Nel Consiglio di Frosinone nulla sarà come prima

Nulla sarà più come prima in Consiglio Comunale a Frosinone. Togliere la parola a Domenico Marzi ha rappresentato uno spartiacque. Ecco perché

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Durante il Consiglio comunale dell’altro giorno è stato superato il punto di non ritorno. Nulla sarà più come prima. Vale per l’opposizione ma vale anche per la maggioranza del sindaco Riccardo Mastrangeli.

Nel silenzio più assoluto, come se fosse la normalità, l’altra sera l’Aula di Frosinone è tornata centrale nella dialettica politica cittadina. Il dibattito è stato incentrato sulla discussione, a tratti molto forte: poco conta che il tema fosse la mozione presentata dall’opposizione circa l’opportunità del raddoppio dell’ascensore inclinato. Ciò che conta è la sostanza. (Leggi qui: Ascensore infuocato in Consiglio comunale)

L’Aula del sindaco Riccardo Mastrangeli non è l’Aula del sindaco Nicola Ottaviani. Vediamo perché.

Lo scivolone del presidente del Consiglio

Massimiliano Tagliaferri

Innanzitutto una premessa. La decisione del presidente del Consiglio Comunale Massimiliano Tagliaferri di attenersi di attenersi in maniera scrupolosa e rigorosa ai tempi contingentati del Regolamento è certamente legittima ma di discutibile efficacia. Le indiscrezioni giurano che al termine del Consiglio ci sia stato un acceso rimbrotto del sindaco: Riccardo Mastrangeli non ha condiviso per niente quella strategia. Per una serie di motivi.

Il primo: una questione di stile, non si toglie la parola così ad un Domenico Marzi come se fosse un inesperto ragazzino di bottega e non fosse invece il due volte sindaco del capoluogo, artefice di una innegabile serie di lavori che hanno contribuito alla crescita. Il secondo: Mastrangeli è convinto che la mozione sulla quale Marzi stava argomentando facesse “acqua da tutte le parti”; togliendogli la parola è stata fornita a Marzi la scusa per mollare la discussione senza doversi arrampicare sugli specchi.

Il terzo e più importante. Con la sua decisione Max Tagliaferri ha detto che a Frosinone si predilige la forma rispetto alla sostanza. Sacrificare sull’altare delle regole dibattiti, confronti, illustrazioni di idee importanti a beneficio della città, rischia di impoverire e ingessare il dibattito consiliare, già abbastanza asfittico. E che solo l’altra sera ha cominciato a prendere corpo. Parlare di un buca o di un progetto di sviluppo della città, non è la stessa cosa. Ad ogni cosa, il proprio tempo.

Il pericoloso precedente

Norberto Venturi e Angelo Pizzutelli

Soprattutto si è creato un precedente. Potenzialmente pericoloso. Da ora in avanti, tutti gli interventi in aula, del Sindaco, degli  assessori e consiglieri, dovranno essere, sempre, monitorati e contingentati, senza consentire sforamenti. A nessuno. Ne all’opposizione, né tantomeno alla maggioranza.

 In caso contrario, la credibilità del nuovo corso del presidente del Consiglio comunale rischia di perdere credibilità. Perché se hai tolto la parola a Marzi allora puoi e devi toglierla a tutti.

E comunque, in democrazia, la dialettica, quella vera e produttiva, non quella strumentale,  non ha bisogno della clessidra.

Il cambio di pelle

Angelo Pizzutelli

Per quanto riguarda la minoranza. Le dinamiche in aula dell’altra sera hanno dimostrato (ma non ce n’era era certo bisogno) che l’unita e la condivisione delle iniziative sono presupposti imprescindibili. E questo a prescindere dal fatto che si tratti di iniziative politiche oppure della produzione di atti e documenti di indagine sull’attività dell’amministrazione. Se veramente l’opposizione vuole essere incisiva e provare a mettere in difficoltà la giunta Mastrangeli, la strada è questa.

Per questo, diventa fondamentale lavorare al processo di ricucitura con il Partito Socialista del capoluogo. Due opposizioni sono assolutamente inconciliabili. E tantomeno lo possono essere in prospettiva della individuazione di una candidatura a sindaco da parte della sinistra che sia unitaria, autorevole, condivisa e competitiva.

Che sia fondamentale un cambio di passo lo ha ricordato anche Domenico Marzi. Dicendo che «Occorre creare una nuova classe politica e mi auguro che le mie sortite siano da monito. L’obiettivo è creare una squadra compatta che sia alternativa a questo centrodestra». Lo scenario è quello di un’azione d’opposizione alla Giunta Mastrangeli, con Domenico Marzi a fare da padre nobile della minoranza. L’ex sindaco di Frosinone fa sempre notizia: sia quando parla, sia quando gli impediscono di parlare.

La luna di miele è finita

Riccardo Mastrangeli

Per quanto riguarda la maggioranza. Il tempo della rendita da vittoria elettorale è terminato. L’opposizione si è svegliata dal torpore dell’anno sabatico che si era autonomamente concesso. Ora l’attività amministrativa del sindaco e degli assessori  sarà ulteriormente monitorata e sollecitata ad essere ancor più efficiente ed efficace. Anche in ordine ai tempi di realizzazione delle importanti opere pubbliche in programma a Frosinone.

Inoltre, è arrivato il momento che anche i consiglieri comunali di maggioranza comincino a battere un colpo e ad esercitare fino in fondo il proprio ruolo, sia in aula che fuori, nel difendere le scelte dell’amministrazione. In particolare i Gruppi consiliari dei Partiti tradizionali della coalizione di centro destra. Fratelli d’Italia, Lega Forza Italia, dei quali non si ricorda fino ad oggi  una presa di posizione o un intervento importante in Consiglio Comunale.

Non possono essere sindaco e assessori a cantare e portare la croce. La Giunta ed il sindaco, illustrano le delibere in Consiglio,  per le quali chiedono il voto di approvazione. In aula poi, sono i Consiglieri comunali (di maggioranza), a rappresentare la guardia pretoriana della giunta. Ne devono sostenere e se serve, anche spiegare le decisioni, in contrapposizione alle critiche della minoranza. È stato sempre così in qualsiasi assemblea: dal Parlamento alla Regione al Consiglio Comunale.

A Frosinone i gruppi consiliari di maggioranza si sono distinti, fino ad ora, per il silenzio. Assordante.

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