Noi siamo quelli che non rinunciano a sognare 

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Noi siamo quelli che non rinunciano a sognare. Per questo ci appassioniamo a Davide e non a Golia ed eleggiamo premier le 'underdog'

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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È la nostra Cultura. No, non quella che abbiamo studiato sui libri. Ma quella da cui siamo permeati senza nemmeno accorgercene fin da quando siamo nati: che abbiamo succhiato con il latte, che respiriamo da sempre, in mezzo alla quale viviamo. Quando tiravamo un calcio a pallone da bambini o quando fissiamo negli occhi una persona alla quale vogliamo dire senza parlare.

Il mondo non è uguale a tutte le latitudini. Al nostro meridiano geografico non è virile l’uomo che piange, viene classificato un debole; al meridiano dell’Asia  l’uomo può esprimere il suo dolore disperandosi in pubblico senza essere per questo biasimato.

Noi non lo sappiamo. Ma siamo permeati di Aristotele e dei grandi filosofi greci. E lo dobbiamo a quegli oscuri monaci di Montecassino. Sì proprio loro: alcuni dei quali nemmeno sapevano leggere. Ma guardavano e ricopiavano. Così si è salvato il sapere, così si è salvata la nostra conoscenza e ciò che siamo.

Amiamo Davide che fa un mazzo così a Golia grande e grosso: perché ci vediamo le nostre piccole sopraffazioni quotidiane. Amiamo il Lazzaro che fa marameo a tutti, si mette il lettuccio sotto al braccio e se ne torna a casa mentre lo stavano per sistemare nel camposanto. Perché lì ci vediamo la nostra seconda possibilità.

Siamo talmente permeati di questo che abbiamo preso la più underdog, come si è definita lei, la sfavorita per eccellenza che mai avresti pensato: e l’abbiamo fatta Premier, affidandole il Paese. E glielo abbiamo dato con la legittimazione di una marea di voti.

Non ha capito, chi ha attaccato Francesco Rocca ricordandogli i suoi errori di gioventù: a noi piace quello che risorge, come il Cristo che vince nel preciso momento in cui muore e pensi che invece abbia perso. Siamo permeati di questa cultura.

I calciatori del Sudtirol vanno a stringere la mano al tifoso solitario

Per questo non possiamo che commuoverci davanti a quell’unico e solo tifoso che nelle ore scorse era sugli spalti di Benevento a tifare il suo Sudtirol, squadra esordiente in serie B e che ora è sorpendentemente al quarto posto. In un torneo dominato dal Frosinone: quelli che a Roma pensano che dormiamo ancora con le pecore. Dormite preoccupati, ai prossimi derby.

Perché noi siamo questi: quelli che amano Davide e non Golia, eleggono le underdog e tifano l’impossibile. Noi siamo quelli che non rinunciano a sognare. È la nostra cultura. 

Senza Ricevuta di Ritorno.

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