Non si uccide con la penna

Senza ricevuta di Ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. La penna va usata come la spada: con criterio. Altrimenti si rischia di uccidere. Spinti dalle urla della piazza, come il boia: ma a divertirsi è la gente

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Si chiama O Bag ed ai maschietti dirà meno di nulla. Diverso è per le signore, perché quello è il marchio veneziano che realizza borse  colorate e personalizzabili con centinaia di punti vendita nel mondo.

Qualche tempo fa la Guardia di Finanza ha effettuato un accertamento, ritenendo che fossero state commesse irregolarità nel dedurre costi per 16 milioni di euro. Capita. L’imprenditore nega tutto: normale

Una delle borse O Bag

L’imprevisto avviene quando l’Agenzia delle Entrate non sposa la tesi della Finanza. Anzi, dice che non c’è proprio alcun reato. E la stessa cosa dice il Tribunale del Riesame che annulla tutti i sequestri. La procura di fronte a pareri così autorevoli ma diversi nomina un consulente: il quale dice che è tutto a posto. È la stessa Procura a chiedere l’assoluzione.

Bene. Ma qualcosa non deve avere funzionato. Perché O Bag si è ritrovata al centro di una gogna mediatica che ha procurato seri danni economici: sono scesi gli ordini e c’è chi non ha più voluto aprire negozi con quel brand.

La penna, la spada ed il boia

Ragioniamo. La Finanza deve fare quello che ha fatto. Idem la Procura. Non c’è spazio per zone d’ombra o zone franche. La gogna, lo sputtanamento, non è colpa loro. Ma di chi ha scritto cose su O Bag rivelatesi poi infondate. Il diritto di informare è cosa diversa dalla licenza di spubblicare. Perché è evidente che c’è chi non ha saputo fare il suo lavoro: e non è né la Finanza né la Procura. Sbattere il mostro in prima pagina funziona: attira lettori e spettatori. Ma è da criminali. 

Carlo Magno ritenne che la penna fosse più pesante della spada: gli risultava più facile spaccare teste nemiche che scrivere il suo nome.

Penna e spada vanno usate allo stesso modo: con criterio. Il fatto di impugnarne una, non concede alcuna licenza di uccidere, né con la spada né con la penna. Invece ci sono giustizieri che agiscono in nome di non si comprende bene quale Codice: sbattono il mostro in tv, sostituendosi ai giudici. 

L’altro giorno un signore si è tolto la vita, spubblicato da un servizio televisivo. Aveva avuto sicuramente le sue colpe: ma a giudicarle doveva essere un tribunale. Non un sinedrio televisivo. Quella non è più informazione: è medio evo. È come quando si andava in piazza per assistere alla decapitazione del condannato: le mani che si macchiavano di sangue erano quelle del boia, ma a divertirsi era la gente. Lo spettacolo era per loro.

Non si gioca con la reputazione della persone.

Senza Ricevuta di Ritorno.