E alla fine la Mozione si sfiduciò da sola

Foto © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Nessuna mozione di sfiducia contro Nicola Zingaretti: non ci sono i numeri. Alla fine non è stata presentata. Avrebbe solo rafforzato il Governatore. Parisi non smentisce i contatti con Calenda: "Ma mai con il centrosinistra". Rumors di un riposizionamento per Cambiamo. Il dialogo con i 5S prosegue

Nulla di fatto anche questa volta: la Mozione di Sfiducia a Nicola Zingaretti si è disinnescata da sola. Non è stata presentata, non è stata discussa, non è stata votata. Il centrodestra non ha i numeri per approvarla: era chiaro a tutti fin dall’inizio ma la Lega ha insistito. Fino ad oggi. Poi, al momento di procedere con la presentazione del documento è stato deciso di fare un passo indietro. Per non regalare un altro voto di Fiducia al Governatore.

Mancano i numeri

«Non ci sono i numeri per far passare la mozione di sfiducia contro Nicola Zingaretti – ammette Stefano Parisi, candidato governatore dal Centrodestra alle scorse Regionali – . È inutile portare in aula un documento che verrebbe bocciato».

Stefano Parisi © Imagoeconomica, Alessandro Paris

Era già accaduto. Il caso più clamoroso è quello di dicembre: la mozione non passò grazie ad una serie di assenze strategiche nei banchi del centrodestra. Sottolinea Stefano Parisi che quella volta «era possibile farla passare ma il consigliere Enrico Cavallari insieme agli esponenti di Forza Italia votarono a favore di Zingaretti. Credevo allora ci fossero le condizioni perché ero stato rassicurato da Antonio Tajani ma è stato fatto altro, e così Forza Italia muore».

La Lega ha insistito. Anche Cambiamo era a favore della Mozione. Il presidente della Commissione Cultura, Pasquale Ciacciarelli era il più convinto. Non lo era proprio Stefano Parisi, fin da subito. «Se la Lega vuole fare una mozione di sfiducia per vendicarsi dei 5 Stelle che l’hanno tradita andando con Zingaretti, è un problema della Lega, non di un’opposizione seria».

Con il cinismo della politica ha invitato tutti a guardare in faccia alle realtà: fare una mozione di sfiducia per farla bocciare è solo un piacere a Zingaretti. Che ancora una volta ne uscirebbe rafforzato.

I contatti con Calenda

Le indiscrezioni danno Stefano Parisi in riposizionamento. Oggi fa gruppo a sé con il suo movimento Energie per l’Italia. I rumors parlano di colloqui con Carlo Calenda. Lui nega qualunque possibilità di un impegno con la sinistra.

Carlo Calenda © Imagoeconomica, Livio Anticoli

Forse con Carlo Calenda si. Ma certamente non a sostegno della maggioranza di Nicola Zingaretti in Consiglio regionale del Lazio. «È impossibile che cambi il mio posizionamento politico, sono stato eletto col centrodestra e non ho alcuna intenzione di fare altro– ha detto Parisi – È molto strano che escano queste voci totalmente infondate“.

Parisi però non ha smentito i colloqui avviati con Calenda. A rivelarli era stato proprio l’Europarlamentare romano nel corso di un’intervista all’agenzia Dire.

Tuttavia Stefano Parisi ha puntualizzato che affiancherebbe Calenda solo a determinate condizioni. «Stiamo parlando con tutti, anche con Calenda. È evidente che è necessario costruire in Italia un soggetto che recuperi il vuoto generato da Forza Italia. Non c’e’ bisogno di formare l’ennesimo partitino a sinistra perché non mi vedrebbe presente».

Cambiamo… in fretta?

Pasquale Ciacciarelli

Altri rumors incontrollati parlano di contatti avviati da Giovanni Toti per dare un assetto diverso alla sua formazione. Cambiamo era nata per traghettare verso la Lega gli scontenti di Forza Italia, fornendogli un movimento più moderato. Ma la crisi di agosto non ha portato alle elezioni: ha generato il governo Conte 2. E Cambiamo si è trasformato in un progetto fuori tempo.

Le indiscrezioni parlano di contatti avviati sia con Fratelli d’Italia che con Matteo Salvini per far diventare Cambiamo una forza federata con uno di loro. Ma nessuno pare abbia fatto salti di gioia: mettersi dentro un gruppo strutturato significa doversi poi dividere gli spazi.

Un esempio? Alle prossime elezioni, con il taglio di 345 parlamentari, ci sarà un solo senatore tra Frosinone e Latina: con i Totiani dentro, il senatore uscente Massimo Ruspandini (FdI) dovrebbe difendere la sua ricandidatura sia al tavolo della coalizione e sia al tavolo interno con i federati che reclamerebbero una posizione.

Smentiscono i rumors dalle file arancioni. Per Pasquale Ciacciarelli (che oggi ha incassato la Legge sulla Cutlura) «Non sono rumors ma boatos. Noi continuiamo a radicarci sul territorio. Le adesioni ci sono e pure in buon numero: Forza Italia è un Partito in dissoluzione e Cambiamo rappresenta il naturale approdo».

Le Stelle non sono tramontate

Roberta Lombardi © A.S. Photo, Andrea Sellari

Nelle file del centrodestra sono convinti che l’ipotesi di fare entrare i Cinque Stelle in Giunta sia ancora sul tavolo, anche se il voto in Umbria ha frenato.

Vengono interpretati in questo senso gli interventi fatti in queste ore sia dalla capogruppo pentastellata Roberta Lombardi (leggi qui La rabbia di Roberta: «Perso un elettore M5S su due: non si sa più che cosa siamo») che dal governatore Nicola Zingaretti.