Le risposte che gli onorevoli non ci daranno (di A. Porcu)

L'economia della provincia di Frosinone si basa sull'Industria. Che a sua volta si basa sull'export. Il cambiamento che M5S e Lega intendono realizzare va a vantaggio dell'Industria sul nostro territorio? O potrebbe danneggiarla? Due quesiti per i nostri parlamentari

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Alla fine del 2017 nel Registro Imprese di Frosinone risultavano registrate 47.552 imprese. Per il terzo anno consecutivo il numero è in crescita: +0,5% rispetto al 2016, +1,2% rispetto al 2015. Soprattutto risultano oltre 10mila unità locali, con un forte tasso di crescita: rivela che c’è stato un ampliamento dell’attività aziendale, attraverso l’apertura di molte nuove unità locali. Sono numeri rilevati dalla Camera di Commercio e da Infocamere. Non chiacchiere.

Il motore dell’economia della Provincia di Frosinone è l’industria. È lì che produciamo la maggior parte della ricchezza. Dalla quale derivano gli stipendi con cui i lavoratori fanno la spesa, mandano i figli a scuola, escono ogni tanto il sabato sera.

I pilastri dell’Industria sul nostro territorio sono tre: l’Automotive, il Chimico Farmaceutico, l’Aerospaziale. Con i relativi indotti. Le produzioni di Fca Cassino Plant, Bristol Myers Squibb, Leonardo sono di tipo premium, cioè eccellenze destinate in larga parte al mercato estero. Al quale accedono attraverso una serie di accordi internazionali e senza pagare dazi all’interno dell’Europa perché ne fanno parte. Inoltre le proprietà per due di loro (come larga parte dei colossi nazionali) sono straniere.

Attraverso capitali italiani e stranieri (la maggioranza) sta prendendo forma il primo ecodistretto della Ceramica in Italia, che sta mostrando i muscoli a quello di Sassuolo.

 

Il governo M5S-Lega che stava prendendo forma ed è stato stoppato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella conteneva un orizzonte chiaro: il cambiamento. Ma di un genere che nessuno dei candidati aveva mai rivelato prima con chiarezza. Né dai palchi né dalle tribune elettorali.

Francesco Zicchieri e Luca Frusone non hanno mai detto ai tantissimi elettori andati a sentirli e poi a votarli, che il cambiamento sarebbe arrivato attraverso l’uscita dall’Euro. L’indicazione del professor Savona come ministro, le bozze del ‘contratto’ di governo dicono con chiarezza che era questa la strategia.

È una scelta. Di fronte alla quale, con ogni probabilità, molti elettori della Lega e del M5S avrebbero confermato il loro voto.

 

C’è però un sospetto. Siamo sicuri che il gruppo Fiat Chrysler Automobiles troverà ancora conveniente produrre a Cassino i suoi Stelvio e Giulia per dover poi pagare un dazio nel momento in cui dovesse provare a venderli nei Paesi Ue, cioè dov’è la grande maggioranza del loro mercato? Abbiamo la sicurezza che Brystol Myers Squibb avrà ancora un’utilità nel produrre i suoi farmaci ad Anagni e non in un altro Paese Ue, dal momento che i fondi europei dell’Accordo di Programma potrebbero essere chiesti indietro? Cosa tratterrebbe qui la produzione dei rotori per gli Agusta Bell?

Lo stesso ragionamento va spalmato su tutte le altre ‘Frosinone’ che stanno in Italia. Perché un’idea così strampalata? Solo perché lo vuole la gente? I politici governano la pancia della gente, non se ne fanno governare.

 

È qui allora che nasce il sospetto. Soprattutto perché ambienti della Lega e del M5S assicurano che il nome del professor Savona non fa parte del loro ambiente e mai lo ha frequentato. Anzi, i pochi che ne conoscevano l’esistenza lo hanno sempre giudicato un uomo dei poteri forti, un complice della finanza internazionale.

Il sospetto è che il nome del professor Savona sia stato solo uno strumento. Non per la Lega e tantomeno per il Movimento 5 Stelle. Ma per chi gli ha suggerito quel nome. Per colpire il vero bersaglio attraverso l’Italia. Il vero bersaglio è l’Unione monetaria europea: cioè il mercato più forte al mondo, l’area più ricca, in cui si produce un quarto di tutta la ricchezza mondiale annua. Ma senza un esercito e senza una forza globale contro la vera arma micidiale che è la sicurezza informatica.

A chi conviene destabilizzare quel mercato? Gli Usa lo hanno abbandonato da quando è stato eletto Trump che ha concentrato i suoi interessi sul continente Americano. Il Muro non c’è più. La Cina ha puntato sulle grandi risorse minerarie in Africa. Un nome c’è e non è la Finanza mondiale. Che ha capito già tutta l’operazione è sta disinvestendo sull’Italia: lo spread in pochi giorni è triplicato. Significa che nessuno vuole più prestarci i suoi soldi perché non crede che saremo in grado di restituirli. Anche perché nei programmi di Governo scriviamo che vogliamo farci cancellare 250 miliardi dei 2500 complessivi di debito che abbiamo (un terzo in mani estere, un terzo in mani di risparmiatori italiani attraverso i Buoni del Tesoro).

 

Torneremo a votare. Presto o tardi. È lecito chiedere a Luca Frusone, Francesco Zicchieri, Ilaria Fontana, Gianfranco Rufa, Enrica Segneri, Francesca Gerardi, Massimo Ruspandini, Mario Abbruzzese (responsabile nazionale di un dipartimento di Forza Italia) una dichiarazione chiara ed esplicita? Del tipo: ‘Se sarò candidato alle prossime elezioni, in caso di elezione, sosterrò (o non sosterrò) un governo che sia a favore dell’uscita dell’Italia dall’Euro e dall’Unione Europea”. Aggiungendo poi: “Ritengo che questa mia scelta porterà questi benefici all’export prodotto dall’Industria presente in provincia di Frosinone:” segue spiegazione.

Se lo vorranno, conoscono la casella alla quale è possibile inviar le loro risposte.

 

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