Mutando l’ordine dei leader la potenza non cambia

Il centrodestra resta maggioritario da anni, pur passando da Silvio Berlusconi a Matteo Salvini e adesso (forse) a Giorgia Meloni. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti deve inventarsi una coalizione aprendo alle liste civiche e alle Sardine. Ma non ha molto tempo per farlo.

L’evoluzione nel centrodestra segue gli stessi canoni da anni. Per quasi due decenni è stato Forza Italia il Partito di riferimento, quello con più voti e con la leadership assoluta: Silvio Berlusconi.

La Casa delle Libertà fu costruita con questo schema, nel quale c’erano anche Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini e il Ccd di Pierferdinando Casini. Poi si aggiunse l’Udc di Rocco Buttiglione. Quindi l’alleanza con la Lega Nord di Umberto Bossi e, dopo diversi anni, il passaggio al Popolo delle Libertà.

Umberto Bossi, Silvio Berlusconi, Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini © Imagoeconomica, Vincenzo Serra

Quando Forza Italia è crollata dal 35% al 7% il travaso interno dei voti ha premiato la Lega di Matteo Salvini, che negli ultimi anni è stata il punto di riferimento, fino a toccare il 34% alle Europee. Adesso, da circa un anno, il Carroccio perde consensi, mentre avanza Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Alla fine i voti di questa area politica sono sempre gli stessi. Cambiano le percentuali dei singoli partiti e i rapporti di forza, ma non cambia la potenza di fuoco complessiva.

La strategia del Centrosinistra

È questo il punto più importante all’attenzione del segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti, che anche nel Lazio ha vinto con la consapevolezza che il centrodestra era maggioritario.

A differenza dei suoi predecessori Zingaretti sa che l’Ulivo non esiste più. E non esiste più nemmeno quell’alleanza di centrosinistra che ha comunque retto fino a qualche anno fa. Lui deve inventarsi una coalizione nuova e non può contare sul Movimento Cinque Stelle, diviso tra mille fazioni e comunque senza radicamento vero nella società italiana.

Nicola Zingaretti

Lo schema deve essere per forza quello delle Regionali, con l’apertura alle liste civiche e soprattutto al movimento delle Sardine, l’unico che ha saputo parlare alla pancia di una sinistra in crisi di identità.

Alla Regione Lazio Zingaretti si è inventato il patto d’aula, l’apertura ai Cinque Stelle di Roberta Lombardi e ora le intese con esponenti come Marco Cacciatore. (Leggi qui Sì a Cacciatore, più ampia la maggioranza Zingaretti).

Ma per competere con il centrodestra non basta. Né alle Politiche né alle Regionali. Indipendentemente da chi guiderà la coalizione tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

C’è bisogno di una novità forte che rivoluzioni il campo del centrosinistra. Il tempo a disposizione è poco, perché il rischio è che, terminata l’emergenza Coronavirus, la sinistra si scopra senza coalizione.