Onorevoli senza vacanze: subito in campagna elettorale

Chi spera, chi prega, chi non ha speranze. Il ritorno alle elezioni cambia i piani di molti degli uscenti e degli aspiranti. Che devono fare i conti con i 350 seggi in meno

Si vota il 25 settembre. Con la stessa legge della volta scorsa ma ci saranno circa 350 seggi in meno tra Camera e Senato: un’ecatombe. Voluta da molti di quelli che ora si disperano alla ricerca di una scialuppa che non faranno in tempo a trovare.

La data delle elezioni potrebbe portare allo scioglimento anticipato della Regione Lazio ed il suo ritorno alle urne alcuni prima del previsto. Perché alle prossima tornata elettorale parteciperà come candidato anche Nicola Zingaretti. Montecitorio o Palazzo Madama è questione che verrà risolta in fretta. Il Governatore non ha l’obbligo di dimettersi: può candidarsi ed una volta eletto ci sono 30 giorni per optare. È quanto accaduto in Abruzzo ed in Calabria: nel frattempo il vice esercita le funzioni da presidente. Ma Zingaretti preferisce la linearità: quando si ipotizzava la candidatura a sindaco di Roma, tra i suoi fedelissimi si parlava di dimissioni immediate.

Un segnale il Governatore del Lazio lo ha mandato. Con un post su Facebook. “Ora proponiamo agli italiani di scegliere che Paese vogliamo essere. Un’idea di futuro possibile. Chiamiamo le migliori energie e intelligenze del Paese e indichiamo un futuro possibile più giusto, sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Con più lavoro, scuola, conoscenza e innovazione. Il Pd ha le carte in regola perché ha messo l’Italia al primo posto nelle scelte politiche compiute in questi anni, nella lotta sanitaria alla pandemia, nell’impegno per la rinascita. Questo ci verrà riconosciuto. Con passione buttiamoci nella battaglia per dare un futuro migliore alla nostra comunità“.

Ricambio generale

Luca Frusone Ilaria Fontana Enrica Segneri

Quattro anni e mezzo fa le elezioni segnarono la fine politica di Matteo Renzi nel Partito Democratico. Il Movimento 5 Stelle trionfò a furor di popolo e rielesse il deputato uscente Luca Frusone di Alatri, con lui entrò a Montecitorio Enrica Segneri; il vento pentastellato soffiò talmente forte da far conquistare ai candidati grillini anche Cassino: venne eletta Ilaria Fontana battendo a sorpresa il leader di Forza Italia Mario Abbruzzese.

Il tempo cambia tutte le cose. Oggi Luca Frusone non ha più il problema della terza candidatura: ha lasciato il M5S e si è schierato con Luigi Di Maio nella convinzione di salvare il governo Draghi. Nemmeno il tempo di organizzare il trasloco ed è venuto giù tutto. Enrica Segneri può aspirare al secondo mandato, senza sperare in un vento come quello che le regalò il titolo di onorevole: in questi anni le iniziative sul territorio non si sono viste, i meet-up sono quasi tutti scomparsi. Ilaria Fontana è diventata sottosegretario: l’ultima volta che la provincia di Frosinone ne ha avuto uno se n’erano accorti tutti. A Cassino una rielezione è improbabile: la sottosegretaria non potrà contare sui voti in fuga dal centrosinistra che temevano poi di dover fare i conti alle Comunali con un avvocato Gianrico Ranaldi reduce da una buona performance alla Camera; per questo non lo votarono e riversarono sul 5 Stelle.

Carroccio variabile

Zicchieri, Ottaviani, Gerardi

Le percentuali sono cambiate molto anche per la Lega. Che cinque anni fa correva talmente forte ad eleggere nel collegio di Frosinone Francesco Zicchieri di Terracina. Diventato coordinatore Regionale, poi Provinciale, poi responsabile del radicamento nel Centro Sud, oggi Zicchieri è fuori dal Carroccio. Fermo nel gruppo Misto, non ha fatto in tempo a riaccasarsi. Parlare di rielezione in queste condizioni è esercizio molto complesso.

Punta a giocarsi le carte del bis Francesca Gerardi: la deputata di Pontecorvo non ha chiesto candidature blindate né collegi uninominali; come la volta scorsa punta a stare nel plurinominale dove si pesca in base ai voti.

Così come punta al bis il senatore Gianfranco Rufa: la volta scorsa venne candidato nel collegio di Viterbo: la vulgata vuole che abbia dato il suo documento solo per disciplina di Partito, perché un altra persona aveva rifiutato sdegnosamente di fare il numero 3. E invece, alla lotteria delle elezioni, è uscito il suo numero. Ora gli occorrerà una posizione migliore o un vento ancora più impetuoso sulle vele del centrodestra.

Ma rispetto a 5 anni fa la Lega ha un Nicola Ottaviani in più: sindaco uscente di Frosinone, ha condotto alla vittoria il centrodestra per la terza volta consecutiva nel capoluogo. Ha posto fine alle polemiche interne al Partito e trovato un punto di equilibrio con l’area del deputato regionale Pasquale Ciacciarelli. Nicola Ottaviani ora punta ad una candidatura: potendo scegliere, la più prestigiosa in provincia: il Senato.

Fratelli in fermento

Il seggio più prestigioso per il territorio la volta scorsa andò al senatore Massimo Ruspandini di Fratelli d’Italia. La ricandidatura viene considerata una cosa ovvia. Che in politica non è la norma. Lui, saggiamente, ha sempre detto “Sono a disposizione del Partito”.

Bisognerà vedere quali saranno i rapporti con gli alleati, come si svilupperanno i patti di desistenza che sono alla base delle candidature di coalizione. Gli accordi di coalizione potrebbero valutare l’ipotesi di sfruttare la notorietà di Ruspandini per trascinare la lista alle Regionali. Oppure ritenere più utile un passaggio a Montecitorio. Lasciando il senato ad Ottaviani ed alla Lega.

Al senatore va dato atto di avere guidato il processo di crescita ed aggregazione di Fratelli d’Italia in questi anni, aprendo le porte alle varie sensibilità. Il suo obiettivo è quello di eleggere due parlamentari di FdI dal territorio. Ma con 350 seggi in meno non sarà uno scherzo.

Pd, non pervenuto

Francesco Scalia e Francesco De Angelis

Il Partito Democratico la volta scorsa non elesse rappresentanti in provincia di Frosinone. Matteo Renzi non diede una posizione eleggibile al fidatissimo senatore Francesco Scalia, relegandolo in una casella che sarebbe stata utile solo in caso di trionfo Dem. Invece fu una disfatta.

Non andò meglio a Francesco De Angelis: candidato alla Camera, per quanto la sua fosse una candidatura di peso, aveva davanti un mostro sacro come Claudio Mancini che su Roma ha ancora qualcosa da dire.

Ora le candidature le farà Enrico Letta. Che non si prenderà tutti i posti per i fidatissimi, a differenza di quanto avvenne con Renzi. Ma ha già detto che nel Pd la parità di genere è faccenda seria: metà candidature agli uomini e metà alle donne.

E Nicola Zingaretti è già in campo.