No, non soltanto una predica

«Chi usa droga e violenza è fottuto»: è l'espressione usata dal vescovo Spreafico durante il suo incontro con i giovani delle scuole di Ceccano. Un ascolto sì, ma reciproco. Niente più mezze misure

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Lo ha messo in chiaro sin da subito il professore Pietro Alviti, presidente diocesano dell’Azione Cattolica: quella del vescovo Ambrogio Spreafico non sarebbe stata una predica. Non parole da prete. «Approfittate della sua presenza – ha spronato gli studenti -. La scuola è un luogo aperto a tutti e deve consentire a tutti di parlare». Prima di cedere la parola ai giovani, però, il concetto lo ha ribadito proprio monsignor Spreafico: «Sono qui per ascoltarvi, non per fare prediche, come diceva Pietro».  

Una premessa d’obbligo prima di procedere con l’evento “Un vescovo incontra i giovani”: oltre cento studenti delle scuole superiori di Ceccano, presso l’aula magna “Francesco Alviti” del Liceo di Ceccano. D’obbligo anche e soprattutto per via dell’inchiesta fatta dalla Diocesi su oltre tremila alunni delle scuole secondarie di secondo grado che ricadono nelle cinque vicarie: Frosinone, Veroli, Ferentino, Ceccano e Ceprano. Anche le altre due coinvolte con il Liceo: l’Istituto tecnico economico e l’Alberghiero, fanno parte dell’Istituto d’istruzione superiore. Tanti non credono in Dio, altri non praticano, altri ancora non si pongono domande. Si chiama agnosticismo.

«Molti non frequentano abitualmente la chiesa, se non in momenti eccezionali – ha riportato il Vescovo, a margine dell’incontro -. Ma nel questionario c’era una domanda in cui si chiedeva se aderirebbero alla parrocchia o un’associazione se queste proponessero di fare qualcosa per gli altri. Più del 50% ha risposto di sì. Quindi dobbiamo uscire dagli schemi, avvicinare gli altri a un modo di vivere fraterno, solidale, attento alle sofferenze e ai bisogni degli altri».

Anche i giovani non credenti

Docenti e studenti presenti all’incontro con il vescovo Spreafico

In tanti non praticano o non credono in Dio, però darebbero più che volentieri una mano all’interno di una Parrocchia. È a quello spiraglio che guarda il vescovo Spreafico. Da qui un momento di ascolto, ma reciproco: «I giovani hanno bisogno di essere ascoltati, ma anche per noi Uomini di Chiesa è importante capire il mondo in cui siamo».

Il Vescovo ha risposto a domande complesse poste da studenti di diverse origini e religioni. Non prima di lanciare un monito: capire il mondo e imparare a viverci tutti insieme, senza violenza. Tanto la violenza delle guerre, tanto quella che ha ucciso il giovane di Alatri Thomas Bricca: purtroppo l’ultima vittima di una serie sempre in qualche modo scatenata dal traffico di droga.

Monsignor Spreafico, come suo solito, non ha voluto usare mezzi termini: «Chi usa droga e violenza è fottuto – ha detto, in maniera popolare, agli studenti -. E la violenza fa male innanzitutto a chi la fa oltre che a chi la subisce. Gli rovina la vita». Parole che paiono scontate finché non si assiste a un’altra morte violenta di un giovane. I giovani studenti gli hanno chiesto perché decise a suo tempo di fare il prete, si sono poi addentrati nel rapporto con la fede. Sono intervenuti anche ragazzi di origine camerunense, iraniana e giordana.

«Non giudico chi si vuole bene»

Gay Pride Foto: © Imagoeconomica Paolo Lo Debole

Cosa ne pensa il vescovo Spreafico dei matrimoni gay? Gli è stato chiesto anche questo. E lui, a suo modo, ha risposto: «Nella nostra fede e nella nostra tradizione il matrimonio è tra un uomo e una donna, perché nella nostra diversità tutto si completa. Però non mi permetto di giudicare due donne o due uomini che si vogliono bene. Sul fatto che questo debba diventare un matrimonio, poi, si potrebbe discutere».

Ascolto, dialogo: è quanto invocato da Spreafico, ormai responsabile anche della Diocesi di Anagni e Alatri, in un mondo in cui ci si parla addosso. «I giovani hanno bisogno di essere ascoltati – ha sottolineato il Vescovo – Tante volte noi li giudichiamo, ma non li capiamo perché non li ascoltiamo. È tutta una catena per cui alla fine diventa difficile vivere insieme».  

Per questo, prima di ascoltare i giovani e dargli risposte, ha incoraggiato tutti a «imparare a capire la realtà – si è rivolto alla sala gremita di docenti e studenti – perché non bastano le cinque news che il cellulare manda ogni giorno, sapendo che le leggerai, per capire il mondo. Bisogna pensare, riflettere, leggere le cose vere, i fatti».

