Oslo chiama Frosinone, rispondete! (di S. Ceccarelli)

Il traffico di Frosinone paragonato con quello di Oslo: due città che più distanti non potrebbero essere. E non dalpunto di vista geografico. La capitale sarà senza auto già nel 2019. Aveva gli stessi problemi di inquinamento che oggi ha Frosinone. Ecco cosa ha fatto

di Stefano CECCARELLI

Ambientalista ossessivo-compulsivo

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Partiamo da una notizia: Oslo si appresta a diventare la prima città al mondo senza auto. Non fra venti o trent’anni, ma entro il 2019. Chissenefrega, direte voi, noi stiamo a Frosinone.

Già, è naturale, chi vive a Frosinone ha ben altro da fare che stare dietro a ciò che succede a Oslo. Anche perché la distanza che separa le due città è molto maggiore di quella misurata dalle carte geografiche. E non fa che aumentare, come due galassie che si allontanano per effetto del Big Bang.

 

Oslo e Frosinone

Non ci credete? E allora raccontiamola, questa storia della capitale della Norvegia che ha dichiarato guerra alle automobili.

Prima di soppesare le differenze, cominciamo però con un’analogia con il capoluogo ciociaro: anche Oslo, come la zona bassa di Frosinone, si è sviluppata in una sorta di catino circondato da alture, condizione che come è noto favorisce l’accumulo di polveri sottili e altri inquinanti in atmosfera, specialmente nelle giornate invernali caratterizzate dall’alta pressione.

Bene, anzi male. Oslo, abbiamo un problema, devono essersi detto i suoi abitanti. E se c’è un problema, bisogna risolverlo aggredendo le sue cause. Così ragionano quelli di Oslo. Strano questo modo di pensare, vero? E sì, perché a noi invece piace girarci intorno ai problemi, cercare scuse, fare ammuina. È più facile, persino divertente. Del resto, con le chiacchiere si vincono anche le elezioni, almeno finché il problema interessa – appunto – “a chiacchiere”.

Ma torniamo a Oslo: insomma, perché prendersela così tanto con le macchine? Forse il parco auto norvegese è in media più vecchio e inquinante del nostro? Tutt’altro: il paese dei fiordi è quello con la più alta percentuale al mondo di penetrazione di auto elettriche: parliamo del 40% a fronte dello zero virgola qualcosa italiano. Non esattamente bruscolini.

 

Via i parcheggi

E allora qualcosa non quadra: deve esserci dell’altro a spingere la municipalità di Oslo a una lotta senza quartiere contro le machene, le nostre amate protesi a quattro ruote. Io qualche idea ce l’ho. Ne butto lì una manciata, giusto per vedere l’effetto che fa: si chiamano ‘qualità della vita’, ‘riappropriazione degli spazi urbani’, ‘sviluppo della mobilità dolce’, ‘decarbonizzazione’.

Che fate, storcete la bocca? Vi sembra il solito predicozzo di un ambientalista sfigato? Pensatela come volete; lasciate però che vi dica un’ultima cosa su Oslo, poi – lo giuro – non ne parlo più. Sapete qual è la strategia scelta dall’amministrazione cittadina per impedire l’accesso delle auto in centro? Semplice: quella di ridurre drasticamente i parcheggi.

Ecco: l’ho detto. Ora crocefiggetemi pure. Ridurre i parcheggi, che eresia! Eppure lo sanno anche i bambini: “a Frosinone le pedonalizzazioni non si possono fare perché mancano i parcheggi”. Da sempre è così. Sono stato consigliere comunale nei primi anni novanta, e me lo ricordo bene. Da sempre i frusinati si sgolano per chiedere più parcheggi al Comune. Perché mai dovrebbero cambiare un’idea così radicata da essersi inscritta nel loro DNA?

Beh, provo a spiegarlo cosi: le api vanno al miele; dunque, se vogliamo impedire che ci vadano, dobbiamo togliere il miele. Non basta nasconderlo, perché prima o poi le api lo trovano. Ergo, bisogna proprio eliminarlo.

 

Il caso via Aldo Moro

Guardiamo come è ridotta via Aldo Moro, il cuore pulsante della città, il nuovo struscio dopo l’eclissi, ahimè, di quello “in provincia” dei bei tempi andati. Perennemente intasata dalle auto. Il sabato sera, poi, è un delirio. Non aggiungo dettagli, perché chi c’è stato sa di cosa sto parlando.

Ebbene, in questo scenario che dovrebbe farci vergognare, accade che proprio nel punto in cui la congestione è massima, dove prima c’era una filiale di banca viene aperto un nuovo nucleo commerciale. Ma accade anche che, a inaugurazione terminata, viene consentita la sosta delle auto nel piazzale antistante i negozi. Una cosa folle, demenziale; una decisione che definire di retroguardia equivale a un complimento.

Per accedere a questo nuovo parcheggio e uscirne, le auto devono attraversare il marciapiede frequentato da frotte di pedoni, fra cui gli adolescenti e i giovani che presto andranno via dalla città alla ricerca di lidi più accoglienti. Risultato? La congestione (e con essa lo smog) aumenta ancora di più (lo ammetto, non pensavo fosse possibile), propagandosi per chilometri in tutte le direzioni.

Naturalmente, questo nuovo parcheggio non è nient’altro che la classica goccia che fa traboccare il vaso: via Aldo Moro è stracolma di posti auto, da quelli su entrambi i lati della carreggiata (altri quattro metri buoni rubati al passeggio) a quelli nascosti nelle decine di accessi posti sulle vie e viuzze laterali, per finire con il parcheggio della stazione di valle dell’ascensore inclinato. Tutti spazi che necessariamente richiedono il transito su via Aldo Moro per giungervi e poi per andarsene.

 

Il coraggio che manca

Insomma, questa è Frosinone: sempre a un passo dal paradiso del calcio e sempre più vicina all’inferno della vivibilità. Dunque, come uscire da questa situazione? Non certo con le scorciatoie, né con i by-pass come quello, ridicolo, che devia il flusso veicolare su via Veccia allo scopo di aggirare un brevissimo tratto di via Aldo Moro.

Ci vorrebbe piuttosto una dote che agli amministratori frusinati difetta, ovvero il coraggio. Il coraggio di decisioni drastiche, di lungo respiro, che sfidino l’inevitabile impopolarità iniziale, decisioni che un sindaco al secondo mandato potrebbe prendere più a cuor leggero senza giocarsi la rielezione.

Il coraggio che spinga l’amministrazione a voler ridisegnare il cuore della città, magari trasformando via Aldo Moro, commercialmente viva ma urbanisticamente amorfa, in viale Aldo Moro, gradevole alla vista, verde e pedonale.  Il coraggio e la visione di una città che ami se stessa e cerchi di riavvicinarsi all’Europa.

Sempre che, ovviamente, chi di dovere il coraggio ce l’abbia. In tal caso, per favore, batta un colpo.

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