Modalità mista, ora interviene il prefetto

Il prefetto scrive a tutti i Comuni. ma in realtà parla a Latina. Per mettere mano alla questione delle sedute. In presenza, da remoto o miste? Ed il regolamento. Entro due settimane arriva la bozza

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

Alla fine, sulla modalità mista, è intervenuto il Prefetto. Che ovviamente fa un discorso generale e parla a «tutti i sindaci e i commissari» della provincia di Latina. Ma non è difficile immaginare che parli a nuora affinché suocera intenda. Ovvero, il Comune di Latina.

Il Prefetto di Latina Maurizio Falco ha preso carta e penna ed ha scritto ai 33 sindaci e commissari sulle modalità di convocazione di Consigli e commissioni consiliari, ricordando che, appunto, lo stato d’emergenza per la pandemia da Covid, è terminato il 31 marzo. (Leggi qui Non c’è pace per le Commissioni: la ‘modalità mista’ è un fallimento).

La nuora del prefetto

Il Prefetto cita tutto l’impianto normativo in vigore attualmente, a partire dai pareri del Viminale e dell’Avvocatura generale dello Stato. Soffermandosi sul fatto che sì, Consigli e commissioni possono essere convocati in presenza, in videoconferenza e in modalità mista, anche finito lo stato d’emergenza, a patto però che tali modalità siano regolamentate.

Infatti, «gli enti locali possono disciplinare lo svolgimento delle proprie riunioni in videoconferenza o in modalità mista». Ma «a tal fine si ritiene necessaria l’adozione di un apposito regolamento, in quanto la possibilità di utilizzare la modalità di riunione in videoconferenza, in assenza di una specifica disciplina regolamentare che ne preveda e disciplini l’impiego anche in via ordinaria, era consentita e giustificata solo dalla disciplina normativa emergenziale, ora non più in vigore».

Ecco perché «si incoraggiano considerazioni circa l’opportunità di adottare provvedimenti ad hoc, finalizzati a disciplinare la fattispecie di riunione da remoto».

Ma qui le regole ci sono

Latina la regolamentazione della modalità mista non ce l’ha; ha la regolamentazione solo per la modalità in presenza o per quella in remoto. E all’opposizione di centrodestra in Consiglio comunale a Latina (FdI, Latina nel cuore e Lega), che dal 1 aprile lotta contro la modalità mista o comunque si batte per regolamentarla, non è sembrato vero leggere la nota del Prefetto, ed è andata subito all’attacco con un comunicato in cui si sottolinea un possibile «danno erariale dal versamento dei gettoni di presenza a quanti colleghi, nel corso del mese di aprile, si sono collegati in streaming».

Tema non affrontato nella nota del prefetto. Così come non è specificato anche un altro tema: gli atti approvati in Consiglio svolti in modalità mista nel mese di aprile, sono validi, se la modalità mista non è regolamentata? Non che ce ne siano molti: un regolamento e due debiti fuori bilancio nella seduta del 21 aprile, e sette mozioni in quello del 7 aprile.

Il tema è politico

Damiano Coletta

Ma, al di là dei gettoni di presenza, e di atti eventualmente nulli, il tema è politico. La maggioranza difende la modalità mista, l’opposizione la attacca. Ed entrambe per lo stesso motivo: in aula si è 16 a 16 (con il sindaco, la maggioranza arriva a 17 a 16). E la modalità mista, secondo l’opposizione, aiuta la maggioranza. Per questo il centrodestra la osteggia.

Ma a una regolamentazione ci si arriverà. Su spinta in particolare di Giovanna Miele (Lega), il tema è approdato mercoledì in commissione Affari istituzionali. Ed è stato scontro: da un lato, la Miele, secondo la quale, «la modalità mista, se si vuole continuare a usarla, deve essere regolamentata e limitata a soli casi eccezionali ben specificati: le malattie gravi, ad esempio», dall’altro Emilio Ranieri (Lbc) per il quale «la modalità mista, applicata senza abusi, aiuta tutti; lo stato di emergenza è finito il 31 marzo, ma dopo di allora alcuni consiglieri hanno comunque contratto il Covid. Noi la vogliamo estendere a casi di difficoltà oggettive: ad esempio, il figlio, minorenne, che sta male, di un genitore single che non può affidarlo ad altri».

Ma, secondo la Miele, «l’ordinarietà della vita personale non può riguardare il Consiglio». La maggioranza ha quindi formulato una proposta di integrazione del regolamento di Consiglio, con la modifica dell’articolo 2-ter: «Le sedute si possono svolgere in modalità mista, con preferenza alla modalità in presenza», rimandando poi a casi specifici.

Entro due settimane gli uffici predisporranno la bozza. Ma non è difficile immaginare battaglia sul tema.

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