Imparare a stare al mondo

Monsignor Spreafico con il professor Pietro Alviti, presidente diocesano dell’Azione Cattolica

Una volta capito, «bisogna imparare a vivere nel mondo – è andato avanti monsignor Spreafico -. Noi siamo troppo provinciali. Non si può più pensare individualmente. I tempi dell’io sono finiti. Se uno pensa di vivere il suo io per sé stesso, mi dispiace. Poveraccio, peggio per lui, finirà male. Noi siamo connessi nella vita». Ha esemplificato con la Guerra in Ucraina e la questione dei migranti: due facce della stessa medaglia macchiata dalla violenza.

Il Vescovo, a proposito dell’invasione della Russia in Ucraina, ha detto: «Bisogna capire, non basta sparare giudizi oppure solo inviare armi. Se capisci, forse, trovi anche la via del dialogo». Ha parlato della sua esperienza tra il 1990 e il 1992 con la Comunità di Sant’Egidio. «Ha reso possibile la pace in Mozambico dopo quindici anni di guerra grazie a due anni di trattative. La pace è sempre un compromesso, non c’è niente da fare. È inutile sbraitare e inveire contro l’uno o contro l’altro».

C’è chi inveisce anche contro i migranti. Il ministro degli Interni Piantedosi è finito nell’occhio del ciclone per le controverse parole pronunciate dopo la strage di Cutro. «Non devono partire. Non ci possono essere alternative. Noi lanciamo al mondo questo messaggio: in queste condizioni non bisogna partire».

Scappare dalla violenza

Foto Geralt / Pixabay

Il Vescovo di Frosinone, con una sorta di replica indiretta, è stato lapidario: «Se uno muore, scappa. Ognuno di noi tende istintivamente a sopravvivere». E pretende risposte dal Governo: «O facciamo una politica seria, con una visione del futuro, o non c’è niente da fare».

Del resto, è un mondo pieno di violenza: fisica e verbale. Le guerre in corso sono tante. In Ucraina, purtroppo, soltanto l’ultima di una serie interminabile Spreafico ha voluto parlare in particolare del Conflitto del Kivu: tra governanti e ribelli del Congo. Una guerra, come tante, scatenata dall’avidità. In quella dal possesso delle miniere d’oro. «Il Congo è un Paese ricchissimo e noi ci prendiamo le loro ricchezze. E poi ci lamentiamo pure che quelli scappano».

Il messaggio, se non chiaro ai giovani presenti, l’ha precisato: «Se venissero a casa tua e ti privassero di tutto quello che hai, a un certo punto dici “basta”». A quel punto gli è venuto in mente un aneddoto emblematico e micidiale: «Parlavo una volta con un Generale in pensione di un Paese che non nomino. Gli avevano proposto di addestrare le milizie personali del presidente della Repubblica democratica del Congo. In cambio gli avrebbero dato una miniera d’oro in gestione. Quando il mondo è così, uno dice basta».

«Chi usa droga e violenza è fottuto»

I funerali di Thomas Bricca, il 19enne di Alatri ammazzato con un colpo di pistola

Il vescovo Spreafico, in conclusione, ha detto “basta” alla violenza che c’è anche nelle cittadine ciociare. Ai ragazzi, anche in questo caso, glielo ha detto papale papale: «Basta. Non solo perché ci si pesta per serate alle Terrazze di Frosinone. Si sniffa qualcosa, si dice che tanto per una volta ci si può fare una canna. Se te ne fai, poi ti fai anche la seconda, la terza e così via, e poi sei fottuto».

Sì, il Vescovo lo ha voluto proprio dire “fottuto”. Per catturare la massima attenzione di quei ragazzi: «Perdi la testa e anche la vita.  Vedi cos’è successo a Thomas ad Alatri. La violenza è un problema. Bisogna stare attenti, non bisogna fare i fessi e accondiscendere». Lo slogan? È presto fatto: «Quando hai ceduto, sei fottutocosì Spreafico -. E fa pure rima». Ha ancora negli occhi i tristi funerali del diciannovenne ammazzato con un colpo di pistola in un luogo di ritrovo dei giovani del posto.

Pensa a chi ha provocato così tanto dolore: ancor prima che agli altri, a sé stesso. «Il violento fa pure lo sbruffone e pensa di essere chissà chi, ma sbaglia – ha concluso il Vescovo della Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino e Anagni-Alatri -. Prima che Caino uccida Abele, Dio gli dice di stare attento perché, se farà entrare il male nel suo cuore, alla fine lo dominerà. La violenza fa male innanzitutto a chi la fa oltre che a chi la subisce. Gli rovina la vita».  

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