Il mistero buffo del nuovo ricorso di Acea contro il Comune di Cassino

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

La guerra di carte bollate è ricominciata. Acea ha chiesto l’intervento dei giudici del Consiglio di Stato: gli chiede di obbligare il Comune di Cassino a rispettare la loro sentenza. E’ quella del 2015 con cui viene ribadito che gli acquedotti comunali vanno affidati alla multi-utility romana in quanto è il gestore unico provinciale. Non solo: Acea chiede di far rispettare pure la sentenza della scorsa primavera con cui gli stessi i giudici intimavano al Comune di ‘ottemperare’: cioè di applicare la sentenza.

Insomma: siamo alla richiesta di far rispettare la sentenza con cui si diceva di rispettare la sentenza con cui si confermava la sentenza che diceva di dare gli acquedotti ad Acea.

Se non vi è già partita l’ernia del cervello, proviamo a spiegarvi cosa è accaduto.

Circa dodici anni fa Acea si è aggiudicata la gestione del servizio idrico in provincia di Frosinone, i Comuni gli hanno consegnato i loro impianti e la società li gestisce. Cassino non lo ha fatto e per questo c’è stata una causa.

Prima sentenza: il Tribunale Amministrativo Regionale condanna il Comune, gli impianti devono andare ad Acea
Seconda sentenza: il Consiglio di Stato conferma la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale.
Terza Sentenza: il Consiglio di Stato ordina al Comune di ‘ottemperare’ cioè di rispettare la sentenza

Il Comune non rispetta la sentenza e non consegna gli impianti.

Quando a settembre Acea è andata a prendere gli impianti, ha trovato il responsabile del settore che ha consegnato gli elenchi con i nomi, il tipo di contratti, le tariffe applicate ed ogni altro elemento amministrativo necessario. Ma non le chiavi. Perché il sindaco nel frattempo aveva emesso una nuova ordinanza con cui disponeva la continuazione del servizio ad opera del Comune.

E’ un nuovo atto. E quindi va fatto un nuovo ricorso. Quindi ora l’ingegner Paolo Saccani, presidente ed amministratore delegato di Acea Ato 5, ha dovuto chiamare ancora una volta l’avvocato Pasquale Cristiano e chiedergli di inoltrare un nuovo ricorso al Consiglio di Stato. Per chiedere che venga rispettata la sentenza con cui si diceva di rispettare la sentenza con cui si confermava la sentenza che diceva di dare gli acquedotti ad Acea.

Quando i giudici emisero il giudizio di ottemperanza (la terza sentenza, altrimenti vi perdete), ordinò che il prefetto la facesse rispettare, facendo eventualmente ricorso alla forza pubblica. E non è servito a granché dal momento che gli impianti sono ancora nelle mani del Comune.

A questo punto, nelle mani del Consiglio di Stato, resta ancora qualche arma. La prima e più a portata di mano: ordinare che per far rispettare la sentenza con cui si dice di rispettare eccetera eccetera… venga mobilitato l’Ottantesimo Reggimento Fanteria ‘Roma’ eroico reparto già schierato sul Don nell’offensiva di Russia. E’ a Cassino, sta a due passi, potrebbe essere schierato in dieci minuti.

Ma se il sindaco Carlo Maria D’Alessandro emettesse una nuova ordinanza, con la quale imponesse il divieto di transito alle forze armate sulle sue strade?

Ecco che il povero ingegner Saccani dovrebbe citofonare ancora allo studio Cristiano per fargli fare l’ennesimo ricorso con cui chiedere al Consiglio di Stato di far rispettare la sentenza con cui si dice di rispettare la sentenza che imponeva di rispettare la sentenza e così via…

Già. Ma a questo punto chi la fa rispettare se né il prefetto investito dei poteri di commissario, né l’impiego della forza pubblica, né l’esercito senza cavallo ci sono riusciti?

Escluso l’impiego di forze marittime per evidente assenza di coste a Cassino, impensabile il ricorso agli elicotteri poichè il 72° Stormo è di stanza a Frosinone e quindi il sindaco Nicola Ottaviani, dello stesso Partito di D’Alessandro, potrebbe emettere un’ordinanza di non decollo ed istituire una No Fly Zone alla Tomacella, i giudici questa volta potrebbero chiedere la mediazione di un Paese terzo. Magari affidandosi al pragmatismo del presidente russo Vladimir Putin.

Ma una volta che lo zar di tutte le Russie ricevesse la sentenza da portare a Cassino e nella quale si si ordina di ordinare di rispettare l’ordinanza che ordina eccetera eccetera, ci sarebbe il rischio che Mario Abbruzzese telefoni a Renato Brunetta, che telefonerebbe a Silvio Berlusconi che si metterebbe in contatto con la Dacia di Putin e confidando nei consolidati rapporti tra Dudù e la cagnetta del presidente russo, facendo saltare tutto. Ma siccome Putin è persona seria, il provvedimento potrebbe affidarlo all’ambasciatore polacco Orlowski: quello che ha ribaltato la città per la storia dell’Albaneta (leggi qui). Senza considerare che comunque Carlo Maria D’Alessandro potrebbe emettere un’ordinanza con cui vieta il valore legale degli atti scritti in cirillico.

Quindi, ancora un viaggio per l’ingegner Saccani dall’avvocato Cristiano, che chiede al Consiglio di Stato di ordinare al Comune di rispettare l’istanza con cui si dispone di rispettare l’istanza con cui si dispone di rispettare eccetera eccetera…

Nel frattempo la sonda Schiapparelli avrà finito il suo giro sulla superficie di Marte bucherellando allegramente il suolo, Plutone avrà rivelato i suoi misteri, gli extraterrestri avranno trovato il modo per entrare in contatto con noi… e si saranno nascosti ancora nello spazio più profondo. Per evitare di avere a che fare con gente che per far rispettare una sentenza potrebbe finire per doversi appellare a loro.

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