Gli orfani di Cervaro, quelli di Petrarcone ed i fiori di Mario (del Conte della Selvotta)

Domenico Malatesta

Conte della Selvotta

 

di Domenico Malatesta
Conte della Selvotta

 

 

Gli orfani del Cav. Giovanni Marrocco
Il Cavaliere è defunto. Ma dall’aldilà osserva i suoi “orfani politici” che vanno a caccia dei suoi elettori. Perché ormai sono liberi di scegliersi il candidato sindaco e il candidato consigliere. L’11 giugno si vota al comune di Cervaro dove per 34 anni ha dominato e governato il Cavaliere Giovanni Marrocco (compresi i dieci anni del figlio Ennio). E su questi eredi-orfani è piombato non un altro cavaliere ma il commander in chief, il capo di Forza Italia in provincia, al secolo Mario Abbruzzese.

Al funerale del defunto sindaco è rimasto a lungo a rendergli omaggio. Ma anche a fare la conta di possibili alleanze per tornare a governare il Comune dove la ricchezza agricola arriva anche dalle produzioni di vino e olio. E al cronista antico Domenico Tortolano, targa d’argento di giornalismo, nativo di Cervaro con relativi possedimenti, presente alle esequie del compianto sindaco, Abbruzzese confessa:”Bisogna fare alleanze per poter vincere. Abbiamo la possibilità di tornare alla guida del comune.”

Così sta per partire l’asse tra il professore Mauro Cernesi ed Ennio Marrocco, entrambi siedono sui banchi di minoranza in assise. Cernesi candidato sindaco e vice Ennio. Dall’altra parte, invece, la riconferma del medico Angelo D’Aliesio a candidato sindaco e vice Gino Canale.

 

Gli orfani dell’avvocato Giuseppe Golini Petrarcone
Sono tantissimi gli orfani del Pd e del centrosinistra cassinate lasciati a piedi dall’avvocato Giuseppe Golini Petrarcone. Sono tantissimi e con tanta delusione per aver perso il Comune di Cassino per pochi voti. Quei voti non arrivati per strategie politiche e matematiche inspiegabili o facilmente spiegabili. Uniti si vince, si dice, ma non viene quasi mai fatto. Troppe le ambizioni. E in aula la divisione fra i due blocchi è perenne. Francesco Mosillo (Pd – di osservanza De Angelis) che non guarda oltre e Giuseppe Golini Petrarcone (Pd – di osservanza Fardelli) con il suo seguito tale e quale.

Il più arrabbiato è l’ex assessore alle finanze Enzo Salera (Pd – di osservanza Di Pucchio – Costanzo) che in aula arriva sempre agguerrito e con la borsa piena di carte. E le sbatte in faccia all’assessore benedettino. Ossia Benedettino Leone, che invano tenta di controbattere le tesi dello scaltro avversario. E la guerra fra i due gruppi Pd si sta per rinnovare con le primarie di Partito. Per chi voteranno? Tutti per Renzi. Marino Fardelli lo spera ma non lo dice. O sì. In questo modo potrà accampare meriti sia sui voti presi dai renziani che su quelli ottenuti da Orlando e Emiliano. Una furbata della quale si è accorto il capolista del governatore pugliese, Salvatore Fontana, il quale ha detto in giro “Chiederò pubblicamente a Marino di non votarmi”

 

I fiori di Mario Abbruzzese
Un leader si occupa di tutto. Ed anche di estetica e di decoro urbano. E così il commander in chief, per allargare le sue conoscenze ambientali e per adattarle ai Comuni, si è messo a studiare i trattati di filosofia. Ha scoperto allora che l’estetica è un settore della filosofia che si occupa della conoscenza del bello naturale o artistico. Ed ha dato gli ordini a quelli che lui ha fatto eleggere al comune di Cassino, con qualche pentimento. Tra una strigliata e l’altra gli addetti hanno messo a dimora nelle aiuole tanti bei fiori. Ed ha avvertito:”Ma ora innaffiateli, non fateli seccare.”

E così ha guidato l’antico cronista in un tour floreale in città. E osserva:”Questa città dovrebbe brillare per il verde e per i fiori e per le fontane artistiche. Abbiamo l’acqua ma non le fontane.” Per questo ha dato ordini agli architetti comunali di progettare fontane in attesa dell’arrivo di Acea. Sembrava Silvio Berlusconi in giro per Genova nelle ore precedenti il G7 che la mise a ferro e fuoco. Anziché preoccuparsi della sicurezza, silviuccio dispensava saggi consigli su come abbellire con i fiori tutti i balconi del centro. Forse le emergenze sono altre.

 

I resti di Carlo Maria D’Alessandro
Il primo cittadino di Cassino, Carlo Maria D’Alessandro, nostro affezionato lettore (rilegge più volte le note del Conte della Selvotta al pari del devotissimo a san Benedetto il presidente d’aula Dino Secondino), si è convinto dai sagaci ragionieri comunali della bontà dei bilanci corretti dall’ex assessore Enzo Salera non parla più di dissesto. E pensa a come invertire la rotta e abbellire e rendere sicura la città. E così tenta di intimorire i presunti debitori. Ha dato l’ultimatum al gestore del teatro Manzoni. O fai i lavori al teatro o ci dai i soldi che il Comune avanza. Ed ora sotto a chi tocca.

Ma al presidente del Cosilam, Pietro Zola, si è dovuto arrendere. Il quale gli ha detto:”Cassino da due anni ci deve dare i soldi, il 30 per cento, per costruire una strada nell’area industriale. Quando paghi?” E CMD’A:”Vediamoci la prossima settimana. Mica sono Petrarcone che non ha pagato. Spettava a lui.”

 

 

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