«O si fa il congresso o è guerra»: l’ultimatum di Ciacciarelli

Ultimatum del presidente della Commissione Cultura in regione Lazio Pasquale Ciacciarelli. O Forza Italia celebra il congresso provinciali entro il 10 marzo o sarà guerra aperta

L’ultimatum parte in serata. «O si celebra il Congresso o non siamo più interessati. L’era dei temporeggiamenti è finita, dal Partito arrivi un segnale chiaro, altrimenti ne prenderemo atto».

Pasquale Ciacciarelli dissotterra l’ascia di guerra. E dice a Forza Italia: o noi o il coordinatore regionale Claudio Fazzone. Che non ha ancora convocato il congresso, non ha individuato una data per celebrarlo, ha invece tutta l’aria di voler gettare il pallone in tribuna perché dice che prima bisogna attendere la convalida dei tesserati.

In serata Pasquale Ciacciarelli, presidente della Commissione Cultura in regione Lazio, già coordinatore provinciale esautorato in una notte da Fazzone, ha scritto al segretario nazionale dell’Organizzazione di Forza Italia, Gregorio Fontana; una copia l’ha inviata al vicepresidente nazionale del Partito, Antonio Tajani; un’altra l’ha girata al coordinatore regionale Claudio Fazzone.

Il suo è un ultimatum politico: il preavviso di una rottura verticale. «O si fa il congresso il 10 marzo per rinnovare i quadri dirigenti di Forza Italia oppure dopo quella data non ci interessa più. A quel punto se lo facessero loro. ma sia chiaro che dall’undici marzo sarà guerra aperta».

Pasquale Ciacciarelli è la punta dello schieramento di Mario Abbruzzese, vice coordinatore nazionale Enti Locali di Forza Italia. La componente ha tutti i numeri per affrontare il congresso: punterà sul nome dell’ex candidato presidente della Provincia e sindaco di Pofi Tommaso Ciccone. Sul fronte opposto c’è l’ala che risponde al coordinatore regionale Claudio Fazzone: alla quale appartengono tre dei quattro dissidenti che lunedì hanno determinato la caduta dell’amministrazione comunale di Cassino guidata da Forza Italia. Al fronte di Fazzone fa riferimento il coordinatore uscente Adriano Piacentini, al quale ora è stata chiesta una relazione sui fatti di Cassino.

Per Ciacciarelli è una manovra ostile. Un tentativo di isolamento. Così lancia la sua controffensiva. «Questo Partito ha bisogno di una rigenerazione che parta dal basso, che coinvolga la base e premi chi è sempre attivo sui territori. Il tesseramento si è concluso il 31 gennaio scorso ed i militanti si sono impegnati per portare a casa le tessere. Che cosa stiamo aspettando? La provincia di Frosinone è pronta. O si celebra il congresso o non siamo più interessati. L’era dei temporeggiamenti è finita, dal Partito arrivi un
segnale chiaro, altrimenti ne prenderemo atto
».

L’attacco è frontale. Contro gli uomini di Claudio Fazzone. A partire da Adriano Piacentini, che secondo le indiscrezioni è già con la valigia pronta per emigrare nella Lega insieme al sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani.

«Nell’ultimo anno – attacca Ciacciarelli – il Partito è stato totalmente assente, nessuna iniziativa è stata presa dalla classe dirigente che lo guida, dopo il commissariamento.  Questo territorio è pronto a fare da capofila per la celebrazione del congresso, a trainare il partito verso una fase nuova, a rigenerarlo, a tornare a vincere e convincere sul territorio. Ma c’è qualcosa che frena tutto ciò, ed è quest’attesa ingiustificata. Abbiamo aspettato abbastanza, siano chiari, e ci dicano a chiare lettere se il congresso ci sarà o meno. In caso contrario, ne prenderò atto, io e tutti i dirigenti di Partito».

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