Obbligati all’unità: i capi del Pd in trappola

Il Pd di Frosinone riapre la discussione per individuare il segretario cittadino. Perché ha una sola possibilità: trovare l'intesa.

Non possono permettersi di arrivare al congresso di Frosinone con spaccature insanabili. Meglio degli accordi di facciata che tengano insieme la mozione Renzi: è questo il motivo che spinge Francesco De Angelis a cercare una soluzione condivisa anche se avrebbe i numeri per poter indicare Andrea Palladino segretario.

Lo stesso motivo che induce Francesco Scalia a volere una soluzione unitaria, che preveda la presidenza o la vicesegreteria per un suo fedelissimo o per una sua fedelissima. Come Valentina Calcagni. Identico discorso per Nazzareno Pilozzi, impegnato a curare i mal di pancia che si sono propagati tra i suoi uomini nel capoluogo.

Perciò Simone Costanzo, segretario provinciale del Pd, ha voluto organizzare una riunione per provare a riaprire il discorso. La verità è che alla vigilia delle candidature a Camera, Senato e Regione nessuno può assumersi la responsabilità di spaccare il fronte di Matteo Renzi, che intanto è partito in treno alla volta del… consenso perduto.

Il circolo di Frosinone non è un circolo qualunque: parliamo del capoluogo, dove il Pd ha rimediato pochi mesi fa una delle più brutte sconfitte elettorali di sempre.

Quelli più liberi da logiche di unità a tutti i costi sono i rappresentanti dell’area di Orlando: Norberto Venturi e Francesco Brighindi in particolare. Alessandra Maggiani è riuscita a far riaprire il tavolo delle trattative, adesso si vedrà. Però loro sono gli unici a non avere vincoli.

Domenica mattina si vota e la trattativa sarà come una maratona. Non sarà facile convincere qualcuno a fare il segretario del circolo cittadino in queste condizioni, perché quando a marzo la campagna elettorale sarà finita le contraddizioni saranno destinate ad esplodere.