Addio Annibale Folchi, l’Indiana Jones della storiografia pontina

La Cultura perde Annibale Folchi. Al servizio della Storia, senza pregiudizi. Testimone del tempo. Lascia un mare infinito di documenti con i quali leggere e capire il nostro tempo

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Annibale Folchi è morto, aveva 91 anni, ai più dice poco, perché lui faceva un lavoro “per pochi”: lui cercava documenti della Storia di questo posto dove viviamo.

Era una sorta di Indiana Jones dei nostri tempi, meglio: della nostra palude. Era ricercatore, non aveva pre giudizi, e non dava giudizi, presentava prove.

Infatti non è servito al progetto di invenzione della riscrittura della storia del dopo vittoria di Ajmone Finestra, ex ‘Ragazzo di Salò‘, Federale del Movimento Sociale per 36 anni, infine sindaco di Latina per quasi un decennio e senatore per due Legislature.

Non servì a quel progetto. Perché lui come cercava nel Ventennio, cercava le cose prima e anche quelle dopo.

Lui non doveva dimostrare, doveva testimoniare. Testimoniare la terra dei papi, la terra delle bonifiche (non della bonifica), la vita che qui c’era prima, dopo e durante la dittatura.

Era topo d’archivio, era metodico nello scovare i documenti e metterli nel giusto verso cronologico. Non aveva una verità, insomma era un viaggiatore che non aveva la meta predefinita ma gli piaceva il viaggio.

Non era adottabile dal alcun regime: non lo poterono fare di lui i democristiani, men che meno i neolittoria che avevano bisogno di romanzo e non di storia e così fu, e i vari ipotetici cercatori di vie che non ci sono. Il suo Santo graal era questa terra così incredibile da raccontare perché tutti la violentano con bandierine e storie non sue.

Annibale Folchi lascia un mare infinito di documenti organizzati, definiti, collocati, lascia la base del lavoro degli storici che cercano tesi, riletture. Lui è il monaco che ha trascritto le scritture, che ha lavorato giorno e notte per lasciare a noi Aristotele e Platone, poi noi li dobbiamo capire.

Cercando ho ritrovato una dedica che mi fece alla presentazione del suo libro Malaria e uomini nelle paludi pontine, mi salutò con affetto invitandomi a dargli un mio parere. L’ho incontrato poco, ma lui sapeva quale era il mio parere: è stato ricucitore di memorie.