Non c’è pace in Forza Italia, Piacentini si sfoga con i fedelissimi

Il coordinatore provinciale si prepara a rimettere il mandato e ai suoi dice che nella sostanza si è deciso di riconsegnare la “gestione del partito agli sconfitti”. Stoccate ad Abbruzzese e Ciacciarelli, delusione anche nei confronti di Tajani.

“Sono logiche che non capisco o che capisco fin troppo bene”: con i fedelissimi Adriano Piacentini si è sfogato. Lo ha fatto nella consapevolezza che con ogni probabilità nelle prossime ore rimetterà il mandato di commissario-coordinatore provinciale di Forza Italia. Non per la celebrazione del congresso, fissato per il 15 marzo all’Astor hotel. Ma per il risultato politico che si prefigura all’orizzonte, con l’elezione di Tommaso Ciccone alla segreteria provinciale.

Ha detto Piacentini: “Nella sostanza si è deciso di riconsegnare la gestione del partito a Mario Abbruzzese. Non ho nulla contro di lui sul piano personale, ma per quanto riguarda l’analisi politica, va fatta per intero. Un anno fa Abbruzzese è stato sconfitto nel collegio uninominale di Cassino perché sono mancati dei voti, ma sono mancati perché qualcuno ha deciso di non votare lui. In quelle stesse ore tutti noi eravamo impegnati sul territorio per consentire l’elezione di Pasquale Ciacciarelli a consigliere regionale».

Cosa significa. L’affondo di Piacentini è sottile e affilato. Fa notare che quel doppio risultato nello stesso giorno (Abbruzzese sconfitto, Ciacciarelli eletto) significa tante cose. «Quel risultato non è stato mai analizzato, né sul versante dell’appoggio decisivo a Ciacciarelli, né sul fatto che a Cassino c’era già chi voleva “colpire” Abbruzzese».

Colpire Abbruzzese. Anche la caduta dell’amministrazione D’Alessandro ha avuto lo stesso movente: Piacentini ne è convinto. «È apparso chiaro nella vicenda delle dimissioni di massa che hanno mandato a casa Carlo Maria D’Alessandro. Sempre per colpire Abbruzzese. Mai una riflessione».

Quel ‘mai una riflessione’ significa ‘nessuno si è mai voluto assumere le sue responsabilità’. Perché di fronte alla sconfitta i sono sempre delle ragioni. Ci sono colpe ma anche colpevoli. Evitando di fare ‘una riflessione’ si evita di individuare le colpe. Ed i colpevoli non devono mai correggere i loro errori. Non solo: «l’obiettivo è stato quello di non legittimare il ruolo del sottoscritto, indicato peraltro dal coordinatore regionale Claudio Fazzone».

L’altro giorno lo aveva detto: vogliono il Partito, glielo lascio. «Si riprenderanno la segreteria del Partito quelli che hanno portato Forza Italia alla divisione e all’isolamento con gli alleati. Quelli che hanno determinato l’addio di Alfredo Pallone, Antonello Iannarilli, Alessia Savo e tantissimi altri. Se questo è il rilancio, si accomodino. Se la questione era la segreteria, potevano prendersela senza arrivare a tutto questo. In un anno abbiamo vinto comunali importanti, come ad Anagni e a Fiuggi. Dove il sottoscritto ha ricucito con Lega e Fratelli d’Italia».

Piacentini è più allibito che amareggiato, più deluso che arrabbiato. Forse seguirà il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani nel nuovo percorso che porta alla Lega, ma questo lo si vedrà in seguito.

Ai fedelissimi ha detto che dall’area di Abbruzzese e Ciacciarelli sono arrivati solo attacchi nei suoi confronti. Spesso a “mezzo terzi”. Il riferimento è a Riccardo Del Brocco, ma non solo. Poi c’è la vicenda del gruppo di Frosinone, non rappresentato alle politiche e neppure alle regionali.

Oggi quel gruppo potrebbe togliere il disturbo. Non lo ha specificato Piacentini, ma la delusione è anche nei confronti dell’operato del vicepresidente nazionale Antonio Tajani.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright