Zingaretti dalla Gruber sembra D’Alema: Gentiloni sarà Romano Prodi?

L’appello ai Cinque Stelle per una coalizione “contro” Salvini ricorda l’operazione di Baffino “contro” Berlusconi, che però non riuscì fino in fondo. Anche perché bisognerà comunque fare i conti con Matteo Renzi, che potrebbe ritagliarsi il ruolo che fu di Fausto Bertinotti.

Quando Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Franco Marini e Romano Prodi pensarono per la prima volta all’Ulivo lo fecero in una logica “contro” Silvio Berlusconi. Prodi ha battuto per due volte il Cavaliere, ma non è riuscito a fermarlo. Soprattutto perché in entrambi i casi i suoi Governi caddero sotto il fuoco amico. Troppi distante Rifondazione Comunista di Fausto Bertinotti, troppo variegata una coalizione che andava da Turigliatto a Mastella.

Nicola Zingaretti © Imagoeconomica, Sara Minelli

Oggi Nicola Zingaretti, segretario del Pd, fa una mossa simile chiedendo ai Cinque Stelle che l’accordo di Governo diventi alleanza politica. (leggi qui Zingaretti al M5S: «Facciamo l’alleanza»). Ma ci sono enormi difficoltà. Intanto la diffidenza dei vertici, che per anni hanno individuato l’altro come il male assoluto.

Si può superare certo, ma in tanti non ci staranno e altri resteranno con dubbi e mal di pancia pronti alla prima imboscata.

Ma poi ci sono due elettorati completamente diversi e quello pentastellato non è tutto “contro” Matteo Salvini. Mentre l’appello di Zingaretti a Di Maio è proprio “contro” Matteo Salvini.

Dice Zingaretti che il potenziale di un’alleanza tra Cinque Stelle e Pd è circa il 47-48%. Più o meno quello del centrodestra unito: Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Cambiamo e civiche.

Foto: © Stefano Carofei, Imagoeconomica

Nel centrodestra l’unico a non essere tanti convinto è Silvio Berlusconi, ma l’elettorato è molto amalgamato. In ogni caso il segretario dei Dem immagina uno schema maggioritario, probabilmente per ridurre il potere di interdizione di Matteo Renzi. Il quale del resto non avrebbe molti alternative se non quella di stare anche lui in un’alleanza del genere. Diventerebbe un Bertinotti di centro, con la stessa determinazione a contare però.

Vedremo come andrà a finire, soprattutto dopo le regionali dell’Umbria del 27 ottobre. Non saranno decisive come l’Emilia Romagna, ma fortemente indicative sì. Intanto però Zingaretti fa un ragionamento pratico ed esattamente come fece Massimo D’Alema tanti anni fa parte da una coalizione “contro”. Gli serve un Romano Prodi, che al momento non c’è. Non si individua. A meno di non pensare a Paolo Gentiloni.