Movimento Cinque Stelle, è iniziata la grande fuga

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Altri senatori pronti a passare con la Lega, venti di scissione alla Camera, bordate di Gianluigi Paragone a Luigi Di Maio, che prova a reagire mettendo in campo i “facilitatori”. Tra i quali c’è Luca Frusone. Anatomia di un’esplosione annunciata.

L’aria è da grande fuga ed allarme rosso all’interno del Movimento Cinque Stelle. Il Corriere della Sera lo spiega così: «Il Movimento cambia, per non morire, e Luigi Di Maio prova ad accelerare sui «facilitatori», il nuovo organismo che dovrebbe consentire di affiancare alla sua leadership una squadra che faccia da catalizzatore e fluidificante rispetto al resto del gruppo. Che, nel frattempo, perde pezzi e rischia di perderne di nuovi. Tra passaggi alla Lega, insoddisfazioni personali e gruppi di filo «contiani», sul punto di rendersi autonomi, il quadro è complesso e in evoluzione».

Luigi Di Maio © Imagoeconomica / Livio Anticoli

Poi entra nel dettaglio: «Oggi il capo politico incontra i 18 facilitatori nazionali del Movimento. Un pranzo per fare team building e poi un pomeriggio di lavoro. C’è da serrare i ranghi, per cominciare a capire come muoversi su due fronti, il territorio e i gruppi parlamentari. Ma è partita anche la seconda fase: a gennaio si voterà anche sui facilitatori regionali. Tutti gli iscritti, parlamentari inclusi, hanno ricevuto una mail che annuncia la prossima elezione. Per candidarsi, bisognerà aspettare però le regole, che ancora non sono state scritte. Una, però, già, si sa: bisogna essere in regola con i rimborsi spese. Tasto molto dolente nel Movimento, visto che sono decine i parlamentari che non hanno versato la loro quota destinata a Rousseau e i fondi previsti dagli annuali Italia a 5 Stelle. I molti solleciti sono andati a vuoto e così si prova a fare pressione usando l’unica arma al momento a disposizione: se volete una poltrona, o uno strapuntino, dovete essere in regola con i versamenti».

Tra i “facilitatori c’è anche Luca Frusone, deputato al suo secondo mandato, della provincia di Frosinone. Ma la missione è quasi impossibile. Alla Camera i venti di scissione soffieranno forte a partire da gennaio. Al Senato c’è da fare conti con lo strappo dei tre senatori che sono passati alla Lega. E con le bordate di Gianluigi Paragone, che ha detto: «A me non interessa nulla del leader. Ma se uno ingrassa o dimagrisce non è colpa della bilancia. Se vieni brutto nei selfie non te la prendi con la macchina fotografica. Di Maio non ha più il peso politico di un anno fa. Il ragazzo è deperito, questo è evidente».

Gianluigi Paragone © Imagoeconomica / Rocco Pettini

«Io a rischio espulsione? Gli espulsi dovrebbero essere altri. I tre che hanno firmato il referendum contro il taglio dei parlamentari per esempio. Una bandiera del Movimento. Noi avevamo scritto nel programma che si poteva anche recedere dall’Euro e oggi facciamo i reggicoda di Bruxelles. Beppe Grillo? È un leader vero. Non ha bisogno della divisa per essere un generale. E trasferisce la sua leadership su Di Maio continuando a ripetere: il capo è lui. Ma questa conferma insistita dimostra che c’è un problema. È l’Abc del potere».

«Noi eravamo il simbolo del cambiamento e non lo fai da un giorno all’altro. Sappiamo di non avere una classe dirigente all’altezza ma allora mi chiedo: perché dobbiamo consegnare al solo Salvini la critica all’austerity contenuta nel manifesto dei 32 professori universitari”. Un manifesto scritto solo ricordarci che l’Eurozona ha la peggiore performance economica del mondo»».