Onorevoli sciacalli

Cinque parlamentari chiedono il bonus di 600 euro mensili per il sostegno del reddito di autonomi e partite Iva. Tutti indignati, ma i nomi non escono perché c’è la… privacy! Uno scandalo che però coinvolge un’intera classe politica che attraverso le leggi elettorali preferisce i servi leali alle menti pensanti. E questo è il risultato.

Cinque deputati hanno chiesto il bonus da 600 euro mensili, poi aumentato fino a 1.000, previsto dai decreti Cura Italia e Rilancio per sostenere il reddito di autonomi e partite Iva durante la crisi causata dalla pandemia di Coronavirus. La notizia, scoperta da Giovanna Vitale e pubblicata ieri da La Repubblica, ha sollevato un vespaio di polemiche e di indignazione.

 I nomi dei deputati non sono  ancora noti, ma è venuto fuori che sarebbero 3 leghisti, uno di Italia Viva e uno del Movimento 5 stelle. 

Sandro Ruotolo, giornalista di punta prima che senatore, ha scritto su twitter: “Tre deputati sarebbero leghisti, uno dei 5 stelle e l’altro di Italia Viva. I cinque avrebbero ottenuto il bonus Covid. Dovrebbero dimettersi e chiedere scusa. Sono degli accattoni e devono dar conto di quello che hanno fatto”.

Foto © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Poi il tweet di Alessia Morani: “I parlamentari che hanno chiesto l’indennità da 600 € sarebbero 3 leghisti, uno di Italia Viva e uno del M5S. Cosa aspettano a dimettersi? L’istituzione in cui siedono merita rispetto: è il tempio della democrazia. Se ne vadano immediatamente! #iosonodiversa”.

Tutti indignati, ma sia il presidente della Camera Roberto Fico che il ministro degli Esteri Cinque Stelle Luigi Di Maio hanno spiegato all’Italia che i nomi sono coperti dalla privacy. Mentre il Capitano della Lega Matteo Salvini ha aggiunto che è pure uno scandalo che l’Inps abbia dato questi soldi. Assurdo, pazzesco.

Parlamentari (che quindi ricoprono un ruolo pubblico ed elettivo) coperti dalla privacy per aver chiesto soldi pubblici destinati a chi aveva visto crollare i propri guadagni a causa del Covid. E l’Inps che cosa c’entra? L’Inps applica leggi scritte dalla politica. Magari si poteva dire che bastava aggiungere poche frasi. Tipo: “chi ricopre contemporaneamente il ruolo di parlamentare non ha diritto a questa misura”.

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini ha detto: “Che un parlamentare chieda i 600 euro destinati alle partite Iva in difficoltà è una vergogna. Che un decreto del governo lo permetta è una vergogna. Che l’Inps (che non ha ancora pagato la cassa integrazione a migliaia di lavoratori) abbia dato quei soldi è una vergogna. In qualunque Paese al mondo, tutti costoro si dimetterebbero. Chiunque siano, immediata sospensione“.

La grande ipocrisia è questa. Ora tutti chiedono a questi parlamentari di dimettersi. Ma perché intanto i Partiti non li censurano? Potrebbero essere loro stessi a smascherarli: i nomi li conoscono, circolano nelle loro chat interne e qualcuno ha già chiesto aiuto.

Pare però che nella brutta vicenda siano coinvolte altre duemila persone tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci.

LUIGI DI MAIO

Non serve la caccia alle streghe, serve dire le cosa come stanno. I Partiti da anni stanno cambiando leggi elettorali con un unico scopo: decidere loro chi mettere in lista e far eleggere.  Perché la maggior parte dei leader vuole dei servi obbedienti, non delle teste pensanti.

Gli scandali ci sono sempre stati, anche “odiosi” come questo. Ma oggi il Paese si ritrova con una classe politica che è preoccupata solo di difendere sé stessa. I cinque parlamentari coinvolti sono politicamente finiti. I nomi usciranno prima o poi. Ma saranno soltanto i capri espiatori di un sistema fallato. Fallimentare. Di accattoni e di sciacalli.