Missione compiuta, Plasta Rei ha rivoluzionato la plastica

L'annuncio è apparso a ridosso della notte su Linkedin: a Cisterna di Latina Plasta Rei (gruppo Borgomeo) ha rivoluzionato il ciclo produttivo della plastica. Nasce un nuovo modo per realizzarla: basato interamente sul riciclo. Potrà essere rigenerata all'infinito. È l'inizio della fine per i rifiuti in plastica.

La rivoluzione è compiuta. Ci sono riusciti a Cisterna di Latina: prima dei francesi, prima degli inglesi. Hanno inventato un nuovo modo green di fare la plastica: recuperando tutta quella che oggi invece viene gettata. “The first breath of Plasta Rei. For the first time, chemistry returns a 100% Pet granule from the raw material CSS from Plastics. The Chemical Recycling of Plasta Rei is now a reality”: l’appunto è in inglese perché è destinato ad interlocutori mondiali. E apparso nella tarda serata di martedì su Linkedin: “Il primo vagito della Plasta Rei. Per la prima volta la chimica restituisce un granulo di 100% Pet partendo dalla materia prima-seconda dei CSS della Plastica. Il Riciclo Chimico della Plasta Rei è realtà”.

È la sfida che aveva lanciato il 30 giugno 2021 comprando lo stabilimento chimico Nalco, Francesco Borgomeo: l’imprenditore che in Italia ha inventato le tegole fotovoltaiche, i sampietrini green prodotti senza sventrare le montagne o usare l’esplosivo né impiegare detenuti o minorenni come avviene invece nelle cave di basalto asiatiche.

Plasta Rei, la sfida al mondo della plastica

Francesco Borgomeo

Una sfida partita da una fabbrica chiusa. Piena di tecnologia e di maestranze che sanno come usarla. Azzoppata da un mondo che corre così veloce da rendere superati in fretta determinati prodotti. È il caso di Nalco che a Cisterna di Latina produceva additivi chimici per caldaie.

Quando viene rilevata è ancora una delle 165 fabbriche nel mondo che appartengono al colosso chimico mondiale Ecolab. A Cisterna di Latina lavora da oltre settant’anni e fino al 16 aprile era in produzione. Chiude. Ma è interessante per chi frequenta l’industria dell’economia circolare. Perché dentro quello stabilimento, a Cisterna di Latina ci sono alcuni macchinari che potrebbero essere utili per un’idea che in Europa alcuni grandi player stanno tentando di sviluppare da alcuni mesi: liberare il mondo dalle tonnellate di plastiche abbandonate che lo stanno soffocando.

Lì dentro ci sono dei reattori industriali. L’idea del team che entra in Nalco è quella di cambiare il modo di fare la plastica. Perché quasi tutta nasce da processi chimici, oggi solo il 16% dei rifiuti plastici viene riciclato per produrre nuova plastica. Che fine fa il resto? Il 40% finisce in discarica, il 25% viene bruciato negli inceneritori ed il 19% finisce disperso nell’ambiente. Ogni anno vengono incenerite 77mila tonnellate di plastica, rilasciando tossine nell’aria e aumentando le emissioni di gas serra. Perché non si ricicla tutta? Perché non si può: viene tritata, sminuzzata, fusa e ricomposta e perde le sue qualità.

La rivoluzione compiuta

La Nalco di Cisterna viene rilevata e trasformata in Plasta Rei. E partono subito due progetti. Il primo: inventare un nuovo modo di fare la plastica che liberi il mondo da quella che già c’è. Il secondo: inventare una nuova plastica green, nata da latte, kiwi, canapa industriale, agrumi.

Vengono chiamati ingegneri, ricercatori, chimici. Per una parte degli studi viene ingaggiato un pool che ha lavorato per colossi come Gazprom ed Eni. A capo dello stabilimento e dei progetti viene chiamato l’amministratore delegato Fabio Mazzarella. È lui ad organizzare le cose in modo che tutti i fornitori siano di Cisterna e della provincia di Latina. Ed a creare una nuova sezione dedicata alla ricerca. In poco tempo diventa il faro indispensabile per tracciare la nuova rotta di Plasta Rei.

E la rotta arriva. Come rivela il messaggio apparso ieri sera tardi su Linkedin. C’è una mano che tiene nel palmo una manciata di piccoli granuli grigi. Sono i granuli di plastica: ognuno di loro è pronto a diventare una delle bottiglie nelle quali compriamo acqua o bibite.

