Napoleone Quadrini sconfitto al Tar

La sera del 18 giugno 1815 l’imperatore Napoleone Bonaparte si allontanava sconfitto, alla luce del tramonto, dal villaggio di Waterloo, in Belgio, circondato da soldati francesi in fuga. La sera del 19 ottobre 2016, sua eccellenza Gianluca Quadrini presidente dell’indomita Comunità Montana di Arce (pervicace alla liquidazione) si allontanava sconfitto, alla luce del tramonto, dalle aule del Tribunale Amministrativo Regionale, circondato da avvocati e dirigenti disperati. Per entrambi i condottieri è stata una battaglia strategica. Combattuta contro forze immensamente più potenti: il piccolo imperatore corso dovette fronteggiare le potenze europee riunite al Congresso di Vienna che per sconfiggerlo misero insieme un esercito di un milione e mezzo di soldati; il poderoso presidente arpinate ha dovuto contrastare la potenza d’urto di Nicola Zingaretti e della Regione Lazio, coalizzati per ridurre ad un insignificante ente il suo laborioso regno montano sempre  all’opera.

Napoleone, rientrato a Parigi trovò riunito il parlamento che lo obbligò ad abdicare e lo costrinse a fuggire dal paese. Quadrini ha trovato il ragioniere capo e l’economo che ora devono far quadrare i conti.

Infatti, a causa della sconfitta giudiziaria rimediata nelle ore scorse al Tar, le già asfittiche casse della Comunità Montana di Arce (pervicace alla liquidazione), verranno a trovarsi con un milione e mezzo di euro in meno.

L’affronto che ha scatenato lo scontro tra titani era stato compiuto dalla Regione Lazio.  Comportandosi con la protervia tipica delle grandi potenze, aveva guardato con sufficienza quel piccolo regno montano dove i tosaerba sono sempre in funzione, l’asfalto rattoppa giorno e notte le vie di comunicazione non appena si sfaldano, gli artigiani ricompongono i muretti a secco sulle mulattiere, gli addetti stampa cantano in continuazione le gesta dell’ente.

Colti da invidia per tanta efficienza, i consiglieri del governatore Zingaretti hanno suggerito: togliamogli i soldi. Detto e deliberato. Viene messa a punto la ‘Deliberazione Regionale con i Nuovi Criteri di Riparto dei contributi per le spese delle Comunità Montane nel Lazio’.

Quando l’eroico presidente Gianluca Quadrini  la riceve balza sul trono: gli tagliano un milione e mezzo quasi. E lui su quei soldi ci faceva affidamento. Già vedeva i lampioni sulle vie di montagna che collegano Arce con Arpino. Immaginava gli acquedotti con cui dissetare le popolazioni sui picchi di Santopadre. Sentiva il profumo dell’erba tagliata finanche nel centro di Roccadarce. Ma al di là dell’spetto economico, dei suoi piani di sviluppo così sfacciatamente compromessi, c’era l’affronto istituzionale. Un guanto di sfida che raccoglie incurante delle differenze di forza.

Quadrini convoca i suoi giuristi, aggiusta la fascia, imposta il tono della voce affinché gli addetti stampa lo riportino in modo adeguato. E determina: «Impugnate al Tar la Determina regionale».

Lo scontro viene preparato in ogni dettaglio. La sera prima della battaglia decisiva, Gianluca Quadrini riunisce il suo stato maggiore. Ed analizza: «Non siamo soli, al nostro fianco c’è anche l’epica Comunità Montana dei Monti Lepini di Priverno (pervicace alla liquidazione), combatteremo in due». Studia ogni mossa. E pensa alle gare da assegnare.

Sul campo però le cose vanno in modo diverso. I giudici del Tar rilevano che «Non ricorrono gli elementi giuridici necessari per poter accordare una sospensiva della Determina. Il danno ipotizzato dalle Comunità Montane di Arce e di Priverno è solo ipotetico. La natura della delibera assegna criteri di riparto validi per tutti».

Nulla da fare per il presidente. Niente sospensiva. I tagli restano. E poi si vedrà. Dopo Waterloo Napoleone finì a San’Elena. Quadrini no: lui continuerà la marcia che lo porterà a candidarsi con Mario Abbruzzese verso un’altra imperiosa conquista, l’aula della Regione Lazio.

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