Nevio Scala, in vigna l’ultimo scudetto (Nunc est bibendum)

Il mitico Nevio Scala dopo il ritiro dai campi di calcio è tornato alle sue origini. I vigneti di famiglia. L'incontro con Alessioporcu.it al Vinnatur 2019. Produzioni di grande qualità

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

Ricercare e raccontarie storie interessanti non è per niente facile, soprattutto quando credi di avercela sotto il naso ma in realtà non è così. O meglio, c’è una grande storia ma non è quella che credevi fosse: “Nevio Scala, un gigante del calcio italiano che dopo il ritiro si mette a fare vino. Figata, bellissima storia, fissiamo un incontro!” 

L’appuntamento ce lo diamo al Vinnatur 2019, fiera dei vini naturali dove quest’anno oltre 180 produttori hanno fatto assaggiare i loro vini al pubblico. Mi attende Claudio Scala, figlio di Nevio: non ho mai conosciuto il padre di persona ma ricordo benissimo le sue gesta in panchina (e mio padre, milanista dell’era Rivera, mi ricorda anche il Nevio calciatore!), ero un ragazzino e seguivo 90° minuto, il grande Parma di Nevio Scala che si faceva ammirare in Italia e in Europa; mi garbava parecchio quel viso dai tratti spigolosi e dal sorriso bonario, un duro della panchina dall’animo gentile. 

Così è Claudio, sorridente, gentile ed affabile: “Marco, credi che la nostra storia sia quella del grande allenatore che dopo il ritiro si da alla vigna? Bene, questa è solo roba recente! Quello in vigna è un ritorno, mio padre nasce contadino, li dove c’è l’azienda ancora oggi a Lozzo Atestino, nel bel mezzo dei Colli Euganei. Mio bisnonno Angelo era un grosso proprietario terriero nel veronese e perse tutti i suoi possedimenti per una firma di avallo, era il 1929 e firmò delle carte per dare garanzie ad un amico. Fuggì da Minerbe nella notte insieme al figlio, mio nonno, con soli 6 buoi alla volta di Lozzo Atestino: trovarono rifugio presso la famiglia Albrizzi, latifondisti e proprietari terrieri della zona ed iniziarono a lavorare per loro. Il duro lavoro iniziò a pagare solo anni dopo quando con i primi risparmi riuscirono  a riscattare qualche appezzamento di terreno che fanno ancora oggi parte delle nostre tenute“. 

Nel 1947 nacque Nevio che seguì fin da subito le orme della famiglia, ma egli aveva un altro grande talento: “Mio padre iniziò sul serio con il calcio all’età di 16 anni circa, una parentesi di vita di 40 anni. Calciatore prima, allenatore poi. Terminata la carriera in Russia nel 2005 è ritornato a Lozzo, in campagna a fare quello che avrebbe fatto se non si fosse dedicato al pallone“.

L’azienda

Negli anni in cui Nevio è diventato un pilastro del calcio, suo fratello, zio di Claudio, è rimasto ad occuparsi dei terreni di famiglia. Si coltivava mais, frumento, soia e, soprattutto, il tabacco: il padre di Nevio essiccava le foglie per la produzione del sigaro locale, varietà Kentucky.

Quando poi, decenni dopo, Nevio ha chiuso con la carriera da allenatore è ritornato nella sua amata Lozzo e si è dedicato anima e corpo al suo essere contadino. E’ stata però la passione dei figli e della nuora a convincerlo a rimettersi in gioco e puntare sulla viticoltura.

Qualche anno fa eravamo sul monte Lozzo, dove abbiamo il nostro uliveto, credo sia nato tutto lì, semplicemente guardando il paesaggio e facendoci delle domande: Dove possiamo arrivare? Qual è lo step successivo? Vedendo dall’alto acri di terreno che erano ridotti piuttosto male e non rigogliosi come li ricordava papà decidemmo di iniziare prima di tutto a non usare più pesticidi in campagna”.

