Nuovo terremoto in Forza Italia: ora il bersaglio è Antonio Tajani

Nuovo colpo di scena nella guerra interna a Forza Italia scatenata dai consiglieri regionali del Lazio. Ora puntano al bersaglio grosso. E attaccano Antonio Tajani. Che difende Fazzone. Il sospetto di un golpe Abbruzzese.

La dichiarazione arriva in serata: poche righe dettate da Adriano Palozzi, già vice presidente del Consiglio Regionale del Lazio. Soprattutto uno dei tre firmatari della lettera esplosiva inviata in mattinata per chiedere la testa del coordinatore regionale Claudio Fazzone. (leggi qui Terremoto in Forza Italia: chiesta la testa di Claudio Fazzone).

La dichiarazione della sera è ancora più devastante della lettera consegnata la mattina. Perché rivela che Claudio Fazzone è solo una tappa intermedia: il vero bersaglio della ribellione è il numero 2 del Partito. Ce l’hanno direttamente con Antonio Tajani.

Quella in atto è una rivolta dei colonnelli contro i generali del Partito. Che arriva dopo una lunga telefonata avvenuta nel pomeriggio tra Antonio Tajani e Claudio Fazzone.

I colpi di mortaio su Tajani

Nella dichiarazione dettata all’agenzia di stampa Ansa, Adriano Palozzi dice che gli preme chiarire quanto lui e gli altri colleghi reputino «il senatore Claudio Fazzone una risorsa importante e non un problema per Forza Italia»

Ritratta il contenuto della lettera? Nemmeno una riga. Conferma tutto quello che ha firmato insieme al capogruppo Antonello Aurigemma ed al presidente della Commissione Cultura Pasquale Ciacciarelli. E aggiunge però che il senatore Fazzone «Viene come me dal territorio ed è un combattente».

Adriano Palozzi non soffre di problemi di dissociazione. Allora la chiave di lettura è un altra: la lettera puntava a colpire ancora più in alto. A far deflagrare ai messimi livelli il capoverso che con crude la seconda pagina. È quello nel quale viene criticato proprio il numero 2 nazionale di Forza Italia.

«… il Presidente Berlusconi ti ha affidato un incarico che era volto al rilancio e al rinnovamento del Partito: dopo 7 mesi, dobbiamo constatare che nella nostra Regione non si può assolutamente parlare né di rinnovamento, visto che non c’è stato alcun tipo di cambiamento, né tantomeno di rilancio, dato che continuano ad aumentare le defezioni da parte dei nostri amministratori».

Lo accusano di avere fallito. Di non avere realizzato il cambiamento. Di avere lasciato tutto com’è. Soprattutto di non avere scardinato il cerchio magico che decide intorno a Berlusconi, tenendo fuori i territori, i sindaci, gli amministratori che hanno il consenso e la fiducia dei cittadini. E che possono essere la linfa del rinnovamento.

La Politica ha le sue liturgie, i suoi riti, i suoi linguaggi. Adriano Palozzi conferma indirettamente. Dicendo che il senso della lettera è «ben più profondo e testimonia la necessità di rifondare un Partito a tutti i livelli. Si chiede una scossa forte, una metamorfosi completa che parta dal riconoscimento del valore dei territori che non possono più avallare scelte calate dall’alto. Se si arriva a toccare il fondo qualche motivo c’è – conclude – e mi sembra anche abbastanza evidente».

La telefonata Tajani – Fazzone

C’è una lunga telefonata tra Antonio Tajani e Claudio Fazzone a precedere la nuova fase dello scontro.

Nel pomeriggio di mercoledì il vice presidente nazionale di Forza Italia ha chiamato il coordinatore regionale dicendo che prendeva le distanze dall’iniziativa di Aurigemma, Palozzi e Ciacciarelli. Gli ha assicurato che la sua posizione non si tocca perché il suo è un incarico fiduciario e che «né io né Berlusconi, con il quale ho parlato, hanno intenzione di revocarti».

È solo a quel punto che Claudio Fazzone detta una dichiarazione a Corrado Trento di Ciociaria Oggi. Che è un violentissimo fuoco di sbarramento.

«Non posso prendere in considerazione e rispondere ad una presa di posizione che considero piena di demagogia e fuori tema sul piano delle attribuzioni di competenza. Perché si può chiedere l’azzeramento dei coordinamenti provinciali, cosa che peraltro sarà presto superata con la celebrazione dei congressi territoriali. Ma non si può chiedere l’azzeramento del coordinamento regionale, semplicemente perché la nomina è fatta direttamente dal presidente Silvio Berlusconi. Si rivolgano a Silvio Berlusconi».

L’accusa, nemmeno troppo velata, è che alle base del tentativo di golpe ci sia Mario Abbruzzese, ex presidente del Consiglio regionale del Lazio, rimasto fuori da Montecitorio per una manciata di voti. Dice infatti Claudio Fazzone «Francamente ci vedo anche la regia di qualche disoccupato illustre della politica. Comunque, nessuno è intoccabile. Solo che, se vogliono la mia “testa”, devono chiederla a Silvio Berlusconi».