Ora Giorgia Meloni dimostri lo stesso coraggio di Fini

La leader di Fratelli d’Italia è troppo avanti rispetto alla classe dirigente del suo partito e il caso Fidanza rischia di frenarla in prospettiva. Ma forse è arrivato il momento che FdI recuperi le radici della svolta di Alleanza Nazionale. E il pensiero di Gianfranco Fini, che nel 2003 in Israele disse: “Il fascismo fa parte del male assoluto e le leggi razziali furono un’infamia. Salò fu la pagina più vergognosa”.

Quella che doveva essere ricordata come la campagna elettorale del sogno si è trasformata in un incubo giovedì sera, quando Corrado Formigli ha mandato in onda a Piazza Pulita il filmato di Fanpage. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha capito subito la portata di quel servizio. E quelli che sarebbero stati gli effetti.  (Guarda qui l’inchiesta di Fanpage).

Certamente nel quartier generale di Fratelli d’Italia c’è chi ha gridato al complotti, chi ha sottolineato che il servizio è stato mandato a meno di tre giorni dal voto. Però quelle immagini che immortalano il fascismo da operetta ci sono.

Le ore più drammatiche per Giorgia

Carlo Fidanza e Giorgia Meloni (Foto: Sergio Oliverio / Imagoeconomica)

Il Corriere della Sera racconta bene quello che è successo. E la reazione di Giorgia Meloni. Così: “Sa bene la leader di FdI che il danno più grosso le può arrivare da un presunto finanziamento illecito al Partito ancor più che da «ridicoli teatrini di gente che non vogliamo con noi, gente che dice idiozie lontanissime dal nostro pensare e che noi teniamo alla larga», tanto più quello a sfondo antisemita «sentimenti che respingiamo con tutte le forze» perché «noi siamo amici della comunità ebraica» giura Ignazio La Russa.

Così, ieri mattina, dopo aver ricevuto un whatsApp in cui il suo capodelegazione al Parlamento europeo le scriveva che «sono nelle tue mani,è imperdonabile quello che ho fatto, me ne rendo conto, decidi tu cosa devo fare», lo ha chiamato e urlando gli ha chiesto conto di tutto, non prima di avergli intimato di autosospendersi immediatamente: «Tu sai che io su queste cose divento pazza, ma come si fa a frequentare certa gente per prendere 30-40 preferenze in più? Come si fa a parlare di “black” e assurdità simili?». Lui, dicono, si sarebbe giustificato su tutti i fronti: le battute antisemite? «Stavo prendendo in giro Jonghi, ne facevo il verso». I pagamenti in nero? «Non hanno mandato in onda tutto, la verità: quello offriva soldi su soldi e io dicevo no… Ho solo detto che potevano pagare una cena, un aperitivo elettorale…».

Parole che la Meloni vuole valutare per bene, perché di una persona «che conosco da una vita» si fida, ma la mano sul fuoco in certi casi è sempre saggio non metterla. Per questo pretende «l’intera registrazione, lo sbobinato di 100 ore. Perché se c’è da prendere provvedimenti lo faccio in un minuto, non ho paura di cacciare gente dal partito. Ma se è una trappola, se c’è chi vuole incastrare i miei, voglio saperlo…».

I valori da aggiornare

Nicola Procaccini

Fin qui il racconto del Corsera. Ma il punto vero è probabilmente un altro. E cioè che la leader Giorgia Meloni è troppo avanti rispetto al suo Partito. Si pone non solo un problema di classe dirigente, ma anche di cambiamento di valori di riferimento. (Leggi qui I tormenti di Salvini e Meloni su Fanpage spiazzano il centrodestra).

La Destra che la Meloni racconta nelle piazze è di tipo europeo. La stessa cosa fa la maggior parte dei suoi colonnelli. Durante la festa provinciale tenuta a Terracina lo scorso agosto, l’eurodeputato Nicola Procaccini ha detto a chiare note che non c’è spazio per nostalgie dentro Fratelli d’Italia: perché nulla ha da spartire con orbace, passo dell’oca e saluti romani. Tanto Nicola Procaccini quanto Giorgia Meloni si sono formati sulla base di una destra europea: sovranista, nazionalista quanto si vuole, ma nulla da spartire con la marcia su Roma. Anche per quanto riguarda la posizione sul Green Pass, il convincimento della Meloni è lo stesso di Angela Merkel. (Leggi qui Così vicini, così diversi, così Fratelli d’Italia).

Il problema però è che al fascismo e a quel teatrino guardano in tanti. Non si può nascondere questo. I saluti romani, il “presente” urlato, i riferimenti al nazismo fanno parte di un mondo che occhieggia a tanti esponenti di Fratelli d’Italia.

Il coraggio di Fini

Gianfranco Fini al congresso di Fiuggi

Certamente poi c’è il ragionamento sui voti, che non sono proprio 30 o 40. Ma molti di più. Voti ai quali in tanti non se la sentono di rinunciare. Ha ragione Fabio Rampelli (numero due del partito) quando dice: “Abbiamo fatto un percorso”. Con riferimento al passaggio dall’Msi ad Alleanza Nazionale. E poi adesso in Fratelli d’Italia.

Ma forse Fratelli d’Italia ha archiviato troppo presto il pensiero di chi davvero ha sdoganato la Destra in Italia. E cioè Gianfranco Fini. Perché nel 2003 l’allora leader di Alleanza Nazionale durante un viaggio in Israele, visitando il museo dell’Olocausto, disse: “Il fascismo fa parte del male assoluto e le leggi razziali furono un’infamia. Salò fu la pagina più vergognosa”. Le circostanze oggi mettono Giorgia Meloni nella condizione di dimostrare lo stesso coraggio. Ricordando e facendo sue le frasi di Gianfranco Fini. Ne vale la pena.