Sfiducia a Zingaretti, Centrodestra compatto: Lombardi mette Di Maio al bivio

Il centrodestra firma il documento unitario con cui far cadere Nicola Zingaretti. Ma scopre di non avere i numeri. Una Mozione che consente a Roberta Lombardi di mettere Di Maio al bivio: con Zingaretti o contro. Con tutto ciò che ne consegue. M5S verso la scissione. Rosato lavora per il gruppo renziano

Il centrodestra si compatta sulla mozione di sfiducia a Nicola Zingaretti e lancia la palla nel campo del Movimento 5 Stelle. A decidere di andare avanti con un nuovo tentativo di disarcionare il Governatore del Lazio sono stati i capigruppo del Centrodestra, riuniti nel pomeriggio.

Le divisioni

L’insediamento di Nicola Zingaretti

Le elezioni di marzo 2018 hanno consegnato a Nicola Zingaretti un secondo mandato in Regione. Ma non gli hanno dato una maggioranza. Il suo centrosinistra si ferma a 25 voti, le opposizioni ne hanno 26 ma sono divise tra i Partiti del Centrodestra ed il Movimento 5 Stelle. Ed entrambi sono lacerati al loro interno: Forza Italia si è spaccata e metà del Gruppo è uscita, i 5 Stelle sono in parte con l’ala dialogante di Roberta Lombardi ed in parte con l’integralista Davide Barillari.

I capigruppi si sono incontrati per riannodare i fili. Per ritrovare l’unità: molto lontana ancora la settimana scorsa. Infatti, quando il capogruppo della Lega Orlando Tripodi aveva annunciato la Mozione di Sfiducia, il capogruppo di Forza Italia Pino Simeone aveva subito invocato serietà sui numeri; il portavoce del centrodestra Stefano Parisi protestava e reclamava maggiore condivisione.

I fili riannodati

Stefano Parisi con i capigruppo del Centrodestra in Regione Lazio

I fili sono stati riannodati nel pomeriggio quando si sono incontrati capogruppo Pino Simeone (Forza Italia), Orlando Tripodi (Lega), Massimiliano Maselli (Noi con l’Italia), Fabrizio Ghera (Fratelli d’Italia), Sergio Pirozzi (Lista Pirozzi), Pasquale Ciacciarelli (Cambiamo) ed il coordinatore Stefano Parisi.

Hanno messo a punto un documento in cui sanciscono l’unità di intenti rispetto alla sfiducia a Zingaretti. Ma questo dato politico, per quanto importante, non è sufficiente. Mancano i numeri necessari per determinare la chiusura anticipata di questa legislatura regionale.

Cavallari e Rousseau

All’appello mancherà il voto di Enrico Cavallari, già assessore di Roma capitale ai tempi di Gianni Alemanno: eletto nella lista della Lega ed uscito dal Gruppo poche settimane dopo l’insediamento. È stato uno degli strategici firmatari del Patto d’Aula raggiunto da Mauro Buschini oltre un anno fa e che ha consentito a Nicola Zingaretti di contare finora sul suo appoggio e su quello di Giuseppe Cangemi (ora rientrato in Forza Italia dopo l’uscita dell’area Toti).

Enrico Cavallari – Foto: © Imagoeconomica Stefano Carofei

Cavallari ha già fatto capire che non voterà la mozione di sfiducia se prima tutti i Presidenti di Commissione del centrodestra non si saranno dimessi. Da qui la domanda del centrodestra ai Cinque Stelle: ‘Voi che fate?‘. La presidente del gruppo, Roberta Lombardi, ha detto piu’ volte che sono pronti a votare la sfiducia, ma non prima di essere passati per il coinvolgimento del loro capo politico Luigi Di Maio e della piattaforma Rousseau.

I Fratelli crescono, i 5S si dividono

Il centrodestra a breve vedrà crescere il gruppo di Fratelli d’Italia. Aderiranno in modo ufficiale Sergio Pirozzi e Massimiliano Maselli, i rumors danno per certo anche l’arrivo dell’ex capogruppo di Forza Italia Antonello Aurigemma oggi al Misto. Di fatto, raddoppieranno i numeri in Aula del partito di Giorgia Meloni.

Il che metterà di fronte ad un bivio il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio: se dovesse avallare la mozione di sfiducia autorizzerebbe una manovra ostile al Segretario Nazionale del Partito Democratico, suo alleato di Governo. Con tutto ciò che ne consegue.

Davide Barillari Roberta Lombardi © Imagoeconomica, Stefano Carofei

La mossa di Roberta Lombardi è sottile e affilata. Infatti un eventuale no di Luigi Di Maio alla sfiducia a Zingaretti sancirebbe la spaccatura ancora più verticale nel gruppo del Movimento 5 Stelle, diviso tra gli integralisti di Davide Barillari ed i dialoganti di Roberta Lombardi. Una rottura diventata evidente in occasione del voto contestato con cui la capogruppo è stata confermata: 5 a favore e 5 contro la Lombardi che venne confermata perché fece valere il suo voto come doppio, in base al Regolamento. (leggi qui I 5 Stelle si spaccano su Lombardi. Zingaretti viaggia più spedito).

La prospettiva di una scissione nei 5 Stelle non è campata in aria. Come non lo è il cambio di casacca di altri consiglieri.

In arrivo il gruppo di Renzi

Tra i corridoi della Pisana si parla con sempre più insistentenza dei colloqui avviati da Ettore Rosato, ‘delegato’ di Italia Viva allo scouting nei territori. Matteo renzi vuole un gruppo del suo partito anche in regione Lazio, per tenere Nicola Zingaretti in ostaggio. (leggi qui Leopolda, pronta la manovra d’assedio a Zingaretti in Regione Lazio).

L’agenda del papà del Rosatellum è fitta di nomi. Giurano che ci siano Enrico Cavallari (gruppo Misto), la consigliera di Forza Italia Laura Cartaginese che a dicembre ha votato il Bilancio a Zingaretti; si parla poi della Dem Marietta Tidei ed altri consiglieri Pd.

Ettore Rosato, incaricato da Renzi di creare il Gruppo nel Lazio

La formazione di un gruppo di Italia Viva (per farlo servono almeno tre consiglieri) darebbe maggiore solidità a Zingaretti soltanto se entrassero a farne parte Consiglieri che oggi sono nel centrodestra.

Nello stesso tempo, la nascita del gruppo renziano innescherebbe dinamiche politiche ‘fastidiose‘ per il presidente Nicola Zingaretti. Perché cambierebbe la composizione della maggioranza: il che imporrebbe un rimpasto di Giunta, il riequilibrio delle Commissioni.

Accordo con i 5 Stelle o allargamento della maggioranza con i renziani. Oppure entrambe le cose. Non maleper uno che era partito con l’anatra zoppa.