Centrodestra, come cambia la geografia delle nuove leve

Come cambia la geografia dei movimenti giovanili nel centrodestra, L'effetto Cambiamo su Forza Italia. La scuola di Atreju. Chi va con chi. E cosa determina

Non siamo più negli anni Settanta, con la loro passione sociale ed il dibattito politico, con le sezioni dei Partiti aperte in ogni Comune, con gli Anni di Piombo ed i ragazzi che si sparavano nel nome di un ideale. Non sono più quegli anni ma qualche scintilla di militanza giovanile persiste, persino in questi tempi intrisi di selfie e web marketing

Giorgia Meloni

Fuori dalle sezioni, quelle poche che sono rimaste aperte, spira il vento della competizione generazionale. Atreju 2019 è passato agli archivi. Nato come la festa del movimento giovanile di Fratelli d’Italia, la kermesse nel tempo è cresciuta: ormai si fa fatica a contare le presenze. Giorgia Meloni, che è stata presidente di Azione Giovani, l’allora movimento giovanile di Alleanza Nazionale, ha contezza di quanto sia difficile montare un gazebo controvento. Lo sa Marco Perissa, che è stato il suo successore e oggi lo ha appreso Fabio Roscani, che è il vertice giovanile di Gioventù Nazionale, la juniores di Fratelli d’Italia.

Meglio di tutti questa storia dei gazebo la conosce Chiara Colosimo: fa il consigliere regionale, ma continua a montarli. Continuiamo a farci capire: una volta il movimento giovanile era una cosa, il Partito un’altra. Ora questa dicotomia si è un po’ persa per strada. Un tempo Giorgio Almirante veniva criticato dal Fronte della Gioventù per il suo filo-americanismo o per la posizione aperturista sulla pena di morte. Chiedere al professor Biagio Cacciola per conferma: negli anni giovanili era il segretario del Fronte Universitario di destra Fuan.

Foto: © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Ora c’è meno ribellismo: non è facile individuare un caso in cui i giovani si siano messi di traverso nei confronti dei grandi. Almeno in FdI esistono. E sono pure parecchi, come Atreju ha confermato. Non c’è solo Fabio Roscani. Da qualche tempo a questa parte, ha fatto il suo ingresso in arena Stefano Cavedagna: bolognese, componente Galeazzo Bignami, per un po’ ha pensato che Forza Italia potesse essere casa sua, poi ha rassegnato nelle mani di Silvio Berlusconi le dimissioni da presidente nazionale di FI Giovani. Prossima fermata: portavoce nazionale di Gioventù Nazionale. Il vice, insomma, di Roscani da Garbatella.

E da lì è scaturito un effetto dominio che ha portato a più di qualche arrivederci nelle file azzurre Adesso il capo di tutto l’ambaradan forzista è il liberale Marco Bestetti, che non potrà più contare sul radicamento territoriale di Luca Zaccari: il ferentinate ha saluto in direzione “Cambiamo“, dopo essere stato a sua volta in odore di presidenza nazionale dei giovani forzisti.

Angelo Cervi – Foto © Aif Giorgio Di Cerbo

Angelo Cervi, coordinatore frusinate, ha fatto la stessa strada. Il totismo come via di fuga più che come opportunità. A meno che uno non si chiami Giovanni Toti. Allora è anche un’opportunità.

Una differenza numerica c’è: i meloniani a Frosinone fanno la parte del leone. Massimo Ruspandini ha coltivato Daniele Massa da Ceccano e Mario Colagiovanni da Amaseno. Che a loro volta hanno continuato a farlo. Vengono tutti dalle inestinguibili radici del Fronte della Gioventù. Sino a un certo punto non hanno contato molto sul piano nazionale, poi il ruspandinismo ha dimostrato di non essere una velleità temporanea, e la ruota è girata verso Frosinone, dove i coordinamenti nazionali hanno iniziato a guardare con attenzione.

Ci sarebbe poi Riccardo Del Brocco. Pure l’ex consigliere comunale ceccanese è passato dalla destra giovanile: ha temprato la sua esperienza con anni di militanza. E questo gli ha consentito oggi di avere ha una voce in capitolo sulla ricomposizione della Giunta comunale. 

Riccardo Del Brocco con Luca Zaccari

Forza Italia Giovani, invece, vive una fase di riorganizzazione: a Roma ha salutato Eleonora Battestini e non è detto che sia l’unica, tra i vertici laziali, ad aver detto di recente “arrivederci al forzismo”. Girano voci sul “ciao” dell’attuale commissario regionale, Christian Chiumera. Tutte da verificare nel tempo. Comunque alla Battestini è subentrato Simone Leoni Ghergo, che è davvero giovanissimo e che ora è impegnato a battagliare pure per far dimettere il ministro Fioramonti.

Una certa aria di rinascita c’è. Ma l’addio di Cavedagna qualche strascico lo ha lasciato: se non altro perché è venuto meno l’equivoco, il principale. Quello che Fi si portava dietro dal Pdl: se conservi conservi, se liberi non puoi conservare. Liberalismo e conservatorismo possono marciare a braccetto, ma non risiedere sotto un’unica egida in questa fase politica così polarizzata.

In Fdi sono stati ben felice di accoglierlo. Nessun blocco navale per l’uomo forte vicino all’onorevole Bignami. Vengono meno le certezze, fioriscono le novità: il Cavedagna effect si è in qualche modo abbattuto pure sulla Ciociaria, dove va sottolineato il combinato disposto con la nascita di “Cambiamo”: Fi Giovani a Frosinone oggi è coordinata dal duo Martina Raponi – Matteo Conti. Acqua fresca che proviene dal quadrinismo.

Martina Raponi e Martina Sperduti

Il ruspandinismo ha funzionato no? Con modalità diverse, meglio sempre cristallizzare attorno al leader le nuove leve. 

La Lega è un monolite salviniano. Lì di spazi per il correntismo ce ne sono pochi. Andrea Crippa, presidente nazionale, ha blindato tutto. Maria Veronica Rossi, che è stata a un passo dall’elezione come parlamentare europeo, lo ha ben presente: crippiana di ferro. Tanto che il giovane vice Salvini è stato anche invitato in una manifestazione tenutasi ad Alatri qualche settimana fa.

Il Carroccio nel centro sud è un Partito ancora tutto da strutturare ma i giovani sembrano quasi primeggiare sui grandi in termini di unità: non si vede l’ombra di frizioni. Daniele Catalano è il coordinatore dei giovani leghisti romani. Marco Pietrandrea quello dei leghisti laziali.

Non siamo negli anni 80′. E forse, pensandoci bene, resta da capire se tanto meglio non è. 

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