Cosa hanno di diverso dagli altri conosciuti fino ad oggi? Ognuno di loro deriva da un’altra bottiglia che è stata usata e poi gettata: mentre prima solo il 16% poteva essere riciclato ora Plasta Rei è in grado di riciclare il 100%, generando nuova plastica vergine e questo significa che il processo può essere ripetuto infinite volte.

Verso la ripresa della produzione in Plasta Rei

Il messaggio su Linkedin era partito dall’account di Luca Borgomeo: è un componente del board di Plasta Rei che oggi è guidata dal presidente Giuseppe Abbruzzesi, già patron della Klopman di Frosinone.

Inutile intasare la casella con i messaggi: Luca Borgomeo risponde a ridosso dell’alba. «Tutto vero: abbiamo riprodotto in scala 1:1000 il nuovo processo industriale».

Un semplice passo in avanti? No, la rivoluzione compiuta. Perché il sistema in scala 1:1000 funziona e allora significa che si può iniziare la produzione sperimentale automatizzata da replicare mille volte più in grande. Cioè, avviare il percorso che porterà a richiamare in fabbrica tutti quelli che sono ancora in cassa integrazione.

Ora si passa agli step successivi. «Ora la linea pilota – dice l’amministratore delegato Fabio Mazzarella – va in automatico con una produzione pari a 25 chili di plastica 100% riciclata al giorno. Studieremo ogni possibile correzione ed a quel punto passeremo dalla scala 1:1000 alla scala 1:1».

Innovazione di processo

Fabio Mazzarella Amministratore delegato

C’è voluto un anno e mezzo di studi e di lavoro sui sistemi di tecnologia e sui sistemi ingegneristici. Che si fosse a buon punto si era intuito la scorsa estate quando c’era stata la visita del presidente della Provincia di Latina Gerardo Stefanelli. (Leggi qui: Plasta Rei, il Lazio cambia il vocabolario della plastica).

Per capire cosa è stato fatto: mentre ad Anagni e Roccasecca sono stati letteralmente inventati nuovi materiali (il Grestone è un materiale brevettato, con caratteristiche simili alla pietra e per alcuni aspetti anche migliori: il grip per non scivolare, la capacità di assorbire gli olii delle auto) a Cisterna di Latina è stato inventato un nuovo modo di realizzare un materiale che già esisteva.

Fino ad oggi la plastica veniva riciclata in maniera meccanica: tritandola, sminuzzandola, sciogliendola; alla Plasta Rei la mettono nei reattori e la scompongono in una nuvola di molecole base che vengono pulite, purificate, decolorate, liberate da ogni possibile contaminazione della sporcizia; una volta tornate molecole pure vengono riassemblate. E da quella nuvola nasce una pioggia: non di acqua ma da minuscoli granuli di plastica. Sono i granuli di plastica vergine con tutte le caratteristiche di quella prodotta nuova in laboratorio.

«Abbiamo appena concluso una verifica mondiale con esito positivo – spiega l’Ad Fabio Mazzarella – : non esiste un processo produttivo simile al nostro. Stiamo completando la domanda di brevetto internazionale sull’intero processo produttivo».

La plastica green

Il risultato è enorme: capace di cambiare i criteri mondiali per la produzione della plastica. «Oggi chi ricicla la plastica deve comprare quella recuperata con la differenziata e solo una parte ha le caratteristiche adatte: deve essere trasparente e non avere avuto contatti con altri materiali inquinanti. La nostra innovazione sta nella possibilità di fare plastica migliore di quella prodotta oggi, partendo da quelle che non possono essere riciclate e finiscono in discarica. Potremo pulire il mondo dalle plastiche che lo soffocano e trasformarle in nuove plastiche che possono essere rigenerate all’infinito. Un vantaggio per il mondo ma anche per noi che avremo un prodotto di partenza a costo zero».

Foto: Tom Page © Creative Commons Attribution

Il progetto è nella graduatoria della Linea C del bando del Pnrr. Il Ministero per la Transizione Ecologica sta per finanziarlo.

Nel frattempo va avanti il secondo progetto. Lo sviluppo della molecola brevettata sul finire del 2022: la nuova plastica nata da latte scaduto e kiwi. La sperimentazione è andata avanti: c’è un risultato interessante che viene dai test condotti sugli agrumi. Nel futuro bisognerà decidere tra Kiwi, latte e arance. Anche in questi caso si sta individuando un partner d’elite per lo sviluppo del prodotto: è in corso una verifica con l’università La Sapienza.

Ma quella è un’altra sfida. (Leggi qui: Il nuovo miracolo di Borgomeo: plastica da kiwi e latte).

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