Non è la stampa bellezza

Non è la stampa, bellezza: e tu non puoi farci niente. Il mancato rinnovo di 50 contratti ad altrettanti giornalisti è il segnale che il settore si sta evolvendo. Alla fine sopravviverà solo chi saprà fornire elementi elementi originali. Fine del Copia & incolla. Perché le notizie si 'pesano' e non basta contare i clic.

Cinquanta, tutti insieme: il portale di informazione Msn non rinnoverà i contratti a 50 giornalisti. Ed il Covid c’entra nulla. Li ha spazzati via un algoritmo sul quale si stava lavorando da anni: ora è diventato abbastanza efficiente da poter andare avanti da solo.

L’intelligenza artificiale ‘annuserà‘ la rete. Calcolerà cosa sta cercando la gente in base alle parole digitate su Google e gli altri motori di ricerca. Capito cosa vuole il lettore, l’algoritmo selezionerà i testi scritti dai siti partner editoriali: realizzerà un testo che risponda a tutti i parametri di leggibilità, farà un titolo, selezionerà una foto o una serie in base all’importanza della news.

La redazione de La Repubblica

La gente andrà a cliccare quella news. Totalizzerà molti clic. Perché è esattamente ciò che la gente stava cercando sul web, è scritta in modo chiaro e fruibile ed ha le immagini giuste.

Fine del giornalismo Copia & Incolla, fine delle testate che prendono i comunicati e li riportano in pagina, strafalcioni e refusi compresi.

Peccato che non sia la fine anche per quelli che mandano i comunicati e si aspettano che glieli pubblichi. Magari offendendosi se non glieli metti subito ed in maniera integrale: per loro sei più bravo tanto più veloce sei stato a fare Copia & Incolla.

Si beano del loro virgolettato, si piacciono: una forma di delirio narcisista nella declinazione più grave. Perché nel narcisismo, almeno, ci si innamora di un’immagine riflessa sull’acqua; qui ci si innamora d’una combinazione di caratteri racchiusi tra le virgolette o i caporali.

Lasciare andare verso l’estinzione questa forma di politica e di giornalismo è la vera sfida.

In questi mesi il Covid-19 ha fatto emergere le differenze. Nella brutalità della pandemia, le va riconosciuto però questo merito. Il lavoro di approfondimento svolto dai colleghi di Ciociaria Oggi nel periodo della pandemia, ad esempio, non potrà mai essere sostituito da nessun algoritmo. Perché è giornalismo. Nel termine dettato da sempre: raccolta di informazioni e loro rielaborazione critica in forma originale. Nulla a che vedere con il Copia & Incolla.

Quando si leggeva

I cinquanta contratti non rinnovati a Msn saranno anche stati della categoria giornalistica. Ma ormai nulla avevano a che spartire con il giornalismo. Sono saltati 50 assemblatori di notizie: un algoritmo potrà fare bene il loro lavoro. Nessun algoritmo sarà capace di iniziare un pezzo con la frase “Vi scrivo da un paese che non esiste più” come fece Pansa dal Vajont.

Nemmeno con il celebre capoverso usato da Ettore Mo per raccontare l’inizio dell’invasione sovietica in Afghanistan: “La zattera galleggiava su vesciche d’animale gonfie d’aria e gli uomini armeggiavano a fatica nella corrente vorticosa per pilotarla verso l’altra sponda. Ma i due ragazzi adagiati sotto il telo bianco non sentivano le voci concitate né il gorgoglio dell’acqua che, filtrando da sotto l’imbarcazione, gli scioglieva il sangue raggrumato nelle ferite”.

Oppure Emanuela Audisio per raccontare Diego Maradona giunto ad uno dei tanti incroci maledetti della sua rocambolesca esistenza. “La domenica, è il suo giorno. Benedetto e maledetto. Di domenica è nato. Di domenica ha giocato, vinto. Di domenica ha rischiato di andarsene. Due volte. A Punta de l’Este nel 2000. A Buenos Aires quattro giorni fa. Non dormiva da 72 ore, Diego. Non ci riusciva. Era amareggiato. Faticava a respirare. Piangeva come un bambino per nulla. Si arrabbiava se gli dicevano che era grasso. 130 chili, quasi il doppio dei 70 abituali”.

O Vittorio Zucconi, di getto, come sempre, pochi istanti dopo l’oro olimpico di Yuri Chechi. Per descrivere gli istanti immediatamente precedenti quell’impresa. “Il supplizio di Jury comincia con uno sguardo alla forca, con un’occhiatina straziante che il condannato lancia ai due nodi scorsoi che lo aspettano lassù, davanti a una platea di sadici e “tricoteuses” paganti che gli gridano forza, dai, muori ancora una volta per noi, su, fai il bravo”.

Indro Montanelli nella sua Stanza

Il vero dramma è la fine di quella scuola naturale nella quale si formavano e selezionavano questi talenti. Non è il rimpianto per un’epoca in cui i contratti si vedevano dopo anni di sfruttamento, affidati corpo e anima ai Capiservizio che avevano potere di vita e di morte professionale. Le conquiste della Rivoluzione Francese riguardavano poco le condizioni di lavoro in questa categoria. Basta leggere le memorie di Montanelli in “Soltanto un Giornalista“. O quelle di Zucconi oppure le prefazioni di Terzani. Oggi, per fortuna, qualche diritto in più c’è. Ma tolti i coraggiosi esperimenti di Enrico Mentana con Open e pochissimi altri, si sta perdendo l’artigianalità di questo lavoro, che è inanzitutto mestiere. E come tale si impara a bottega, rubandone i segreti giorno dopo giorno.

Dicono oggi le agenzie di stampa che “Fino al 2013 il portale Msn offriva contenuti originali e collegamenti a notizie, meteo e sport, Ma nel 2014 si è trasformato in un aggregatore e ha lanciato una versione pagando altri siti di notizie per ridistribuire i loro contenuti”. Il mancato rinnovo del contratto ai 50 di Msn è solo una logica conseguenza. È il destino che attende tutti quelli che fanno il giornalismo Copia & Incolla.

Peccato che con lui non scompaia anche chi lo alimenta.

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