Ottaviani dice si alle primarie per la sfida a Nicola Zingaretti

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Parla di Trasporti: e dice che per funzionare devono collegare le persone da un punto all’altro del Lazio, non solo portare gente verso Roma. Poi parla di Province: e dice che non possono essere considerate solo in base al numero degli abitanti, ma come una risorsa per la Capitale che a sua volta deve essere risorsa per loro. Parla di Sport: e ricorda la grande occasione mancata delle Olimpiadi 2024 a Roma, per i miliardi di opere che avrebbero riversato i benefici su tutto il territorio del Lazio. Nicola Ottaviani si prepara a prendere le misure alle elezioni con cui diventare governatore del Lazio.

Non lo dice. Ma emerge con chiarezza per tutta la puntata di A Porte Aperte andata in onda giovedì sera su Teleuniverso. Il suo nome a Roma circola (leggi qui ‘Ottaviani anti Zingaretti, ipotesi bis per una corsa a governatore’), ne parlano da mesi (leggi qui l’rticolo di marzo 2017). La vittoria alle Comunali ha rilanciato le azioni.

Anche per questo, nel salotto di A Porte Aperte Nicola Ottaviani non ha parlato mai da sindaco di Frosinone. Ma da trionfatore delle elezioni Comunali, il campione di amministrazione che ha ridotto in polvere un centrosinistra che era in macerie già prima di iniziare la sfida, l’unico sindaco di capoluogo rieletto al primo turno due settimane fa. L’unico capace di poter sfidare Nicola Zingaretti potendo mettere sul piatto un elenco sterminato di opere sbloccate, cantieri aperti e completati, problemi risolti. Mentre, nello stesso periodo, la Regione Lazio riusciva appena a sfogliare le carte. Un esempio su tutti: la frana sul viadotto Biondi: la Regione in quattro anni non ha messo nemmeno un pilastro, lui in quattro mesi ha realizzato il ponte sul quale in poche settimane sono passate oltre mezzo milione di macchine. La sfida al centrosinistra sarà su questo terreno.

C’è un altro pretendente. La sfida al Movimento 5 Stelle sarà sull’efficienza, la capacità di assumersi la responsabilità delle scelte, pur di realizzare le cose. Così Ottaviani parla delle Olimpiadi, delle grandi occasioni mancate dalla capitale, dello stadio da Serie A che lui ha saputo realizzare senza scaldali, senza sbavature amministrative, entro i tempi stabiliti o poco più.

Sfida i grillini sul loro terreno: «La politica ha la colpa di avere determinato disastri non selezionando più la classe dirigente». Lui è un politico? «Un amministratore con solide basi politiche». Quali? Il giro di parole è degno di Laocoonte quando tentava di liberarsi dall’anguilla: «La grande scuola di formazione del movimento giovanile che faceva riferimento ai principi etici, morali e amministrativi di don Luigi Sturzo». L’espressione Democrazia Cristiana non la pronuncerà mai per tutta la puntata.

Ma si candida o no a governatore della Regione, se Berlusconi glielo chiede? «Ho di fronte molti impegni presi con la città». E se gli chiedono di misurarsi alle Primarie con cui scegliere il candidato? Dopo otto minuti di assedio, alle 21.50 di giovedì sera, poco prima del lancio della pubblicità Nicola Ottaviani fa la prima ammissione: è «disposto a partecipare alle primarie con cui scegliere il candidato del centrodestra alle prossime elezioni Regionali. Ma a patto che siano primarie aperte, come quelle delle comunali di Frosinone».

Nel suo linguaggio è un sì. Ma non per mettersi un pennacchio o una feluca da ambasciatore. Ma per rivoluzionare: il Partito e la Politica.

Sabato, durante il confronto con gli amministratori di Forza Italia convocato a Fiuggi da Antonio Tajani andrà a dire proprio questo, Nicola Ottaviani. Che non è più possibile sperare di combattere i populismi con le armi usate fino ad oggi. «Per quella politica non c’è più spazio».

La visione politica che traccia è chiara. In sostanza dice che «questa legge elettorale imporrà a Matteo Renzi e Silvio Berlusconi di mettersi insieme per governare. Ma non sarà un governo di solidarietà nazionale, nel quale ci si mette insieme per il bene del Paese, nonostante le profonde differenze. Ma sarà un patto consociativo, basato sulle aree di potere che ci si divide. Insieme si sarà costretti a mettere mano ad una nuova manovra finanziaria ‘lacrime e sangue’, che imporrà nuovi grandi sacrifici al Paese. E il patto Berlusconi – Renzi non potrà durare più di due anni. Allora si tornerà alle urne, consegnando il Paese ai populismi del Cinque Stelle.

Ma Nicola Ottaviani ha anche una rotta che conduce a quella che ritiene l’unica via d’uscita possibile. «Rompere lo schema, affidare il Paese a chi sa amministrarlo, dal basso. Rimettendolo in moto, in maniera concreta, grazie a gente di provata esperienza. Con la quale annientare il nulla amministrativo messo in campo dal Cinque Stelle a Roma e Torino».

Ormai, non parla da sindaco di Frosinone. Lo scenario che Nicola Ottaviani vede è un altro. Anche se lui dice di no.

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