Napoleone Villa e la presunzione che lo alimenta

La prospettiva di Formia per il 2021. La prima certezza è che si tornerà al voto. La seconda è che Paola Villa si ricandida a sindaco (lo ha detto lei l'altro giorno). Temeraria. Forse napoleonica. Ma certo una mossa non sciocca. Per demerito degli altri. Ecco perché

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Il 2021 sarà l’anno in cui Formia tornerà alle urne per scegliere il suo sindaco e la sua amministrazione comunale. Lo scioglimento del Consiglio è una formalità che verrà sbrigata dal prefetto di Latina nei prossimi giorni: dopo avere mandato un commissario con l’incarico di esaminare i conti, accertare che c’è uno squilibrio, confermare che non è stato riequilibrato dall’Aula. Faccenda di poche settimane.

L’alleanza sbriciolata

Il sindaco di Formia, Paola Villa

C’è anche un’altra certezza: non verrà riproposta agli elettori l’alleanza che ha consentito alla professoressa Paola Villa di diventare sindaco di Formia né di destra, né di sinistra, né pentastellata.

Il crollo dell’amministrazione è nato al suo interno: vari blocchi si sono staccati poco alla volta passando con l’opposizione fino a lasciare il sindaco senza più i numeri per governare. Nemmeno in un padiglione Psichiatrico si può pensare che gli stessi alleati di tre anni fa possano tornare insieme.

Ulteriore certezza non scontata: Paola Villa riproporrà sé stessa agli elettori. Una scelta al limite della sfrontatezza politica. Ma che ha una ragione fondata. È stata lei stessa ad annunciare che si ricandiderà a sindaco, lo ha fatto nel corso della conferenza stampa di fine anno.

Una decisione al confine tra il delirio cesarista e la Coazione a ripetere: tra il fenomeno che porta a ritenersi dei piccoli Napoleone e quello che induce a rifiutare la realtà portando a ripetere il trauma nella speranza di cambiarne il finale. Sono eccezioni le rielezioni di sindaci sfiduciati in maniera così netta e palese. Ma una ragione nel farlo Paola Villa la ha.

Tre avversari senza baricentro

La ragione è la stessa che ha portato alla sua caduta. Di fronte non ha un’opposizione: ne ha almeno tre.

Claudio Marciano. Foto © Andrea De Meo

Partendo dalla più debole numericamente: il Partito Democratico ha dimostrato di essere tanto evanescente quanto inadeguato al governo cittadino.

In Aula è stato rappresentato da un professore di assoluto spessore morale e politico, in totale scollamento però con la Sezione Dem cittadina. Nei quattro mesi di collasso dell’esecutivo Villa le posizioni tra Consigliere eletto e Circolo politico sono state all’opposto.

Nel suo rigore intellettuale il professor Claudio Marciano ha avuto lo Statuto come stella polare, se ci sono i numeri il sindaco governa altrimenti va a casa, zero contatti con le destre. La Sezione invece è permeata di Realpolitik: principio per il quale la politica è l’arte del possibile e se ci sono obiettivi comuni ben vengano le sintesi.

È la stessa concezione che nella vicina Gaeta ha portato pezzi di Pd al governo con il sindaco Cosimino Mitrano di Forza Italia. Altrettanto a Terracina li ha portati a governare con Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia. Goffredo Bettini la chiamerebbe: vocazione politica del Pd per il governo.

La differenza di posizioni è legittima, è il sale dalla dialettica democratica. Tuttavia non ci si può dividere in maniera così netta su un tema tanto dirimente. Se non si è buoni a trovare una sintesi al poprio interno come ci si può candidare al governo di una città? Materia su cui il Pd dovrà riflettere.

E a destra non va affatto meglio

Claudio Fazzone ed Eleonora Zangrillo

Non meno divisa la destra. Più delle parole è in grado di descrivere la situazione il tentativo di compiuto da Eleonora Zangrillo di Forza Italia nei primi giorni del collasso finale. Quando ha tentato di riunire il centrodestra per tracciare una rotta unitaria. A quella riunione c’è andata solo lei o quasi. Questo perché tutti gli altri volevano verificare la possibilità di trovare un patto con il sindaco. (Leggi qui Stati Generali mezzo flop, al via le consultazioni scontate).

Erano disposti a tirarla fuori dalle sabbie mobili: convinti poi di poterla manovrare per il resto della consiliatura. Tanto vale per la Lega e tanto per FdI-Formia ConTe. Soprattutto per questi ultimi che a lungo hanno tentato l’intesa durante le consultazioni (Leggi qui: Costa torna a casa. A Villa ne servono altri 2. Forse li ha).

Quanto accaduto dimostra che il centrodestra è diviso, non ha un collante, non ha un progetto aggregante. Così non può governare insieme neanche un sottoscala.

Il senso della ricandidatura

Paola Villa e Pasquale Di Gabriele. Foto © Andrea De Meo

Paola Villa sarà pure spigolosa di carattere e del tutto incapace di mediare. Ma tre anni fa ha vinto perché i suoi avversari si sono divisi: convinti che la fascia tricolore fosse una conta interna al centrodestra. Avversari presuntuosi ai quali Formia si è ribellata.

La logica della ricandidatura di Paola Villa sta tutta qui: se i suoi avversari non si compatteranno intorno ad un progetto politico serio, se si aggregheranno solo per fare numero e vincere le elezioni per poi dividersi il giorno dopo, il voto rischia di vedere la professoressa Villa di nuovo terribilmente in partita.

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