Ogni guerra partorisce bestie, bestie tutte uguali

Senza Ricevuta di Ritorno. La ‘Raccomandata’ del direttore su un fatto del giorno. Il consiglio comunale di Ceccano offre spunto per ribadire una cosa banale ma necessaria: non esiste una hit dei crimini.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Piaccia o non piaccia, il consiglio comunale di Ceccano riunito lo scorso fine settimana, tra scivoloni e cadute di stile su un fronte e sull’altro, ha avuto un merito. Ha rimesso al centro della discussione la questione delle Marocchinate: le donne (ma anche gli uomini) che subirono abusi e sevizie di ogni genere ad opera del corpo di spedizione franco algerino, lanciato sulle Mainarde durante la II Guerra Mondiale.

Ai suoi combattenti, il generale Juin promise licenza di stupro e saccheggio per tre giorni se fossero riusciti a conquistare le posizioni sui monti Aurunci. Le sevizie e gli orrori furono tali che se ne parla ancora oggi.

Nello stesso Consiglio si è parlato del Ricordo degli italiani di Istria e Dalmazia cacciati e spesso gettati nelle foibe dai comunisti di Tito. Dall’opposizione hanno rimproverato all’amministrazione, di centrodestra, di avere avuto questa sensibilità ma nessuna per la Memoria dell’olocausto degli ebrei. Fratelli d’Italia ha paragonato alle bestie i goumiers. (Leggi qui Re, dame, fanti: a Ceccano fanno il derby fra due stragi).

La guerra è da bestie

Discussione meritoria. Ma dalla quale prendere con forza le distanze. Dall’uno e dall’altro fronte

La guerra è una cosa seria. Non è pulita come la si vede nei film. La trama la scrive quasi sempre il vincitore. 

Morti e fanti sulla linea Gustav

La guerra è combattuta dagli uomini, che per riuscire a farlo devono tornare ad essere bestie. Quello che fecero i Goumiers di Alphonse Juinveri e propri crimini di guerra sulla popolazione civile – bisogna avere il coraggio di dire che lo fecero anche gli italiani sui Balcani ed in Africa.

Lo fecero gli americani sbarcati in Sicilia, al punto che i Siciliani si misero a sparargli addosso e più di qualche americano finì con gli attributi tagliati. I mafiosi d’America dovettero spiegare alle gerarchie militari americane che si vince comportandosi meglio di chi si vuole cacciare.

In Iraq non hanno ricordato la lezione. I francesi ad Algeri nemmeno. La storia dei soldati italiani, tutti paisà e mandolino, fa parte di una facciata d’intonaco messa per nascondere le nostre vergogne. Che sono scritte nello stesso libro di quelle compiute dai sovietici a Berlino, dagli inglesi in Asia, dai nazisti un po’ dappertutto, come dai giapponesi di Hiroito.

La realtà è che è la guerra ad essere bestiale. Tutte le guerre. Non solo quelle che ci toccano da vicino.

Ecco, meglio sarebbe se oltre per i crimini che abbiamo subito, ci indignassimo per tutti i crimini. La guerra è una bestialità.

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