Nove firme, Roberto Caligiore non è più sindaco

Via alle dimissioni in massa. Cade l'amministrazione comunale di Ceccano. Maliziola non firma. Esce dall'ombra Tonino Aversa

È finita. L’amministrazione comunale di Ceccano non esiste più. L’esecutivo di centrodestra guidato per quattro anni dal sindaco Roberto Caligiore è affondata questa mattina. A colarlo a picco sono stati i nove consiglieri che all’apertura degli uffici hanno firmato le dimissioni in massa davanti al segretario comunale.

Il capogruppo Pd Giulio Conti subito dopo le dimissioni

Tutto come previsto. E come annunciato nei giorni scorsi da AlessioPorcu.it: non ha firmato l’ex sindaco socialista Manuela Maliziola, pronta anche lei a buttare giù l’amministrazione di centrodestra ma non con le dimissioni in massa; perché fu lo stesso criterio adottato per buttare giù la sua amministrazione. Al resto delle opposizioni aveva detto che le avrebbe seguite ma in Aula, votando contro il sindaco al termine di un dibattito politico sulla Mozione di Sfiducia. E per questo aveva pure firmato il documento (leggi qui Caligiore è finita: nove firme e tutti a casa).

La nona e decisiva firma per buttare giù Roberto Caligiore è arrivata da Tonino Aversa, il suo nome è rimasto nell’ombra fino alla fine: pronto a scendere in campo nel momento in cui fosse stato necessario. Per molti è stato lui il regista occulto che ha messo tutti insieme. (leggi qui Game over per Caligiore, lunedì si firmano le dimissioni).

La prima delle nove firme è stata quella del capogruppo Dem Giulio Conti. Il circolo Pd ne ha chiesto la testa per non avere fatto cadere il sindaco già durante lo scorso consiglio comunale; nei fatti, con il suo voto quel giorno lo ha salvato. E per questo è partito il deferimento ai probiviri (leggi qui). Conti ha respinto al mittente le accuse spiegando “Non potevamo consentire che mettesse il cappello su questa operazione il presidente del consiglio comunale: dovevamo essere noi a far cadere il sindaco, noi che per 4 anni gli abbiamo fatto opposizione». (leggi qui)

E così è stato. Ora parte l’iter per indire le nuove elezioni. Nelle prossime 48 ore il prefetto nominerà il commissario.

La lettera di dimissioni

La lettera di dimissioni è stata protocollata con il numero 20631. È indirizzata Al Consiglio Comunale di Ceccano.

Premette che la settimana scorsa era stato sottoscritto un documento di sfiducia al sindaco da esaminare in Aula e votare al termine del dibattito politico. Ma a fronte di quel documento «abbiamo letto alcune dichiarazioni scomposte e fuori luogo, farcite di provocazioni, insulti, sgradevoli insinuazioni personali e pizzini, con un metodo che non ci appartiene e che non fa parte del nostro modo di intendere l’impegno per la comunità».

Veleni che parlavano di accordi da raggiungere sotto banco per ritirare la firma, prezzi politici ed economici da pagare, presidenze d’Aula con cui indurre almeno uno dei firmatari ad ingranare la retromarcia e far cadere la mozione.

«Ci rifiutiamo di usare lo stesso veleno contro i consiglieri dell’ex maggioranza per le loro scelte o per le loro opinioni, con i quali – anche se non ne condividiamo le idee – siamo legati da un vincolo di rispetto reciproco e, in alcuni casi, di buona amicizia».

Insomma, la decisione di accorciare i tempi e staccare subito la spina, senza arrivare al dibattito in Aula, sarebbe nata da questo: mettere subito fine ai veleni evitando che intaccassero anche le amicizie personali.

«Dopo un rapido scambio di vedute, quindi, abbiamo deciso di presentare tutti insieme le nostre immediate dimissioni nell’auspicio, in futuro, di un clima diverso, più sereno. più tollerante, chiunque dovesse essere il prossimo sindaco, secondo lo spirito polemico ma intelligente che da sempre contraddistingue la nostra città, in cui vogliamo continuare a poter essere anche avversari ma mai nemici».