema (passato alla Consulta) erano riemersi alcuni tweet imbarazzanti pubblicati nel 2016. (leggi qui Il trappolone a Tommaso Miele ed i falsi tweet su Renzi).

Tommaso Miele. Foto © Carlo Carino / Imagoeconomica

Li ha scoperti il quotidiano Il Foglio. Contenevano giudizi molto coloriti e con espressioni triviali riferiti all’allora premier Matteo Renzi. Che l’alto magistrato ha immediatamente disconosciuto: “Non sono quelli né i miei toni né il mio linguaggio”.

La sua spiegazione (“Sono stato imprudente, ho lasciato spesso incustodito l’iPad”) è apparsa ai più una giustificazione.

Soprattutto a Matteo Renzi. Che si è messo di traverso all’ipotesi di una nomina al vertice della Corte dei Conti per Tommaso Miele.  Nell’ultima newsletter inviata agli iscritti alla sua mailing list, il leader di Italia Viva ha sbarrato in maniera definitiva la strada.

Lo ha fatto scrivendo di “politicizzazione scandalosa, con l’assegnazione di incarichi di responsabilità a chi insulta leader politici”. Ha definito l’ipotesi di una presidenza della Corte a Miele “devastante per la credibilità per le Istituzioni”. E per dimostrare quanto faccia sul serio Matteo Renzi ha confermato l’intenzione di chiedere i danni al magistrato, citandolo in sede Civile.