“Ne parlavo con il Papa. Ho fatto solo gli interessi del Vaticano”

La 13ma udienza in Vaticano per la scandalo del palazzo di Londra. L'ex direttore dell'Antiriciclaggio Tommaso Di Ruzza di Aquino fa luce sulle sue decisioni e quelle del suo ufficio. Già cadute le accuse di peculato

Cinque ore di interrogatorio. Senza mai un ‘non ricordo‘ o un ‘non so‘. L’ex direttore dell’Antiriciclaggio in Vaticano Tommaso Di Ruzza ha ricostruito davanti ai magistrati della Santa Sede tutti i passaggi dell’operazione che ha portato all’acquisto dell’immobile di Sloane Avenue a Londra. Un’operazione finanziaria dalla quale è nata un’indagine voluta direttamente da Papa Francesco sugli investimenti della Segreteria di Stato. (Leggi qui: Speculazioni nel nome del Signore: le accuse a Di Ruzza).

L’ex direttore è stato il protagonista della tredicesima udienza, celebrata ieri nell’Aula polifunzionale dei Musei Vaticani. In quella del 25 gennaio aveva già chiarito tutti i dubbi sulle sue spese personali fatte per ragioni d’ufficio: nessun peculato, solo spostamenti per missioni della Authority. Ora restava da chiarire la sua condotta sull’operazione di Sloan Avenue: l’accusa sospetta che sotto gli occhi di Tommaso Di Ruzza sia passata un’operazione irregolare, conteneva una tangente che il direttore non ha bloccato. (Leggi qui: Vaticano, le spese di Di Ruzza? “Regolari, archiviamo l’accusa”).

Ecco con chi parlavo in Vaticano

Tommaso Di Ruzza (Foto: Imagoeconomica, Paola Onofri)

Nel resoconto dell’agenzia di informazione religiosa Sir si spiega che l’ex direttore Tommaso Di Ruzza ha messo subito in chiaro i suoi rapporti con gli altri nove protagonisti del processo. Sei non li conosce, non li ha mai frequentati; due li conosce ed ha avuto contatti con loro per ragioni d’ufficio ma non per gli investimenti al centro del processo; dei due uno è un monsignore che sentiva per fissare gli appuntamenti con la Segreteria di Stato, l’altro è l’ex potentissimo cardinale Angelo Becciu che si è dimesso ribadendo al Papa la sua innocenza. È il nome più in vista nel processo. “L’ho ho incontrato due volte in Segreteria di Stato nel 2018 per motivi d’ufficio estranei ai capi di imputazione” ha detto Tommaso Di Ruzza.

C’è un dettaglio che mette in chiaro un aspetto: “La mia utenza cellulare non è presente in alcuna chat agli atti del processo; le mie frequentazioni sono state sempre facilmente riscontrabili”.

Allora con chi si confrontava sulle questioni finanziarie il direttore Tommaso Di Ruzza: con chi ha parlato delle operazioni finite sotto processo? “I miei unici interlocutori – ha detto, stando al resoconto della Sir – sono stati Sua Santità Papa Francesco, il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ed il Sostituto monsignor Edgar Peña Parra; i vertici dello Ior l’Istituto per le Opere di Religione nelle persone del presidente Jean-Baptiste Douville de Franssu e del direttore generale Gianfranco Mammì; oltre che – per ovvie ragioni d’ufficio – l’allora presidente dell’Aif René Brülhart”. 

I colloqui con il Papa

Papa Francesco

Nelle sue memorie per la Corte, Tommaso Di Ruzza ricorda di avere avuto un primo incontro con il Santo Padre il 26 marzo 2019. Da quattro giorni ha ricevuto una comunicazione ufficiale dalla Segreteria di Stato e mette in moto la macchina degli accertamenti dell’Authority. Il 26 Di Ruzza riferisce al Papa i risultati delle prime verifiche compiute dal suo ufficio.

Francesco gli rivela che è stato lui ad invitare il Sostituto monsignor Peña Parra a rivolgersi all’Antiriciclaggio Vaticana; le ritiene “persone di fiducia della Santa Sede”. Cosa vuole fare il Papa? Voltare pagina sulla questione del palazzo comprato a Londra e rivelatosi un pessimo affare. Toglie di mezzo intermediari e faccendieri: dispone la gestione diretta della questione. Per questo chiede all’Aif di affiancare il Sostituto. Seguono altri incontri e telefonate nel periodo da marzo a settembre del 2019.

E quelli con i cardinali

Foto: Giuseppe Carotenuto / Imagoeconomica

Durante il lungo interrogatorio Tommaso Di Ruzza ha ricostruito anche i suoi incontri con il cardinale Pietro Parolin. Avvengono con regolarità. Si parla dell’immobile di Londra ed il Vaticano esprime la volontà di non avviare contenziosi: viene spiegato al Direttore dell’Antiriciclaggio che si punta ad un accordo con cui chiudere le questioni pendenti nell’interesse della Santa Sede. Perché ci sono i contratti firmati e ratificati nel novembre e dicembre 2018.

La volontà di trovare una transazione indcata dal cardinale Parolin viene confermata a Di Ruzza anche da monsignor Peña Parra. E nell’ambito di quell’accordo che avrebbe chiuso la questione del palazzo a Londra viene chiesta dalla Segreteria di Stato allo Ior un’anticipazione di liquidità per alcuni milioni di euro.

Su quella somma, viene chiesto a Tommaso Di Ruzza perché non intervenne. Assistito dagli avvocati Roberto Borgogno e Gianrico Ranaldi mette a verbale: «L’anticipazione di liquidità, chiesta dalla Segreteria di Stato per sostituire il precedente mutuo sull’immobile di Londra, poteva essere concessa dallo Ior perché coerente con l’autorizzazione di cui l’Istituto era titolare; essa avrebbe soddisfatto pienamente gli interessi della Santa Sede, in tutte le sue componenti».

L’udienza prevista per oggi non è stata celebrata ed il processo riprenderà il 5 maggio. Quel giorno verrà ascoltato il cardinale Becciu. Le altre date delle udienze calendarizzate dal presidente Pignatone sono il 18 maggio (seconda udienza per sentire il cardinale Becciu), 20 maggio, il 30 maggio, il 31 maggio ed il 1° giugno.

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