No al biodigestore, si alla centrale atomica

Il Consigliere di Casapound presenta una mozione. A favore dell'energia atomica. E chiede al sindaco di impegnarsi per la realizzazione delle nuove centrali in Italia. Al biodigestore con gli avanzi di cucina aveva detto No

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

L’energia dei rifiuti (organici) no. Quella atomica sì. Sembra essere questo l’asso nella manica per risolvere la crisi energetica (si presume non solo nella Valle del Sacco) reso noto qualche giorno fa dal consigliere di Casapound del comune di Anagni Valeriano Tasca.

Come si sa, Tasca è (non da oggi) uno dei politici di Anagni più impegnati nella difesa del proprio territorio dalle conseguenze di un inquinamento ambientale scriteriato. E, ovviamente, uno degli avversari più decisi del progetto di biodigestore del gruppo A2A-Saf. Tanto da decidere, con il collega Fernando Fioramonti di Cittatrepuntozero, di mantenere la propria firma su uno dei tre ricorsi al Tar inoltrato sul tema, nonostante il rischio di essere cacciato dal consiglio comunale. (Leggi qui Via all’iter di decadenza per chi ha firmato contro il Comune).

Tutto legittimo. Nobile. Le battaglie ideali si combattono senza paura. E la difesa dell’Ambiente è un valore inestimabile.

Potenza atomica

Valeriano Tasca

Dopo di che si viene a sapere che lo stesso Tasca chiede al sindaco di darsi da fare per realizzare cinque centrali nucleari in Italia. Una, magari, direttamente ad Anagni. E’ tutto nero su bianco, su un documento ufficiale. O meglio, una mozione. Che, presumibilmente, dovrebbe essere discussa in consiglio comunale.

Mozione che affronta il tema dello «sviluppo di una nuova strategia energetica nazionale». Un problema non rinviabile, in effetti; anche perché, come specifica il consigliere, l’Italia, a proposito di energia, ha «una dipendenza pressoché totale dall’estero, che si traduce sia in termini di
importazione di energia, quanto di materie prime
».

Il nucleare può risolvere, o alleviare il problema? Per Tasca sì. Come del resto anche per molti altri. Visto che «ad oggi sono 53 le centrali nucleari in costruzione in tutto il mondo, oltre le 440 distribuite in 32 nazioni diverse». Tra cui, ad esempio, la Francia. Che dal nucleare «ricava quasi l’80% della propria energia elettrica, esportandone una parte consistente».

Atomo sicuro

Una moderna centrale nucleare (Pixabay)

Ma il rischio? Le possibili conseguenze? Il rapporto costi benefici? La difesa strenua dell’ambiente? Nessun problema. L’energia nucleare «registra tra i valori di emissioni più bassi per unità di energia prodotta e, nelle fasi di bassa domanda, è tra le fonti a minor costo sul mercato». Insomma, «è la fonte più efficiente, meno costosa e meno inquinante».

Con cinque centrali in Italia (una, si presume, ad Anagni) la spesa iniziale verrebbe assorbita «nell’arco di poco più di un decennio, considerando il risparmio in termini di minori costi di generazione complessivi e di minori esporsi per i diritti di emissione della CO2». Ci sarebbero inoltre «nuove opportunità di lavoro» legate alla «crescita economica in un settore ad altissima intensità tecnologica».

Di qui la richiesta ufficiale di Tasca a sindaco e giunta: darsi da fare per «l’incentivazione di una nuova strategia energetica nazionale basata sull’energia nucleare». 

Già me lo immagino, Tasca ad Anagni. A spiegare ai colleghi ambientalisti che le scorie nucleari vanno bene. Quelle della cucina no.