Ottaviani al Governo: «Carta canta, il contratto è registrato e ora mi dovete 18 milioni»

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Dopo la porta in faccia, i sindaci si preparano all'azione giudiziaria contro il governo. Con il blocco dei fondi Renzi per le periferie urbane, a Frosinone saltano 28 milioni di lavori. Ottaviani a Montecitorio: «Il contratto è registrato alla Corte dei Conti, ormai non potete più annullarlo»

Il siluro verso il governo gialloverde parte dalla santabarbara di Nicola Ottaviani, sindaco di Frosinone appena alleggerito di 28 milioni di euro. «Insieme agli altri sindaci italiani coinvolti in questa storia stiamo valutando i termini di un ricorso: è la prima volta dal 1948 che lo Stato cancella un accordo tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed i Comuni dopo la registrazione alla Corte dei Conti, cioè dopo che è diventato un contratto a tutti gli effetti».

 

I fondi congelati

I 28 milioni saltati a Frosinone sono in realtà 18 a carico dello Stato più altri 10 di finanziamenti privati già concessi da Ferrovie dello Stato, Conferenza Episcopale Italiana, Diocesi di Frosinone.

I diciotto milioni fanno parte dello stanziamento di 2 miliardi di euro previsti dalla legge Renzi per riqualificare le periferie urbane delle città.

Il nuovo governo gialloverde li ha congelati fino al 2020. È la conseguenza di una sentenza della Corte Costituzionale: ha dichiarato l’incostituzionalità del bando varato dal governo Renzi. In pratica, non erano stati stanziati i fondi in misura sufficiente a garantire la copertura di tutti i progetti.

I soldi ci sono soltanto per i primi 24 progetti.

 

Carta canta

Per Nicola Ottaviani però si tratta solo dell’interpretazione data dall’attuale maggioranza di governo. I fondi non ci sono? Vanno trovati. Perché? «Nel momento in cui un contratto viene registrato dalla Corte dei Conti ha forza di legge tra le parti: lo prevede l’articolo 1321 e seguenti del Codice Civile. Ora lo Stato è obbligato a rispettare quel contratto, altrimenti si espone ai ricorsi». 

Nel corso dell’incontro avvenuto ieri alla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, gli interlocutori di Ottaviani hanno fatto spallucce: «Prendetevela con Renzi, l’errore lo ha fatto lui».

È stato a quel punto che il sindaco di Frosinone ha iniziato a perdere la pazienza. «Se pensate di fare un dispetto a Renzi è il caso che vi leggiate la graduatoria: i 24 Comuni che avete salvato dai tagli sono tutti governati dal Pd: è a noi che state fregando, noi che abbiamo chiesto i voti grazie ai quali questo governo è potuto nascere».

 

Il colpo alla credibilità

I sindaci a questo punto hanno posto la questione sul piano politico. Mettendo in evidenza due aspetti.

Il primo. Tagliando i fondi si determinerà lo spreco di circa 400 milioni di euro. Sono i soldi stanziati per le progettazioni. E che dovranno essere tirati fuori in ogni caso.

Il secondo. Viene dato un segnale negativo ai mercati. Perché «annullare un contratto già registrato significa dire agli investitori stranieri che in qualsiasi momento lo Stato può ripensarci e rimangiarsi i patti. In pratica significa annullare il Diritto» ha detto Nicola Ottaviani.

 

28 milioni per 6 progetti

Il Comune di Frosinone aveva già messo a punto 6 progetti, per un finanziamento complessivo di 28 milioni: 18 dello Stato e 10 provati.

Nell’elenco c’è la serie di interventi con cui trasformare in modo totale l’area di fronte alla stazione Ferroviaria. C’è la riqualificazione del terreno Eni con la realizzazione del collegamento diretto e dei parcheggi fino alla stazione. Inoltre, la ristrutturazione delle palazzine di fronte alla stazione in piazzale Kambo. Il rifacimento dell’intera area pedonale e dell’area verde circostante. La realizzazione della nuova scuola elementare a Colle Timio. Il raddoppio del Centro Sociale di Corso Lazio;