Dal 2014 poi siamo entrati nel regime biologico, abbiamo piantato siepi, 4 ettari e mezzo di bosco, abbiamo creato una zona umida e corridoi verdi per integrare la fauna e infine ripiantato i vigneti che aveva mio nonno: Garganega, Moscato, Malvasia Istriana, Cabernet e Merlot. In più abbiamo recuperato vecchie varietà dei Colli Euganei che sono Recantina, Turchetta, Pataresca e la Corbinona“.

La mia curiosità cresce a dismisura quando Claudio mi elenca queste ultime varietà perchè non le avevo mai sentite nominare. Come un bimbo in attesa del regalo di natale attendo che si apra una bottiglia ma la speranza è vana “Marco, queste ultime andranno in produzione tra un anno!

Resto un inguaribile ottimista e cerco di guardare il lato positivo di ogni cosa …ho la scusa per andare a Lozzo Atestino il prossimo anno!

I Vini

CONTAME

Ma Claudio mi consola subito aprendo una bella bottiglia di Garganega “Contame” 2016.

L’azienda lavora quest’uva tipica dei Colli Euganei in tre maniere diverse, per fare tre vini diversi: una vendemmia a scalare dalla stessa parcella, a seconda del grado di maturazione delle uve si fanno tre differenti vinificazioni.

Quelle con acidità più spiccata vengono usate per fare un rifermentato in bottiglia, quelle della seconda vendemmia per fare un vino fermo senza macerazione mentre le uve più mature si usano per fare questo Contame che è il cosiddetto “macerato”.

Garganega in purezza, fermentazione spontanea in acciaio a contatto con le bucce per circa due settimane, passate le quali il mosto viene separato dalle bucce e continua la sua fermentazione. Conclusa la fermentazione viene travasato in vasche di cemento per circa 18 mesi.

Al calice è giallo dorato, limpido e abbastanza consistente, al naso sprigiona gradevoli sentori floreali, fruttati tipo mela gialla. In bocca è fresco, sapido e abbastanza morbido, spiccata la mineralità che rispecchia in pieno il suolo vulcanico dei Colli Euganei.

Discreta la persistenza, questo vino ha il pregio di potersi abbinare facilmente con diverse tipologie di cibo, dalla carne bianca ai formaggi non troppo stagionati, dal pesce ai primi con frutti di mare.

NOVECENTONOVANTANOVE

Si chiama così il bordolese dell’agricola Nevio Scala perchè dalla prima vendemmia del 2017 sono usciti esattemente 999 litri. Taglio bordolese, 60% Cabernet Franc e 40% Merlot, fermentazione spontanea senza aggiunta di lieviti selezionati, dopodichè viene affinato in vasche di cemento per circa 14 mesi, con una piccolissima percentuale (circa il 5%) di Cabernet Franc che fa passaggio in tonneau di rovere.

Senza solfiti aggiunti, non chiarificato e non filtrato 999 si presenta al calice rosso rubino intenso, al naso risaltano subito le note erbacee e vegetali, spiccano note di peperone verde, chiodi di garofano, more e lamponi. In bocca è caldo, abbastanza morbido e con un tannino presente ma non fastidioso.

Un vino dalle grandi qualità ma non affatto semplice, l’ho capito solo dopo tre sorsi…e me ne sono innamorato, pieno, corposo ed equilibrato! Abbinamenti se ne possono fare parecchi: arrosti misti, carne alla griglia, selvaggina ma anche con un bel primo piatto della zona, bigoli o tagliatelle con anatra.

I CONSIGLI

I vini di Nevio Scala sono ribelli ma sinceri, veri fono al midollo. Un sorso pieno nel terroir dei Colli Euganei. Grazie a Claudio per avermeli fatti scoprire e per avermi raccontato una storia nella storia, un ritorno alla terra, alle radici e ad un sogno sospeso per troppi decenni.

Consiglio di bere i vini dell’azienda agricola Nevio Scala con “Coming Home” dei Cinderella in sottofondo, chitarre acustiche, ritmo incalzante e la voce graffiante di Tom Keifer sono lo specchio di questi vini.