Mussolini non è più cittadino di Latina

Benito Mussolini non è più cittadini di Latina dal 1946. L'atto è stato riscoperto solo in questi giorni.

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

Colpo di scena: Benito Mussolini non è più cittadino onorario di Latina. E non lo è più dal 1946. La scoperta di una delibera di quell’anno, nell’ambito dell’archivio storico della Casa dell’Architettura, è apparsa su Facebook.

Ma andiamo per ordine. Benito Mussolini, ai tempi, fu insignito della cittadinanza onoraria in molti Comuni d’Italia, a partire dal 1923-24 in poi. Latina, all’epoca Littoria, fondata dal fascismo dopo la bonifica integrale delle paludi pontine, voluta dallo stesso regime, non fu da meno.

La particolarità di Littoria, inaugurata il 18 dicembre 1932, è rappresentata dal fatto che quella della concessione della cittadinanza onoraria al Duce è proprio la prima delibera ufficiale del neonato Comune. Ovvero la delibera numero 1. Fu solo con la delibera numero 2 che il Comune si preoccupò di stabilire proprie prerogative, come i colori della città (il nero per il fascismo, il blu per la casa regnante ovvero la dinastia sabauda).

Il nostro ex concittadino

La cittadinanza, in molti Comuni, fu “dimenticata” per decenni; alcuni, come Napoli e Matera, la cancellarono già nel ’44; molti altri, solo negli ultimi anni si sono ricordati di averla concessa, un secolo prima. Alcuni l’hanno revocata di recente, vedi Bergamo nel 2019, o Modena nel 2022; altri ancora hanno affrontato il dibattito, ma il voto in Consiglio poi non ha visto l’approvazione della cancellazione, come a Carpi nel 2022.

In ogni Consiglio comunale che affronta tale dibattito, ci sono motivazioni differenti. E non sono solo quelle – semplicistiche – tra centrosinistra e centrodestra per rispettive ideologie. Spesso i motivi sono più profondi: da un lato c’è chi intende cancellare un’onta, dall’altro c’è chi afferma che la storia non si cancella, anzi, deve essere memoria; altri ancora, secondo i quali in un assise ci sono problemi più urgenti da affrontare.

Il dibattito inutile

Latina nel Dopoguerra

A Latina, il dibattito c’è stato, a tratti. Piccole fiammelle di una brace che ogni tanto si rinfocolavano. Anche sotto l’amministrazione del sindaco civico Damiano Coletta, più volte si è alzata qualche voce, a ricordare che forse quella cittadinanza andava revocata.

Ma Latina aveva già – non senza polemiche tra maggioranza civica e opposizione di centrodestra – intitolato ai magistrati Falcone e Borsellino il parco pubblico della città. Che il centrodestra voleva ancora chiamare “Arnaldo Mussolini“, nonostante quell’intitolazione non fosse mai stata ufficializzata da un Consiglio.

Tra gli ultimi, a chiedere di togliere la cittadinanza al Duce, fu, nel febbraio 2022, in una seduta di commissione, l’allora consigliere comunale Francesco Pannone (Pd), spiegando che «è un dibattito che dovremo fare perché è una questione di rilevanza storica e sociale importante: il fatto che questa città a tutt’oggi ha come cittadino onorario il dittatore collaborazionista dei nazisti e fascista Benito Mussolini. Sarà un tema da affrontare perché abbiamo nominato l’anno scorso cittadina onoraria Liliana Segre, che è stata deportata nei campi dì concentramento. Nonostante ciò, mettiamo vittime e carnefici sullo stesso piano e io questo lo trovo assurdo».

Già revocato

Foto: Bundesarchiv / Bild

A un anno di distanza da quel dibattito, ora la nuova scoperta. Annunciata da Graziano Lanzidei, che già contribuì a ritrovare gli atti relativi alla non ufficiale intitolazione del parco ad Arnaldo Mussolini. Sulla sua pagina, pubblica ora una delibera. È la numero 13, del 22 settembre 1946, quando ormai Littoria è già Latina.

L’oggetto della delibera è lo stemma della città. «Il sindaco – si legge nell’atto – dà lettura al Consiglio delle deliberazioni 7 novembre 1932 numero 1 e 2, con le quali il Capo del Governo del tempo è stato nominato cittadino onorario di Littoria ed è stato scelto come gonfalone il drappo nero per ricordare che il Comune è stato creato dal regime fascista. Per lo stemma è stato stabilito che avesse al centro, in campo azzurro, due moschetti e baionette innestate, racchiudenti il fascio littorio, il campo azzurro circoscritto da fasci di spighe di grano, combacianti in alto con un elmetto di guerra».

L’azzurro avrebbe dovuto ricordare i decorati al valore, i moschetti e l’elmetto la tradizione gloriosa dei reduci di guerra; le spighe di grano, l’abbondanza e la ricchezza della terra redenta dalla volontà bonificatrice dell’Opera nazionale combattenti.

Nella parte inferiore dello stemma, un nastro argenteo con la scritta A.X. Ciò premesso, il sindaco propone al Consiglio la revoca delle suddette deliberazioni. Il Consiglio comunale, fatti propri i concetti su esposti, a voti unanimi, delibera di abrogare le suddette deliberazioni 7 novembre 1932, numero 1 e 2; di bandire apposito concorso per il nuovo stemma della città, che dovrà esprimere il trionfo dell’agricoltura sulla palude mortifera».

Dunque, Mussolini non è più cittadino onorario di Latina. Dal 1946. Una scoperta, precisa Lanzidei, avvenuta «grazie a Luca Santangelo, ardito storico. Ed a Pietro Cefaly, e al workshop di ricerca storica che stanno tenendo presso la Casa dell’architettura di Latina».