Nulla da festeggiare E il virus della corruzione (di C. Trento)

L'inaugurazione del viadotto Biondi e via Le Lame ancora al palo. Il Lazio Pride di Frosinone, figlio di un dio minore. Mentre nei Partiti è sempre l'ora dello scontro

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Ci sarebbe voluto il doppio dello spazio orizzontale della carreggiata per contenere in un’unica foto tutti quelli che hanno voluto tagliare il nastro. Parliamo naturalmente della riapertura del viadotto Biondi a Frosinone. A distanza di sei anni e tre mesi.

Abbiamo già avuto modo di scriverlo, ma vale la pena sottolinearlo ancora: sei anni e tre mesi. C’è davvero qualcosa da festeggiare? Fermo restando che il presidente del consiglio regionale Mauro Buschini ci ha messo impegno e “tigna” e che quindi può e deve essere soddisfatto. Così come ha ragione di essere soddisfatto il sindaco Nicola Ottaviani, che, attraverso il ponte Bailey, per ventidue mesi ha garantito il collegamento tra la parte alta e quella bassa del capoluogo.

Ma detto questo, Buschini e Ottaviani sono i primi a rendersi conto che sei anni e tre mesi sono troppi. Ecco perché in realtà non c’è nulla da festeggiare. Fra le altre cose, sempre relativamente alla mobilità alternativa nel capoluogo, sarebbe davvero arrivato il momento di far funzionare l’ascensore inclinato. Un’opera nata male e proseguita peggio, quasi sempre ferma. Nel bando del trasporto pubblico locale è stata inserita anche la gestione dell’ascensore inclinato. Dunque in futuro se ne occuperà il privato. Ma sarà mai veramente possibile sapere per quale motivo non ha quasi mai funzionato?

Intanto bisogna dare atto al senatore Massimo Ruspandini (FdI) di aver riportato sotto i riflettori un problema vero, enorme, grave. Quello della discarica di via Le Lame: una montagna di 625.000 tonnellate di rifiuti. Una bomba ecologica. Ha scritto Ruspandini nell’interrogazione al ministro: «La condizione dell’area dell’ex-discarica, che insiste sulla piana del fiume Sacco, continua ad essere fortemente compromessa. Nell’ottobre del 2016, a conclusione dell’inchiesta ambientale che riguardò quella zona, i magistrati considerarono l’inquinamento delle falde acquifere e dei terreni circostanti diretta conseguenza della mancata attuazione della normativa ambientale e della scarsa messa in sicurezza ed impermeabilizzazione del sito».

Perché nessuno interviene? Cosa deve succedere?

Lazio Pride Frosinone figlia di un dio minore

Sabato prossimo la sfilata del Lazio Pride, in via Aldo Moro. Finora è stato il percorso a catalizzare il dibattito politico. Unitamente ai patrocini alla manifestazione. Evidente che la questione è stata affrontata da un punto di vista soltanto “politico”. Come avviene sempre quando la si vuole buttare in caciara, quando cioè l’obiettivo è solo quello di mandare dei messaggi al proprio elettorato di riferimento.

Ma in Ciociaria scoccherà mai l’ora di un dibattito sui temi senza rifugiarsi in calcio d’angolo? Il Lazio Pride è una manifestazione che celebra l’orgoglio omosessuale, nella quale però c’è anche un elemento di festa. È giusto esprimere il proprio pensiero, a favore e contro. È legittimo marcare dei confini sul piano dei valori.

Ma tutto questo va fatto soltanto dopo aver garantito la libera espressione del pensiero altrui, nella migliore delle condizioni possibili. Non soltanto in termini di sicurezza ed ordine pubblico (lo diamo per scontato) ma anche di un dibattito nel solco del rispetto.

Frosinone ha la possibilità di scrollarsi di dosso quel “provincialismo peloso”che in tanti hanno utilizzato contro questo territorio.

Nei Partiti è sempre l’ora dell’ammuina

Senza distinzioni ormai tra vincitori e vinti. L’analisi del voto si è già trasformata nella solita gazzarra da resa dei conti. In Forza Italia la situazione è esplosa. E non c’è alternativa: da un parte l’area di Mario Abbruzzese e Pasquale Ciacciarelli, dall’altra quella di Gianluca Quadrini, sostenuto da Claudio Fazzone.

Nessuno legittima e riconosce l’altro. Con due differenze di non poco conto rispetto al passato. La prima è che le percentuali degli “azzurri” sono in caduta libera anche in Ciociaria. E alle comunali le sconfitte per il centrodestra, nelle proporzioni e nelle conseguenze politiche, hanno assunto i contorni della disfatta. A Veroli e a Cassino, peraltro gli unici due Comuni con oltre 15.000 abitanti.

La seconda è che a questo punto il futuro è un rebus. Claudio Fazzone, Mario Abbruzzese, Pasquale Ciacciarelli resteranno in Forza Italia nel prossimo futuro? Nessuno può dirlo. Del doman non v’è certezza.

Nel Pd perfino la vittoria di Cassino è stata al vetriolo. La lettera di Barbara Di Rollo al segretario nazionale Nicola Zingaretti è un atto di accusa verso i vertici Dem sul territorio. (leggi qui I sassi di Barbara: «Caro Zingaretti ecco chi ha tentato di sabotarci a Cassino») Non si potrà fare di nulla. Il Pd resta diviso comunque e sempre, nella sconfitta e nella vittoria.

Perfino nella Lega il vertice sull’analisi del voto ha avuto momenti di forte tensione. Francesco Zicchieri, deputato e coordinatore regionale, ha colto la palla al balzo per imporre quella che una volta veniva definita “pax americana”. Culminata con la nomina di Francesca Gerardi coordinatore. La conseguenza è che eventuali “ribelli” hanno una sola strada se non sono d’accordo: andarsene dal Partito.

I malumori continueranno ad essere esternati in silenzio e nel più rigido anonimato. Nella migliore tradizione (o peggiore: dipende dai punti di vista) della logica del “servo encomio e del codardo oltraggio”.

La politica “rivoltata” dalle inchieste

Basta dare un’occhiata anche distratta alle rassegne stampa delle ultime settimane per rendersi conto che il virus della corruzione è sempre in agguato nella politica. A Ferentino un’inchiesta su tangenti e camorra nel project del cimitero, che ha portato agli arresti di un ex assessore (Luca Bacchi) e di un consigliere (Pio Riggi). Dieci giorni fa terremoto a Cervaro, con l’operazione “Malaffare”. Le accuse ipotizzate, a vario titolo, sono corruzione, turbativa d’asta e voto di scambio. Nell’inchiesta sono coinvolti anche il sindaco Angelo D’Aliesio e due assessori, Gino Canale e Vincenzo Ricciardelli.

Infine l’arresto dell’ex sindaco di San Giovanni Incarico e già presidente dell’Unione dei Comuni Antonio Salvati: è accusato di concussione continuata. L’inchiesta ipotizza tangenti per liquidare ad una coop i fondi per l’accoglienza dei profughi.

Naturalmente in tutti e tre i casi le accuse dovranno essere dimostrate e reggere nel corso dei vari gradi del processo. Il garantismo e la presunzione di innocenza sono conquiste di civiltà giuridica. Ma ci sono pure indagini, intercettazioni e ricostruzioni. Perciò la guardia va tenuta altissima.

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