Nasce l’asse Zingaretti-Calenda. Potrebbero essere i nuovi D’Alema e Veltroni

Foto: © Imagoeconomica Stefano Carofei

Al Tempio di Adriano si delinea il Partito Democratico del futuro: la concretezza del presidente della Regione Lazio e la visione economica dell’ex ministro. Con loro si potrebbe perfino fare a meno di Renzi.

Nella splendida cornice del Tempio di Adriano è nata l’impostazione di quello che potrebbe essere il Pd del futuro, quello al quale Nicola Zingaretti lavorerà h24 dopo le Europee. Magari sulla scorta di un risultato positivo, oltre il 20% però.

Perché nel Pd del futuro c’è bisogno di ricominciare a dire e a fare cose di sinistra, ma anche di restare sintonizzati con l’economia globale.  E a questo penserà Carlo Calenda. Il quale alla manifestazione al Tempio di Adriano ha detto: «Con Nicola abbiamo una storia diversa, un carattere diverso, il mio è molto peggio, ma io sono con lui in questa battaglia. E quando mi dicono che Zingaretti era comunista, uno della ditta, io rispondo “ma che cavolo dici!, guarda le cose che proponiamo”. Leviamoci la sindrome degli sconfitti, su ogni singola cosa marchiamoli a uomo. Loro salvano Siri e noi facciamo la mozione contro di lui, così vediamo cosa fa M5S». 

Ma anche il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha detto la sua. Spiegando: «A Calenda sono arrivati messaggi del tipo “traditore, puzzone, ti sei alleato con Zingaretti!” e anche a me sono arrivati messaggi del tipo, “siete matti vi mettete insieme a Calenda”. La lista unitaria invece è l’inizio dell’alternativa. Noi siamo uniti dalla coerenza di anteporre una idea e una passione al servizio di tutti, l’opposto dello spettacolo che dà il governo. Una danza macabra in cui si litiga su tutto».

Nicola Zingaretti e Carlo Calenda potrebbero rappresentare quello che in passato, nel Pds e nei Ds, hanno rappresentato Massimo D’Alema e Walter Veltroni: “baffino” e l’americano, soprannomi che evidenziavano anche un diverso patrimonio politico e ideologico.

Quei partiti, legittimi eredi del più grande Partito Comunista dell’Occidente, hanno governato e vinto molte elezioni, contribuendo a fondare l’Ulivo.

Oggi il contesto è diverso e alla fine la dimensione politica non si può scindere da quella economica. Nicola Zingaretti, che è amministratore locale, incarna il buon senso del padre di famiglia e tiene la barra dritta sul sociale, sul lavoro, sui diritti. Carlo Calenda ha una competenza e una visione economica enormi e nei mercati internazionali si muove come fosse a casa sua.

Servono entrambi al nuovo Pd. Potrebbero perfino fare a meno di Matteo Renzi.

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