Minniti: «Io candidato? Un passo alla volta». Ma Gianni Letta lo brucia

Durante la presentazione del suo libro alla residenza Ripetta a Roma l'ex ministro ha risposto a chi gli chiedeva se si candida a Segretario Pd «La scala della ragione si sale un gradino alla volta». Ma Gianni Letta lo brucia e rivela che si candiderà. Veltroni sul palco: «Ma non endorso»

Camilla de Tourtrissac

Tagliacucitrice con gusto

Non ha detto si. Ma nemmeno no. Marco Minniti non scioglie il nodo della sua candidatura alla carica di Segretario nazionale del Pd. Alla presentazione del suo libro, questa sera ha detto «Se mi candido? La scala della ragione si sale un gradino alla volta».

 

Presenti e assenti

C’è il parterre delle grandi occasioni per la presentazione del libro ‘Sicurezza è libertà‘ scritto dall’ex ministro dell’Interno.

In platea, alla residenza Ripetta ci sono l’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, c’è l’eminenza azzurra di Berlusconi Gianni Letta, c’è l’ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema, c’è l’ex ministro della Difesa nel governo Renzi Roberta Pinotti, c’è l’ex ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda che aveva provato senza successo a convocare una cena nella quale raggiungere una sintesi. C’è il tesoriere Francesco Bonifazi, la ex capogruppo Pd Anna Finocchiaro, c’è l’ex presidente della Commissione Difesa del Senato Nicola Latorre. Il fondatore del Ccd Pier Ferdinando Casini sta accanto all’uomo più vicino politicamente a Renzi Lorenzo Guerini, poco più in là siede l’ex ministro dell’Università Valeria Fedeli con l’ex presidente della Commissione Cultura al Senato Andrea Marcucci.

Con il passare dei minuti entra anche l’ex ministro Graziano Delrio con l’ex presidente dei senatori Pd Luigi Zanda. In sala c’è il comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri, il capo della Polizia Franco Gabrielli, c’è il sempre potentissimo capo dell’ala mariniana Beppe Fioroni. Tra i sindaci c’è il primo cittadino di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà ed il sindaco di Bergamo Giorgio Gori.

Insomma c’è mezzo governo Renzi e c’è anche chi non è stato renziano. Perché Marco Minniti renziano non lo è: è Pci di struttura, Pds di formazione, Ds di apparato, Pd di governo dalla larghe vedute. Inclusivo. E per questo non appartenente all’ortodossia renziana. Ma è utile al progetto Renzi: di non mettere il Partito Democratico nelle mani di Nicola Zingaretti. Che è il suo opposto esatto.

Minniti come strumento nelle mani di Renzi? Se qualcuno lo pensa allora non conosce l’ex ministro. Secondo il quale è Renzi ad essere un veicolo nelle sue mani.

 

Veltroni ma non è endorsement

Presenta il libro Walter Veltroni insieme al cardinale Giovanni Angelo Becciu, presidente della Congregazione delle Cause dei Santi. Sardo di Pattada, il posto dal quale prendono il nome i celebri coltelli a serramanico: lui è altrettanto tagliente ed affilato. Nonché influentissimo Oltretevere.

«Non ‘endorso’ nessuno»: mette subito la mani avanti l’ex sindaco di Roma.

Allora cosa ci fa lì sul palco? «Conosco Marco da quando eravamo ragazzi, ci legano battaglie comuni, momenti in cui la pensavano allo stesso modo e momenti in cui non la pensavamo allo stesso modo».

Non è un endorsement, ma di certo è una importante apertura di credito. «Marco ha una elevatissima competenza, cosa che oggi viene considerata un optional. Si chiama il premier della Cina sbagliando il nome e ormai è considerato normale».

Ma è una pedina di Renzi? Veltroni mette subito le cose in chiaro. «Marco ha capacità di ascolto, un’altra cosa che si sta cancellando, l’ascolto anche di chi la pensa diversamente. Le sue politiche migratorie nascono da una sensibilità per trovare la soluzione non per imporla».

 

La benedizione di Letta

L’eminenza grigia ma anche azzurra di Berlusconi, l’eterno Gianni Letta benedice Marco Minniti.

Gli rivolge un «grazie, per come ha saputo svolgere gli importanti incarichi a cui è stato chiamato, anche da chi non potrà votarlo alle primarie Pd».

Imbarazzo in sala. Brusio. Gianni Letta ha pronunciato l’impronunciabile. ha detto che Minniti scenderà in campo per le Primarie Dem. Il vecchio direttore de Il Tempo degli anni d’oro ha ‘bruciato’ tutti sulla notizia. L’ex ministro non ha formalizzato la sua candidatura alla segreteria del Pd. Ma se Letta ha detto così è chiaro che così accadrà.

 

Con indifferenza, Letta ha subito cambiato argomento ed è passato al libro. «Un bel libro, scritto da chi sa che quando si serve lo Stato non si gioca con il vessillo del partito perché si deve avere a cuore la libertà di tutti. Questo accade  quando si osservano quei principi che Minniti sa incarnare». Letta ne loda la competenza, la discrezione.

Quando meno te lo aspetti, il suo artiglio felpato sferra la zampata: «In un tempo in cui alcuni dimostrano di non avere competenze e affrontano i problemi con disinvoltura, Minniti ha dimostrato una competenza che sempre dovrebbe dimostrare chi ha rivestito ruoli come i suoi. Così si serve il paese, con competenza e discrezione». Alla truppa pentastellata che si muove qualche palazzo più in là sono fischiate le orecchie.

 

Non faccio il prezioso

Gli chiedono se si candiderà. Marco Minniti ha la freddezza dell’esperienza fatta nel Partito che fu di Togliatti. «So che il tempo sia sta consumando e che ogni giorno diminuisce il margine di manovra. Non sto facendo il prezioso. Vorrei dare un messaggio chiaro: sto pensando quello che è utile fare e non è una scelta facile. Per rispetto a chi me lo ha chiesto e a chi si aspetta una risposta, questa non deve dividere né personalizzare».

Un passo alla volta, insomma.

Nicola Zingaretti, che si è formato nello stesso convento di Minniti, ha già capito.