Nel frullatore del voto anticipato. Ma soltanto annunciato

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Giuseppe Conte e Luigi Di Maio hanno una paura enorme delle urne, Matteo Salvini tentenna perché sa che nella Lega ci sono settori in rivolta (Zaia, Fontana, lo stesso Giorgetti). Forza Italia rischierebbe l’estinzione. L’unica che non ha dubbi è Giorgia Meloni. Mentre nel Pd Nicola Zingaretti e Matteo Renzi pensano più che altro al controllo dei gruppi parlamentari.

Giuseppe Conte, il presidente del consiglio, non vuole elezioni anticipate perché sa perfettamente che un ruolo del genere non lo ricoprirebbe più. Luigi Di Maio, capo politico dei Cinque Stelle, ha il terrore sacro del ritorno anticipato alle urne perché intanto, per la regola dello “stop al secondo mandato”, lui e tanti altri non potrebbero essere ricandidati. E in ogni caso i sondaggi accreditano il Movimento Cinque della metà esatta del consenso del 4 marzo 2018. Quindi, il 50% dei pentastellati a casa. Con il Movimento che a quel punto potrebbe essere guidato da Roberto Fico o da Alessandro Di Battista. Sempre mettendo in conto i ruoli del fondatore Beppe Grillo e di Davide Casaleggio.

La Lega è accreditata di percentuali boom nei sondaggi, eppure Matteo Salvini tentenna. Perché non vuole tornare nell’alveo del centrodestra? Forse. O forse perché sa che prima o poi perfino lui, il Capitano, dovrà fare i conti con la fronda interna al partito? Quella rappresentata dai Governatori Luca Zaia (Veneto) e Attilio Fontana (Lombardia), che non sopportano più l’idea stessa di stare in un Governo con i Cinque Stelle guidato da Giuseppe Conte. La crisi di governo la vuole Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del consiglio. Pronto a lasciare la poltrona a Palazzo Chigi. Matteo Salvini accelera e frena, sventola la rottura ma poi si ferma. E’ indeciso, nonostante i sondaggi. 

Forza Italia non vuole le elezioni anticipate, malgrado qualche dichiarazione contraria, perché il partito rischierebbe percentuali bassissime e comunque ininfluenti.

Restano i Fratelli d’Italia e il Partito Democratico. Giorgia Meloni le elezioni anticipate è l’unica a volerle davvero. Per contarsi, per verificare la consistenza politica e numerica del centrodestra senza Forza Italia, per avere una legittimazione dalle urne completa e inattaccabile. Ma dalla Lega ormai più di qualcuno vede i Fratelli d’Italia come un alleato potenzialmente scomodo, forse più dei Cinque Stelle.

Il grande rebus è il Partito Democratico. Nicola Zingaretti dice di volere elezioni anticipate. Perché è l’unico modo per avere gruppi parlamentari fedeli, visto che quelli attuali per la stragrande maggioranza rispondono a Matteo Renzi? Il segretario nazionale e presidente della Regione Lazio sa che in questo momento il Pd non potrebbe che accontentarsi del secondo posto, neppure blindato. E il passaggio elettorale potrebbe consegnare il Paese ad una coalizione di Destra. Senza neppure Forza Italia.
Matteo Renzi voleva presentare una mozione di sfiducia al ministro Matteo Salvini. Iniziativa stoppata proprio da Zingaretti.

Per Renzi vale il discorso opposto: difficilmente avrà ancora il controllo dei gruppi parlamentari. Meglio tenere in vita il Governo gialloverde o il lavacro delle urne? In ogni caso la partita è interna alla strana coalizione Lega-Movimento Cinque Stelle. Perfino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per adesso non può che restare a guardare.