Ore 16: dead line per le trattative M5S – Pd

FOTO: © IMAGOECONOMICA, Alessia Mastropietro

Entro le 16 una risposta del M5S. La mossa di conte. Oppure la War Room del Pd sancirà la fine delle trattative. D'Uva le tiene aperte. Delrio toglie la pregiudiziale. Di Battista incendia i pozzi. Fibrillazioni nella chat dei senatori Forza Italia

La War Room del Partito Democratico si riunisce alle 16. E non è un orario a caso. Entro quell’ora il Pd vuole una risposta chiara del Movimento 5 Stelle a tutti i segnali inviati durante la giornata. Il primo su tutti: l’apertura ufficiale su un bis per Giuseppe Conte; è stato Graziano Delrio a farsene carico dicendo ai giornalisti appostati all’ingresso di Montecitorio «Di quale veto stiamo parlando? Non c’è alcun veto».

Entro le quattro del pomeriggio il 5 Stelle dovrà dire cosa vuole fare. Altrimenti il gabinetto di guerra del Pd si riunirà e deciderà cosa fare.

Il segnale potrebbe essere la nota di Palazzo Chigi che alle 15.30 smentisce uno dei principali ostacoli alla trattativa. «Alla presenza di Giuseppe Conte non è mai stata avanzata la richiesta del Viminale per Luigi Di Maio». Le stesse fonti precisano che «tale richiesta non è arrivata né dal Movimento 5 stelle né dallo stesso Di Maio».

Le divisioni nei Cinque Stelle

Nel Movimento 5 Stelle continua però la divisione tra favorevoli al dialogo e chi invece è nettamente contrario. A nulla vale l’indicazione fornitura da Beppe Grillo durante il suo intervento telefonico al vertice tenutosi ieri prima dell’incontro a Palazzo Chigi tra Di Maio e Zingaretti.

«La trattativa non mi risulta sia saltata, un passo alla volta» dice ad un certo punto il capogruppo M5S alla Camera, Francesco D’Uva.

Una trattative sulla quale entra a gamba tesa Alessandro Di Battista. Scrivendo su Facebook «No ai Benetton, no a Malagò, no ai conflitti di interesse». E aggiunge «Io, da cittadino e da persona che negli anni ha dato anima e corpo al Movimento pretendo: 1. La revoca delle concessioni autostradali ai Benetton. 2. Che si porti a compimento la riforma dello sport per togliere potere clientelare dalle mani di Malagò. 3. Che si realizzi finalmente una legge durissima sui conflitti di interessi e contro l’accentramento di potere».

Dalla Regione Lazio arriva il no del consigliere Davide Barillari. Su twitter commenta alla richiesta di Zingaretti per un governo di svolta: “Così andrà a fondo l’Italia come la Regione Lazio, vero?“.

Fibrillazioni nella chat dei senatori Forza Italia

Nella mattinata c’è stata fibrillazione nella chat dei senatori di Forza Italia. A scatenarla è stata una dichiarazione rilasciata dal vice capogruppo a Montecitorio Gianfranco Rotondi. Aveva parlato della necessità di essere responsabili, lasciando così una porta aperta alla possibilità di collaborazione con l’eventuale nuovo Governo M5s-Pd.

Tra i senatori azzurri la risposta non è stata netta: «Macché responsabilità, ne va della nostra dignità» ha scritto qualcuno, innescando la risposta «Siamo ancora in democrazia» e anche «Confronto in atto, stop richiami enfatici…».

Interviene la capogruppo Annamaria Bernini per evitare che la polemica esploda. Viene chiesto l’intervento di Silvio Berlusconi con la convocazione dei gruppi congiunti di Camera e Senato. È’ molto probabile che la convocazione dei Gruppi arrivi a breve: il Cav. ha dato appuntamento a domani prima di salire al Colle. La stessa Bernini getta abbondanti dosi di acqua sul fuoco e taglia corto sul punto essenziale, rassicurando: «i Partiti che si riuniscono sono quelli interessati a formare la maggioranza, ossia M5S e Pd… Una maggioranza in cui nessuno di noi credo abbia voglia di entrare a far parte».

Parla di «Ambizioni sfrenate di Pd e M5S» Licia Ronzulli, vicepresidente dei senatori di Forza Italia. Secondo la quale «La favola di un governo che nasce dalla volontà di sterilizzare l’iva e di scrivere una manovra economica che eviti la procedura d’infrazione Ue serviva solo a nascondere un’ambizione sfrenata e la volontà di occupare, anche in modo vendicativo, delle poltrone».

Riecco Salvini

Riappare in video Matteo Salvini. Lo fa con una diretta Facebook approfittando dello stallo nelle trattative. (leggi qui Tutto come da copione: il vertice Pd-M5S si blocca).

Il leader della Lega tuona «Se avete in testa di fare questa spartizione di poltrone per escludere Salvini e acconsentire a Bruxelles fatela, ma in fretta. O fate in fretta, e poi spiegate agli italiani come fate a tenere insieme un governo che ha dentro, M5s e Pd, tutto e il contrario di tutto, oppure si vada al voto».

Salvini definisce quello che nascerebbe da Pd e M5S un “governetto”. Accusa entrambe le parti di essere unite solo dalle poltrone. «Dico a Pd e M5S che da giorni si stanno trascinando nella contrattazione di ministeri e poltrone: fate in fretta, state perdendo giorni su giorni e non trovano accordo su ministeri, non su progetti, ma sulle poltrone. Sembra di tornare ai tempi della Prima Repubblica, ai tempi di De Mita e Fanfani».

Matteo Salvini lancia altri segnali verso Luigi Di Maio e quella parte del Movimento 5 Stelle che sarebbe disposta a tornare con la Lega. «Per settimane i Cinque Stelle ci hanno sfidato a votare il taglio dei parlamentari, ci sono anche per farlo domani. È un segnale di serietà e di rispetto del contratto di governo e di altra promessa mantenuta. Bisogna preparare una manovra economica importante che tagli le tasse».

Infine la frecciatina all’ex alleato. «Dicono che si sia candidato a fare il ministro dell’Interno dopo di me. Gli dico: vai, fai. Sono disposto a dargli suggerimento». Al presidente del Consiglio Giuseppe Di Maio riserva la stoccata più velenosa, accusandolo di avere preparato da tempo «questa manovra su suggerimento di Macron».

I segnali dal mondo cattolico

Una soluzione è stata sollecitata anche dal mondo cattolico. Padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica rispondendo all’agenzia AdnKronos ha sostenuto che «In questo momento c’è bisogno di responsabilità: gli interessi particolari vanno messi da parte per il bene del Paese». Il dibattito di questi giorni «fa pienamente parte della democrazia parlamentare, non c’è nessun inciucio».

Padre Spadaro ha ricordato che nella discontinuità invocata da Zingaretti e Di Maio «esistono certamente alcune questioni care al mondo cattolico, come quella della famiglia, ed il problema del ‘come’ affrontare i flussi migratori. C’è bisogno di saggezza ed umanità per affrontare queste questioni in maniera discontinua rispetto al passato».