Morassut, via il Pd: rifondazione e nuovo soggetto, i ‘Democratici’

Il deputato ed ex segretario regionale del Pd del Lazio ha sollecitato una rifondazione dei Dem. Abolire la parola Partito e chiamarsi solo 'Democratici'. Gli uomini giusti per la rifondazione? "Zingaretti e Serracchiani"

Nel Lazio è stato segretario regionale del Pd, ha partecipato alle primarie per diventare sindaco di Roma, ai tempi di Walter Veltroni è stato assessore all’Urbanistica. Oggi Roberto Morassut guarda il suo Partito e dice «serve una fase costituente, serve un congresso subito, senza rifondazione il Pd sarebbe finto».

 

Un segnale chiaro di cambiamento, radicale, totale: Roberto Morassut arriva al punto di proporre una rifondazione del Pd attraverso la costituzione di un nuovo soggetto politico che potrebbe chiamarsi semplicemente ‘Democratici’.

 

«La rimozione del termine ‘Partito’ non è un fatto nominale. Servirebbe a dare il senso di un nuovo inizio dal basso» ha dichiarato oggi il parlamentare Pd e membro della direzione nazionale.

 

Il parlamentare ha espresso l’auspicio che imbocchi questa direzione l’Assemblea Nazionale Dem convocata per il 21 aprile. Ed individua due nomi che potrebbero guidare questa fase: il governatore del Lazio Nicola Zingaretti e la governatrice del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani.

 

Il rischio individuato da Roberto Morassut è che il Pd invece si avvi verso una fase finta e solo formale.

 

«Se il 21 si decidesse invece una data per le primarie dell’attuale Pd, senza aver svolto un percorso vero di rifondazione e di ridefinizione valoriale e programmatica aperta – ha detto il deputato dem – tutto sarebbe finto e formale. Nessuno avrebbe interesse a partecipare ad una nuova esperienza che pur si iscriva nel solco della storia dei Democratici».

Morassut ritiene la fase di rifondazione un passaggio fondamentale se davvero si vuole salvare il partito. «Questo è solo questo può voler significare andare ‘oltre il Pd’ e non, al contrario, snaturarne il carattere riformista e di centrosinistra inseguendo le fatue sirene di un partito ‘moderato e liberal-riformista’ che alluda vagamente a modelli francesi non importabili. O, al contrario, ad ennesime riedizioni di ipotesi neo-socialdemocratiche mutuate sul Labour di Corbyn».

 

Il malessere c’è da tempo. Ora per Morassut è arrivato il momento di agire. «Vedo che tali posizioni, che esprimo da anni, vengono riprese letteralmente da molti dirigenti del Pd tra cui Zingaretti e Serracchiani. Ora serve dare, con coraggio, seguito alle parole con decisioni».

 

Ma il 21 aprile Morassut potrebbe restare deluso. Perché l’Assemblea Nazionale potrebbe saltare. essere rinviata. Questa mattina il segretario dimissionario Matteo Renzi ed il reggente Maurizio Martina hanno avuto un confronto in vista dell’assemblea. Al centro del colloquio c’è stato un nodo irrisolto: i tempi del congresso.

I renziani avrebbero proposto alle altre correnti del Partito di rinviare l’assemblea del 21 nella quale il Pd dovrebbe decidere se eleggere lì un nuovo Segretario o andare a congresso.

 

La richiesta sarebbe motivata dalla necessità di non aprire la partita interna mentre sono in corso le consultazioni. A maggior ragione se il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovesse conferire un incarico.

 

Al momento le altre aree del Partito starebbero riflettendo sull’opportunità di rinviare o di confermare la data del 21.

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